Processo 005 – Imputato: Preciso, Lorenzo Coltellacci
Di lavoro io faccio il progettista, macchine per fare ponti. Quando cerco di spiegare di cosa si tratta, la maggior parte della gente mi guarda stupito e dice: “Ma che roba! Deve essere complicatissimo”. In realtà è come giocare a Lego da grandi.
Un progetto si sviluppa in due fasi, distinte ma complementari.
La prima fase è quella dell’ideazione: bisogna trovare l’idea giusta, la soluzione che risolva il problema. È la fase più divertente (per me): il tempo lo si passa davanti a fogli bianchi, a fare schizzi sopra la planimetria del ponte, a camminare per la stanza pensando senza vedere o sentire nessuno.
Dopo il parto, inizia la fase due: rendere il progetto fattibile. Qui si calcola, si disegna, si mettono travi e bulloni, perni e catene. È bene ricordarlo: il tutto deve essere assolutamente semplice. Scorrere in modo lineare, niente intoppi. Un intoppo e la macchina cade. E son dolori.
Il segreto? Dopo la prima fase di ideazione, quando la macchina è abbozzata e l’idea su carta, la prima cosa da fare è pensare e risolvere subito i dettagli. Lasciate perdere il calcolo fine, la lima, il diametro della ruota: quelle cose si calcolano e funzionano. Il dettaglio, se non lo risolvi subito, te lo trovi alla fine e magari ti tocca cambiare il tutto proprio perché il dettaglio non va.
Dicevo che le due fasi sono complementari: una buona idea con un realizzazione deficitaria non funziona, e una cattiva idea non sarà sollevata nemmeno da una realizzazione da 10 e Lode.
Non lo nascondo: tutto questo mi aiuta molto nello scrivere, nel capire chi scrive e nel giudicare lo scritto.
Lorenzo, nel suo Preciso, ha svolto bene la prima parte, ma si è perso (tanto) nella seconda.
Trama
Thriller/noir/horror: un uomo si sveglia legato su un lettino. Probabilmente è stato drogato.
Impara a conoscere la realtà circostante, scopre che ha qualcosa attorno alla faccia e dopo pochi minuti si rende anche conto di chi lo ha catturato: le sue ultime vittime.
Ha pescato un pesce troppo grosso, e adesso gli tocca di pagare pegno.
La scena è piena di tutto quello che ci si aspetta (e questo è un limite): il boss che parla con accento russo, i guardaspalle che puzzano di vodka, il magazzino vuoto.
Ma la punizione a cui viene sottoposto il nostro truffatore, beh, un’idea degna de “I Fetenti”.
Forma
Il racconto è in prima persona, raccontato dal protagonista legato sul lettino. In teoria, la soluzione migliore. In pratica però è giocata male. Ci sono troppe cose che non vanno:
- Il tono: se il nostro è uno dal giro grande, sa cosa lo aspetta, e allora sembra fin troppo concitato. Se è uno che conta poco allora è troppo calmo;
- Troppi dettagli: in ogni modo, uno legato su un tavolino, in un magazzino, alla mercè di chissà chi, dubito si perda nei suoi pensieri ad elencare i dettagli in questo modo;
- Inutilità dei dettagli: ci serve sapere che è legato con cinghie “forse di cuoio”? o il tavolo, inclinato di 60° gradi? una persona comune non saprebbe valutare l’angolo di inclinazione.
- Imperfezioni: ci sono cose descritte che il nostro non può vedere. È un errore comune: si vuole descrivere tutta la scena, ma se è in prima persona bisogna descrivere solo quello che il nostro riesce a vedere. Un esempio è quando “vede le cinghie che lo legano”. Ma con la tavola presumibilmente appoggiata direttamente alla faccia, non riuscirebbe a vedersi le cinghie strette intorno al corpo. La tavola blocca la visuale. Altro caso: il cattivo che gli tira la sberla non è verosimile, non c’è abbastanza spazio tra la tavola sul viso e il corpo perché il braccio teso possa passare e schiaffeggiare.
- Luoghi comuni: passi il boss che parla con quella cadenza che tutti prendiamo per russo, ma i guardaspalle che puzzano di vodka no, dai! Le guardie del corpo di un super boss di questi tempi devono essere più in forma di un marine, all’erta e pronte. Quindi, niente alcool né droghe..
Verdetto
Preciso è un’idea: la punizione. Se valutassimo solo quella, sarebbe ben promosso. La realizzazione però ha bisogno di molto più lavoro, di più attenzione. E paradossalmente di meno dettagli.
Quindi il verdetto è di Condanna. E la punizione è la lettura di La Promessa di Dürrenmatt.
E soprattutto mantenere queste idee. Prima o poi, la pietra grezza finirà tagliata e lucidata in modo perfetto.
Con Affetto
IK
httpv://www.youtube.com/watch?v=i1gaOPOtuAc&NR=1
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Lorenzo, grazie mille del tuo commento!
Ti avviso sin d'ora di una cosa: a breve, sarai tu a potermi giudicare: InkKiller ha deciso di scendere in campo da imputato!
A presto allora!
Innanzitutto grazie per avermi giudicato. Sono appena tornato da una giornata a scuola non poco stressante ma accetto pienamente la condanna e su alcuni mi trovi d'accordo (su altri un pochino meno).
Innanzitutto l'errore dello schiaffo e delle cinghie sono veramente scemi. Come ho fatto a non rendermene conto non lo so. E ti ringrazio per avermi corretto. Errore mio.
Sul fiato che puzza di vodka degli scagnozzi… beh, come dici tu può sembrare banale ma, sinceramente, volevo creare una certa "ironia", qualcosa che sapesse di "già visto" e che quindi facesse un po' sorridere. Ma forse potevo anche non metterlo. Errore più mio che tuo.
Sullo stato emozionale del malcapitato… Diciamo che io me lo immaginavo come un giovane ragazzo, una specie di Di Caprio, che non è proprio solito fare cose del genere ma che in ogni caso riesce ad avere un certo sangue freddo. Quindi in una situazione del genere non si sarebbe agitato troppo ma nemmeno avrebbe capito subito cosa era successo e non sarebbe rimasto troppo freddo. Tipo appunto Di Caprio nel film The departed. Guardalo. Quindi qui forse è più errore tuo che mio.
Anche sui troppi dettagli hai ragione. A volte però piace perdermi in cose del genere… Mi piace inculcare bene la mia idea nella mente del lettore. Errore mio.
In compenso però sono contento che l'idea ti sia piaciuta. E consapevole del fatto che devo ancora migliorarmi un po', cosa fattibile e che anzi sto già facendo, ti dico che ben presto mi rivedrai qui davanti al banco degli imputati, con una nuova storia intrigante e scritta bene.
Grazie
Lorenzo Coltellacci