Il Casalese
Quando la censura assomiglia all’inquisizione
Lunedì 28 Maggio ero, come di abitudine, al salotto letterario di Manlio e Livia Santanelli (vedi Quintadicopertina.org), ospite della serata Nico Pirozzi, direttore editoriale della collana Fatti e misfatti di cui fa parte il libro “Il Casalese” edito da CentoAutori; c’erano anche Arnaldo Capezzuto, uno dei nove autori del libro inchiesta, e l’editore Pietro Valente.
Non è del libro in sé che voglio parlarvi, questa non è una recensione, ma di un suo aspetto quanto meno inquietante.
In questi giorni, per un motivo e per un altro, mi torna alla mente questa frase attribuita a Voltaire: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire»; invece noto che non passa occasione per la quale qualcuno non metta da qualche parte un veto, un sigillo, un bavaglio… un colpo di pistola.
Ecco il fatto: “Il Casalese” è un libro scritto a più mani da giornalisti napoletani che, in modo del tutto oggettivo, hanno scritto una biografia non autorizzata di Nicola Cosentino (detto Nick ‘o ‘mericano), che per lungo tempo è stato uno dei politici campani più potenti. Il libro è uno spaccato della storia della regione Campania, ma che si estende all’intera Italia, considerato che Cosentino ha fatto parte del Governo Berlusconi e che i suoi affari attraversano l’intera penisola.
Che cosa è accaduto, allora? È accaduto che è stato richiesto un sequestro del libro con distruzione immediata di tutte le copie in vendita; equivalente a un rogo di libri come quelli che si vedevano nel periodo dell’inquisizione di qualche centinaio di anni fa o, più recentemente, sotto il regime nazista. E qui l’articolo potrebbe terminare perché la vostra indignazione contro quest’attacco alla libertà di stampa dovrebbe essere al massimo. Invece andiamo avanti, perché voglio darvi maggiori informazioni per il vostro tam-tam mediatico.
Oltre al rogo del libro, gli avvocati di Cosentino hanno richiesto un risarcimento per un milione e duecentomila euro per danni, e quando Pietro Valente (CentoAutori) ha chiesto di vedere gli atti che hanno portato alla salatissima multa, gli hanno consegnato un grosso fascicolo al quale – ma tu guarda che sfortuna! – mancavano proprio le quattro pagine relative alle motivazioni per le quali era stata emessa la multa.
A questo punto viene da chiedersi che cosa mai abbiano scritto i nove autori di così grave, che personali giudizi avranno espresso, quali orrende bugie abbiano raccontato e romanzato. Leggendo il libro, con occhio critico, ho però assistito a una riproduzione oggettiva dei fatti, così come esposti dalla magistratura, dall’anagrafe e dalle associazioni tra nomi della famiglia Cosentino e aziende potenti come l’immobiliare 6C o la Aversana Petroli o la IP Serive. C’è da dire che “Il Casalese” non è nemmeno politicamente schierato poiché sia i suoi autori, che le vicende narrate, sono politicamente trasversali coinvolgendo il PDL come il PD.
Gli autori hanno solo messo ordine alle notizie, alle indagini e allo storia della crescita economica della famiglia Cosentino (di Casal Di Principe, Caserta) e della repentina ascesa politica del suo portabandiera Nicola. Un lavoro di nove giornalisti radicati nel territorio e che da sempre si sono accorti di quanto fosse difficile parlare di Cosentino. Il loro lavoro ne “Il Casalese” è consistito nel prendere notizie certificate e collegarle tra loro in modo razionale, per delineare in modo chiaro il quadro corrotto della politica italiana.
La questione è così trasversale che quando Manlio Santanelli ha chiesto al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) di ospitare la presentazione del libro, così come è accaduto per molti altri titoli, si è sentito rispondere, tramite l’email di un ignoto impiegato del Comune di Napoli in cui si leggeva che non era possibile presentarlo poiché non aveva né valenza letteraria né (udite udite) valenza sociale! Ora, se è vero che i gusti sono gusti e che il livello letterario si presta a un giudizio di valore, la valenza sociale di un libro che ha scosso la magistratura e la politica, tanto da chiederne il sequestro e distruzione, è così grande da risultare davvero imbarazzante. Questo accade quando quando una piccola casa editrice si scontra contro i poteri forti.
“Il Casalese” è un libro contro la cattiva politica che deturpa come un cancro il nostro Paese. Non è solo un fatto campano, né è un fatto del Sud Italia, è una brutta faccenda che riguarda l’intera Italia.
Pietro Valente, il coraggioso editore, prima con tono quasi sommesso ma via via più audace, mosso dalla passione che lo contraddistingue, a un certo punto dice: «Ho scelto di pubblicare questo libro perché ognuno di noi deve dare un piccolo contributo per migliorare il futuro dei nostri figli e per creare una coscienza sociale più pulita». Quest’articolo e la protesta che sta montando sul web, nascono proprio per difendere a spada tratta la libertà di stampa e dare forza alla speranza di una società migliore. Questo perché un libro, a prescindere dal contenuto, non dovrebbe mai morire sotto gli artigli di una censura cieca, d’altro canto se abbiamo mantenute intatte le copie di un libro come il “Mein Kampf”, scritto da Hitler per esporre il suo (folle) programma nazista, come possiamo pensare di bruciare un libro che racconta di come la politica e la malavita vadano molto spesso (troppo spesso) a braccetto, inquinando aziende, affogando territori e speranze di un intero paese.
Il Casalese
CentoAutori
15,20 euro
Per chi abbia voglia di approfondire
Repubblica, Verso l’ultima copia de Il Casalese
Il Fatto, I Cosentino vogliono far sequestrare e distruggere le copie de ‘Il Casalese’
Il Mattino, c’erano degli articoli ma appaiono tutti rimossi (vedi Google)
Campania notizie, Il Casalese, declamazione collettiva contro la censura
Da Google News, ultime notizie relative a “Il Casalese”
- Giorgia chi? (primi tre giorni) - 12 Maggio 2014
- “Senza nome”, una bella lettura: consigliato! - 2 Aprile 2013
- Canapa di Raffaele Abbate - 18 Novembre 2012
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