Come si costruisce il successo


di Ella May

 La stella di pietra

Per LM ho avuto il piacere di intervistare uno dei più importanti romanzieri made in Italy dei nostri giorni: Marco Buticchi, in uscita per Longanesi con “La Stella di Pietra”. Colgo l’occasione per rinnovare all’autore i miei più sentiti ringraziamenti, sia per la squisita disponibilità che mi ha dimostrato, che per la schiettezza e l’ironia con cui ha partecipato, raccontandoci non soltanto del suo lavoro e della sua ultima fatica, ma anche di se stesso. 

 

 

1) Figlio di Albino Buticchi, di professione “petroliere”: lei aveva 15 anni quando suo padre diventò presidente del Milan nel 1972, carica che ha ricoperto fino al 1975. Condivide la passione di suo padre per il calcio? Ci racconta la partita più bella a cui ha assistito assieme a lui?

 

Papà divenne maggiore azionista del Milan assai prima della data della sua presidenza. Credo nel 1968. 

Ho assistito a partite memorabili (una per tutte la vittoria della Coppa della Coppe a Salonicco) ma, come spesso accade nello sport, anche a sonore batoste. Amo il Milan, ma sono abbastanza distante da questo “calcio moderno”. Quegli anni erano anni di grandi tensioni sociali. Non li ricordo con particolare piacere. Rampollo di una famiglia in vista, subii tre tentativi di rapimento nell’arco di pochi mesi e fui costretto a terminare i miei studi all’estero. E, per un ragazzo, certi avvenimenti lasciano il segno.

 

2) Laurea in Economia e Commercio, poi “trader petrolifero” in giro per il mondo: percorso logico, quasi scontato. Viene dai molti viaggi di lavoro la sua passione per l’avventura?

 

Fa molto “scrittore figo” rispondere che l’avventura è maturata durante i viaggi. Ma credo si debba diffidare di chi lo afferma: il viaggio, per lavoro o per diletto, “infarina”, regala sensazioni, sapori, colori. Se si vuole “scrivere” (e non descrivere) un luogo, bisogna sedersi a tavolino e studiarlo. Non vi ricorda nessuno? Un sedicente capitano di lungo corso che non si è quasi mai allontanato dal suo studio, ma che ci ha regalato mirabili pagine d’avventura. Mi riferisco a Emilio Salgari. PP ButicchiForse i suoi scritti hanno fatto maturare in me il desiderio di scrivere d’avventura. (Non a caso Marco Buticchi ha vinto il premio Salgari nel 2012 con il romanzo “La Voce del Destino”, ndr.)

 

3) Da “trader petrolifero” (ma poi cosa fa, di preciso, un “trader petrolifero”) ad autore di romanzi d’avventura: come è stata accolta dalla famiglia Buticchi la sua passione per la scrittura? 

 

Trader è colui il quale compra o vende navi piene di petrolio e derivati sui vari mercati mondiali. La passione per lo scrivere non è mai stata ostacolata in famiglia. Anzi, spesso mio padre mi raccontava episodi della sua vita – e immaginate un pilota di formula uno, che si è fatto da solo e a 45 anni è diventato presidente di una tra le più blasonate squadre di calcio al mondo, quante ne aveva da raccontare – forse perché voleva “lasciare memoria”. Scrivere però questioni di famiglia è una cosa che mi risulta assai difficile. Ma un giorno, forse, vincerò anche questa paura.

 

4) La Liguria: cos’è per Marco Buticchi?

 

La Liguria è sempre stato il “buen retiro”, il posto dove sentirsi a casa, quello dove disfare le valigie quando si rientra da un viaggio. È diventato il luogo dove mettere su famiglia.cuoco buticchi

 

5) Proprietario di un albergo e di uno stabilimento balneare (Lido di Lerici) presso il quale nei mesi estivi riveste anche il ruolo di bagnino. Ho letto da qualche parte che è proprio durante le veglie in torretta che elabora le idee per i suoi romanzi. Come mai proprio questo, tra tutti i lavori possibili?

 

Quello è il mio lavoro e non è meno onorevole di altri. E, dato che certe imprese prosperano solo per l’assidua presenza dei titolari, avere sott’occhio la mia azienda e le molte persone che la frequentano ha dato negli anni buoni risultati.

