Processo 004 – Imputato: Voci e numeri, Diego di Dio
Avete mai fatto caso quanto soggettivo sia il valore delle stelle negli alberghi?
Io non le ho contate, ma credo di essere stato sicuramente in più di mille stanze d’albergo diverse: dalle 5 stelle dell’Intercontinental di Buenos Aires alle zero stelle di piccole pensioni portoghesi.
Il migliore? Fuor di dubbio le zero stelle di Lisboa.
Il 5 stelle era perfetto, grandissimo, bellissimo. E asettico. Dopo ogni presenza, la stanza viene ripulita e ogni possibile traccia di vita precedente espulsa.
A Lisboa avevo anche un’indimenticabile compagnia, ma le storie che si respiravano entrando nella camera erano già di per sé una presenza che non ti avrebbe lasciato solo. La stanza era pregna della presenza di altre persone, altre coppie che negli anni avevano speso poche ore o molti giorni tra quelle mura.
A volte però la presenza di chi è stato nella stanza si respira troppo, e non è precisamente profumo francese: fumo, aglio (soprattutto in Cina) o presenze fisiche in forma di lucidi scarafaggi non rendono indimenticabile il soggiorno.
Diego ci porta in una stanza di medio livello: un luogo piacevole dove sostare, ma che non lascia dietro quel “più” che rende il tutto speciale.
Trama
Siamo nel mondo del paranormale, manifesto nella paranoia di un povero pensionante che comincia a sentire voci strane, non appena entra nella sua stanza d’albergo.
Ho detto voci? In realtà non sono sicuro che siano voci. Il nostro “attore non protagonista” sente una presenza, un qualcosa di indefinito.
Cosa esso sia, lo decide il lettore. Qualunque cosa sia, porta rapidamente il nostro attore a un passo dalla follia, per poi, fatalmente, ucciderlo.
L’ho definito attore non protagonista perché il “leading character” è niente meno che lo spirito della stanza, che parla a noi in prima persona e ci racconta tutte le marachelle fatte nel passato.
La stanza raccontata da Diego ha un suo profumo, purtroppo non riesce a essere quello di vite vissute ma più semplicemente di deodorante ambientale.
Forma
Il racconto è in prima persona, raccontato dalla stanza che si diverte a far ammattire l’ospite pagante.
La forma è semplice, diretta: ben si addice a una ragazzina che racconta delle sue marachelle, delle prime uscite con i ragazzi a cui fa girare testa e ormoni, e che quando sono belli carichi se ne va a casa con le amiche. A mio parere, una scelta perfetta.
La storia si dipana tra l’horror e il grottesco. A mio avviso, manca un po’ d’ironia e fors’anche un pelino di “splatter” (mai avrei pensato di dirlo) per rendere il tutto ancora più surreale e attrarre il cliente.
A guidare le storie della stanza sono i cambiamenti di numero che la stanza stessa subisce. E questo non mi piace, per due motivi:
- Non è necessario al racconto: la stanza poteva benissimo narrare di episodi singoli senza che ci fossero motivi particolari per scatenarli;
- Vengono usati i numeri delle stanze come “luogo comune”: il 69 guardone, il 666 diabolico (ci sarebbe da dire che se sia veramente quello o no c’è un dibattito aperto ma, appunto, qui i numeri sono usati come luogo comune).
Piccoli errori di battitura qui e là sono perdonabili e dunque non andranno a influire sul giudizio.
Verdetto
Voci e Numeri vuole essere un horror in salsa d’hotel. Purtroppo manca, seppur di poco, il bersaglio. Allo stesso tempo manca anche l’essere grottesco, la risata liberatoria.
Il verdetto è di condanna. Lieve, ma condanna.
Un appunto importante: Diego mi ha inviato anche un altro racconto, che purtroppo non può essere pubblicato, e che avrebbe invece superato la prova. Questo per dire che il giudizio non è contro l’autore e che un racconto imperfetto capita a tutti.
Con Affetto
IK
- Per l’ultima volta - 19 Aprile 2014
- Gita Aziendale “Rondellificio Manichelli S.p.A” - 14 Aprile 2014
- Città nera – Giorno 1 - 7 Aprile 2014
Ah ah, quella sì che sarà una bella esperienza.
Intanto grazie per il tuo commento. Sono contento tu abbia capito perché ci ho messo tanto a giudicarti.
Sto pensando di dare un mio racconto in pasto ai lettori… Vedremo, vedremo…
A presto,
Con Affetto
IK
Ottimo modo di porti, Dieguito.
Il mio consiglio è di prestare attenzione più alle critiche (quelle costruttive, non quelle date tanto per scrivere o dire qualcosa) che alle lodi spropositate. Alla fine posizionati sempre nel mezzo (tra il negativo ed il positivo) perché è più o meno lì che di solito ci si trova davvero.
Bé, dai mi aspettavo di peggio. Condanna lieve mi sta bene. E la cosa che mi sta bene, soprattutto, è il tuo giudizio argomentato: non hai fatto una lettura superficiale, ma l'hai capito, l'hai studiato, l'hai sentito. Poi giudicato male, ma poco importa. Bella esperienza ;-P
Mi rifarò presto…e sarai miooo!!!!