di Ella May
Conclusasi da poco la 28° edizione del concorso per scrittori esordienti intitolato a Italo Calvino, noi di LetterMagazine vogliamo proporvi un autore giovane ma già maturo, emerso proprio grazie al celebre premio nazionale: Pier Franco Brandimarte.
Il suo romanzo, intitolato “L’Amalassunta”, ha sbaragliato la concorrenza e si è aggiudicato l’edizione 2013/2014 del PIC, per approdare nientemeno che sulle sponde della Giunti, prestigiosa casa editrice toscana sempre attenta ai nuovi talenti.
“L’Amalassunta” è un romanzo notevole, scritto da un ragazzo notevole; fin dalle prime battute dell’intervista sono rimasta spiazzata dalla cultura, dall’ironia e dalla cordialità evidenziate dal suo modo di parlare.
La storia che Pier Franco ha voluto raccontare nel suo libro gioca a fare l’equilibrista tra realtà e finzione, muovendosi con grazia ed eleganza tra riferimenti storici e immaginazione.
Con perizia da maestro ha tratteggiato la vita e l’arte di Osvaldo Licini, pittore nostrano il cui nome risulterà probabilmente sconosciuto a molti, intrecciando le vicende dell’artista con le riflessioni e l’esperienza del narratore, fino a creare un sentiero di specchi popolato da figure e tonalità inconsuete.
Come la trama oscilla tra storia e fantasia, così il testo oscilla tra prosa e poesia, tra romanzo e biografia, tra dentro e fuori. La scrittura di Brandimarte ne risulta densa, corposa, anche vischiosa, quasi chiedesse di essere più sognata che letta, parola per parola, senza correre e senza barare.
Non serve essere esperti d’arte per gustarsi questo libro, non serve aver già conosciuto l’opera del Licini per capirlo; basta immergersi tra le sue pagine e lasciarsi guidare.
1) Ciao Pier Franco, benvenuto su LetterMagazine. Siamo felici di poter percorrere con te le pagine del tuo romanzo. Tanto per cominciare te la senti d’improvvisarci una presentazione di te stesso?
Mi chiamo Pier Franco Brandimarte, sono nato in provincia di Teramo nel 1986 e vendo acidi ai fabbroferrai del parappennino.
2) Da quanto tempo ti dedichi alla scrittura e in quali forme la pratichi?
“L’Amalassunta” è il mio primo romanzo, ma scrivo da prima, scrivo anche per il teatro ad esempio, e vorrei scrivere poesie di nascosto. Arrotondo con la composizione di “frasi da epigrafe” e necrologi, un “paroliere per lapidi”, ecco. Ci lavoro assieme a un amico che vende accessori cimiteriali, usiamo perfino toni scherzosi quando è possibile. Non abbiamo il servizio di trasporto però, niente becchini. Scrivo anche frasi per biglietti d’auguri, per i compleanni, per le feste e per le ricorrenze felici.
3) Questa davvero non me l’aspettavo. Avrei voglia di farti recitare alcune di queste frasi, ma il dovere mi obbliga a non divagare troppo, perciò torniamo a noi. “L’Amalassunta”: titolo particolare per un libro particolare. Come nasce l’idea di scriverlo?
L’idea è nata quando ho scoperto Osvaldo Licini. La sua storia mi ha conquistato, così mi son messo a pensarci su e a scriverne. Ne è venuto fuori un testo basato su una “serissima invenzione”. Fantasticare e studiare sono due vie diverse ma altrettanto importanti per conoscere il mondo. Se leggi un libro, che tratti di storia o di scienza o di altro, acquisisci informazioni che prima non avevi, ma per arrivare a possedere davvero quelle nozioni devi in qualche modo immaginarle, fantasticarci sopra. Per questo ritengo che la poesia sia la via da prediligere per possedere fino in fondo l’oggetto che si vuole, di qualsiasi sostanza sia, meglio se volatile.
4) In effetti tra le tue pagine se ne trova molta di poesia. E ci si trova anche molta riflessione. È sicuramente un testo con più valenze che si muove su vari piani. Come mai hai deciso di affrontare questo percorso attraverso la vita di un pittore? E perché hai scelto proprio Osvaldo Licini?