A dire la verità la “torretta” dell’assistente bagnanti è oggi da me meno frequentata che in passato e per fortuna: gli anni avanzano e il bagnino canuto è una figura grottesca e ‘panarelliana’.

 

6) Veniamo al dunque: Marco Buticchi scrittore. Quale bisogno soddisfa per lei la scrittura? C’è qualcosa che la annoia quando scrive? E c’è qualcosa nella scrittura di cui non riuscirebbe mai a fare a meno?

 

Non c’è noia nella scrittura, altrimenti non si scriverebbe. E la parte di cui non riuscirei a fare a meno è lo scrivere.

 

7) Chi è Sara Terracini? Ce la può raccontare attraverso i suoi occhi di “creatore”? E Oswald Breil? (Due tra i più noti personaggi partoriti dalla prolifica mente di Marco Buticchi, ndr.)

 

Sara Terracini è una bella donna e, come molte belle donne, è anche intelligente. Sulla sua strada ha incontrato Oswald Breil, l’antieroe: un nano capace, dopo essere stato a capo del Paese polveriera del mondo (Israele), di risolvere le magagne del mondo con coraggio e sprezzo del pericolo.

 

8) Lei è sempre stato affascinato dalla storia, dalle migliaia di coincidenze che hanno spesso il sapore del mistero, dell’intrigo, del destino… In effetti i suoi romanzi ne sono intrisi. Uscendo dai libri e dal mondo della fantasia, cos’è davvero il mistero? E le coincidenze sono il frutto di un caos casuale oppure sono i segni tangibili di un disegno invisibile nella sua interezza?

 

Le rispondo come spesso risponde Oswald Breil in queste occasioni: “Le coincidenze, signorina, nel mio lavoro, non esistono”.

 

9) Tra tutti i suoi romanzi, qual è stato il più difficile da scrivere e perché? E quello a cui si sente più legato?buticchi occhiali

 

Sono tutti “figli” miei e li amo tutti allo stesso modo. Scrivere è un lavoro e come tale implica una serie di difficoltà da superare.

 

10) Il suo ultimo romanzo, in uscita proprio in questi giorni per la Longanesi, si intitola “La Stella di Pietra”: ci racconta com’è nato e da dove è venuto lo spunto per scriverlo?

 

Dalla postura di una statua, il più importante gruppo scultoreo dell’arte classica. Il “Laocoonte e i suoi figli”, custodito presso i Musei Vaticani… E dalla storia di un infiltrato, il primo, nelle Brigate Rosse. Quel Frate Mitra recentemente scomparso…

 

11) Ci svela qual è il vero punto di forza di questo suo ultimo lavoro? Il motivo per cui i lettori si innamoreranno ancora una volta di Marco Buticchi?

 

Sarebbe un eccesso di narcisismo risponderle. Ce lo faremo, semmai, dire da un lettore.

 

12) Lei è l’unico autore italiano attualmente incluso nella prestigiosa collana Longanesi “I Maestri dell’Avventura”: com’è condividere quest’attico con nomi quali Wilbur Smith, Patrick O’Brian e Clive Cussler? È bello il mondo visto da lassù?

 

Ancora, dopo vent’anni, mi pare un sogno, ma ho deciso di viverlo con il sorriso, prima che qualcuno mi svegli…

 

13) Qual è l’apprezzamento che ancora non ha ricevuto e che le farebbe piacere ricevere, magari proprio con “La Stella di Pietra”?

 

Ho ricevuto premi internazionali e alti riconoscimenti dalle massime autorità dello Stato. Ma anche il semplice cenno di apprezzamento da parte di un lettore regala enormi soddisfazioni.

 

14) Mi piacerebbe che fosse lei a chiudere l’intervista, nella maniera che preferisce.

 

Un consiglio… Se vi punge vaghezza di scrivere, fatelo. Non pensate a platee sconfinate che vi leggeranno. Se siete bravi verranno anche quelle. Ma lascerete comunque memoria, un bene assai prezioso ai giorni nostri.

 

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=82gzRu2qBUA

http://www.marcobuticchi.it/


 

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