Alle otto e trenta di mattina di martedì 6 giugno il sovraintendente Di Blasi entrò con fare furtivo nell’ufficio del commissario Martino che lo guardò incuriosito. Di Blasi sussurrò:
“Dottore, ci siamo. Ho avuto una spiata.”
“Di Blasi, c’è possibilità di sapere perché parli piano? Ti risulta per caso che ci sono microfoni nascosti in quest’ufficio?”
Di Blasi istintivamente si guardò intorno. Poi provò:
“Non so, dottore. Ma temere il peggio spesso lo previene.”
“Di Blasi, lascia da parte Shakespeare…” il commissario Martino ormai riconosceva a naso anche le citazioni che non conosceva, “ e dimmi cosa è successo.”
“È successo, dottore, che il figlio di mio cugino Peppino Magaudda che fa il finanziere… il figlio, non mio cugino, stamattina dottore mi ha telefonato perché ha deciso di sposarsi e vuole sapere se vado al matrimonio.
Parlando delle novità me ne ha dato una che ci interessa.
Dottore, lo sfunnapedi ha funzionato! Ieri il giudice Impallomeni ha chiesto aiuto alla Guardia di Finanza per una ricerca da effettuarsi in campagna stamattina.”
“E bravo Impallomeni! Testa fina… non ha chiesto aiuto a noi per non sputtanarsi se le cose vanno male. Possiamo contare sul figlio di tuo cugino per sapere come va a finire la ricerca?”
“Purtroppo no, dottore. Lui ha altri incarichi e non partecipa.”
“Cazzo! Sa, almeno, da dove partono?”
“Hanno appuntamento davanti al tribunale alle nove e mezza.”
“Di Blasi, ascoltami bene.
Tu hai pedinato fior di mafiosi e mai nessuno se ne è accorto. Quindi per te non dovrebbe essere un problema… senza fartene accorgere… perché se qualcuno se ne accorge facciamo una mala figura… andare dietro… naturalmente di tua iniziativa…”
“Dottore, ho capito tutto. Le chiedo ufficialmente una giornata di permesso. Credo che farò una passeggiata in campagna. La giornata mi pare adattissima.”
“Bravo Di Blasi! Permesso accordato.”
Di Blasi si avviò verso la porta.
Il commissario Martino lo fermò.
“Aspetta un momento, Di Blasi.
Posso darti un suggerimento? Se vai in campagna può essere interessante osservare gli uccelli senza troppo avvicinarti per non metterli in allarme.
Al posto tuo mi porterei un binocolo.”
Di Blasi tornò al tramonto.
“Dottore, hanno fatto il giro d’Italia in macchina. Prima a nord poi verso Siracusa, poi verso Modica, alla fine si sono fermati ad un paio di chilometri dalla casa di Gangemi. In un sentiero che partiva dalla strada per Marina di Ragusa.
A questo punto io ho proseguito, ho fermato la macchina in un posto dove non la potevano vedere e sono tornato a piedi.
Non mi sono avvicinato molto, tutto terreno pianeggiante era e se mi avvicinavo mi vedevano.
Ma io sono uno previdente. Prima ero passato da casa e mi ero messo il pantalone di velluto verde scuro e la maglietta verde, quella che ora non metto più, quella che ho comprato tanti anni fa, prima che venivano fuori quella minchia di leghisti. Così sono potuto salire sopra un piede di ficara senza che da dove erano loro mi potevano notare. Così, di sentire, poco ho sentito, ma di vedere… tutto ho visto.
C’erano il dottore Impallomeni, la Santuzza Ficarra e quattro finanzieri armati di tutto punto di vanghe, picconi, pale e cavoli vari.
Tombaroli parevano.
La Santuzza ha indicato un posto e hanno incominciato a scavare. Dopo più di un’ora che scavavano la Santuzza si è presa la testa tra le mani e ha chiuso gli occhi mentre tutti si erano fermati e la guardavano. Non ho capito bene, ero lontano, cosa si dicevano. Fatto sta che la Santuzza ha indicato un altro posto a cinquanta metri dal primo e là hanno ricominciato a scavare. Questa storia è continuata per ore… ogni tanto la Santuzza si pigliava la testa e andavano a scavare da un’altra parte.
Manco mangiato hanno.
Io invece ero capitato su un fico fiorone, che di questi tempi ha tutte le fiche mature, così me le sono mangiate, che a me piacciono pure assai.
Insomma, questa storia è andata avanti fino al tramonto. Quei campi sembravano un bombardamento della guerra mondiale.
A un certo punto ho notato che erano tutti eccitati, stavano tutti su una fossa e hanno incominciato a scavare piano. Prima hanno trovato ossa piccole e hanno cominciato a metterle in delle scatole che si erano portati. Poi hanno trovato un osso lungo, tutti contentissimi erano… col binocolo ho visto la faccia del giudice Impallomeni.
Un giudice felice, dottore!
Mentre prima era chiaro che stava male… secondo me bruciori allo stomaco deve avere… ogni tanto una pillola si pigliava…
Mano a mano che scavavano facevano pure fotografie alla fossa e un finanziere aveva cominciato a mettere un nastro giallo intorno, legato agli alberi.
Dottore, sembrava una puntata di Ciesseai, quello che fanno in televisione.
Poi un finanziere ha alzato piano in alto un osso grande… un cranio era… ma era un cranio di un cane grosso… si vedeva benissimo.
Allora tutti pazzi sono diventati… le bestemmie fino al mio fico arrivavano.
Il giudice Impallomeni ha preso a calci le scatole con le ossa… poi ha urlato che dovevano andare via… a questo punto la Santuzza ha avuto una crisi isterica, si è buttata per terra e ha cominciato ad urlare pure lei… che dovevano continuare a scavare… che quello era il posto… che lei non si era sbagliata perché là i marziani… i marziani! Dottore… là le avevano detto che si trovava il corpo di Totuccio Pellegrino!
Dottore, io guardavo col binocolo e la faccia del giudice Impallomeni, quando la Santuzza ha nominato per la prima volta i marziani, non me la scorderò mai.”
Estratto da: Giovanni Merenda, La danzatrice di Ragusa, La community di ilmiolibro.it, 2015
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E buona lettura!
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