Come avrete capito l’intenzione era quella di far denari; ho scelto quindi di trattare un artista di fama mondiale per incrementare i lettori. La verità è che tutto è successo per caso. Un giorno mi sono perso per colpa del navigatore e mi sono ritrovato a vagare per le zone del Licini; è stato così che l’ho scoperto. Mi sono messo a chiedere, a leggere, a studiare e più ne sapevo più la sua vita e il suo lavoro diventavano affascinanti: le vicende di Parigi, il ruolo di sua moglie, il rapporto con l’arte di Modigliani… Scriverne è stato il mio modo per dilatare le sensazioni di un momento, per rispondere alle mie stesse domande e per capire come mai Licini fosse qualcosa di personale. Cercando di comprendere cosa lui ha voluto significare con le sue opere ho compreso meglio quanto facevo io e cos’ero io o cosa sono, più o meno.
5) E poi hai inviato il tutto al Premio Italo Calvino. Perché questa decisione? E com’è stata la tua esperienza con quello che è ad oggi il concorso più significativo per gli esordienti?
In realtà ho spedito il libro a diverse case editrici, tra cui una dove lavora un editor che conosco. È stato lui a suggerirmi di partecipare al Calvino. Dato che pure altre persone me ne avevano parlato, ho pensato che valeva la pena provarci. Poi mi è arrivata la famosa telefonata, quella che tutti gli aspiranti al premio aspettano con ansia per mesi. Quando mi hanno chiamato per comunicarmi che il mio testo era stato selezionato tra i finalisti mi trovavo in auto e il segnale andava e veniva; ho capito comunque l’indirizzo e il giorno in cui c’era la finale. È stato bello, non so dirti esattamente l’emozione ecc. C’è stata la selezione poi, l’attesa, la dichiarazione, immaginerai.
6) Nel “manoscritto” che hai inviato al Calvino c’erano già le foto delle opere del Licini o sono state inserite successivamente?
Sono state fin dall’inizio parte integrante dell’opera.
7) Addentriamoci un attimo tra le pagine de “L’Amalassunta”: il libro è diviso in tre sezioni distinte che trattano momenti diversi della vita del pittore. Ci spieghi il motivo di questa scelta strutturale e concettuale?
La struttura è determinata dall’argomento; ho voluto dare alla narrazione una forma che riflettesse il percorso dei personaggi all’interno della storia. Possiamo dire che si tratta di un cammino che parte dalla concretezza della “Terra”, attraversa l’incertezza del “Bilico” e arriva fino alla profondità del “Cielo”. Un po’ come accade ne “La divina Commedia”, solo che in questo caso non si va verso il cielo salendo ma ci si va cadendo. È una caduta più che un’ascesa. L’opera di Licini parte dal figurativo, passa in mezzo a triangoli in equilibrio e approda alle figure volanti nello spazio. Le vicende del narratore si snodano di pari passo, cosicché i due percorsi finiscono per intersecarsi e, in un certo senso, a fondersi.
8) La voce narrante sei tu?
È un alter ego, Antonio. Sebbene non sia proprio io a raccontare c’è molto di me in queste pagine, senza dubbio.
9) Allora confessa: chi o che cos’è la tua “Amalassunta”?
Non posso darvi il suo indirizzo perché è molto riservata.
10) Rispettiamo la vostra privacy e ci asteniamo dal curiosare oltre. Almeno il più bel ricordo legato a questo libro ce lo racconti?
Ce ne sono tanti di bei ricordi, ora come ora non saprei quale scegliere. Forse uno dei momenti più intensi l’ho vissuto proprio durante la scrittura, quando cercavo di capire da che parte volesse andare il libro. Soltanto verso la fine sono riuscito a capire il centro di tutto. È stata un’avventura.
11) Prima di salutarci ti va di accennarci i tuoi progetti per il futuro? Hai già un altro lavoro sotto mano?
Avevo un testo tra le mani, però l’ho messo da parte. Avrei già pronta una raccolta di favole che mi piacerebbe pubblicare. Nel frattempo pensiamo col mio amico di darci al business dei lumini elettrici.
(Foto soggette a copyright, gentilmente concesse da Giunti Editore)
Link:
Casa editrice: http://www.giunti.it
Premio Italo Calvino: http://premiocalvino.it
Pier Franco Brandimarte: https://it-it.facebook.com/pierfranco.brandimarte
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