In tutta sincerità, l’inizio del romanzo è stato per me molto difficile, più leggevo e più mi perdevo. Non riuscivo a comprendere bene dove la storia volesse andare a parare. Dopo una trentina di pagine mi è stato chiaro che questo non era il “solito romanzo”, c’era qualcosa di diverso. Metto mano a Internet e raccolgo informazioni sull’autore; ricordavo qualcosa anche se in maniera fumosa, una cosa, però, avevo precisa in mente, un termine: postmodernismo.
Per prima cosa cerchiamo d’inquadrare l’autore, egli nasce a Leigh-on-Sea a pochi chilometri da Londra nel 1926. La sua è una famiglia di mercanti, classe media. Si specializza in lingua e letteratura inglese all’Università di Oxford, dopo di che inizia a insegnare in diversi college, prima di accettare un impiego come professore d’inglese nella lontana isola di Spetsai in Grecia, dove incontrerà la sua futura moglie Elizabeth Christy. È qui che inizia a scrivere prima poesie, per poi gettare le basi del romanzo “Il Mago”. Tuttavia il romanzo non viene subito pubblicato, siamo nel 1960, Fowles ha 34 anni, inizia a lavorare a un altro romanzo “Il collezionista”, bozza che conclude in un mese, ma tra ripensamenti e correzioni passa un altro anno. Nel 1963 “Il collezionista” viene pubblicato ed è un successo, per questo Fowles decide di ritirarsi e dedicarsi solo alla scrittura (beato lui! Che cosa darei per farlo anch’io). Nel 1965 “Il collezionista” diventa un film, viene pubblicato anche “Il Mago” (1965) basato in gran parte sulle esperienze vissute in Grecia. Nel frattempo è tornato a Londra e nel 1969 scrive “La donna del tenente francese”, romanzo derivato da un’altra sua precedente idea intitolata “The Dairy”. Successivamente scriverà altri romanzi. Una nota curiosa: anche “Il Mago” ebbe la sua versione cinematografica, ma fu un film talmente mal riuscito che Woody Allen disse che se fosse rinato avrebbe fatto le stesse scelte tranne quella di vedere “Il Mago”.
Torniamo al romanzo “La donna del tenente francese”, da cui nel 1981 ne viene tratto un film con la sceneggiatura di Harold Pinter (grande drammaturgo inglese). Come ho anticipato, Fowles può essere considerato uno dei padri del postmodernismo inglese; ora evitando di disquisire approfonditamente su quest’argomento, proverò a sintetizzarlo con una frase di Barry Lewis, tratta dal suo saggio “Kazuo Ishiguro”, egli scrive: «La narrativa postmodernista si caratterizza per il disordine temporale, il disprezzo della narrazione lineare, la commistione delle forme e la sperimentazione nel linguaggio».
Ora si spiega perché le prime trenta, quaranta pagine del romanzo mi abbiano continuamente spiazzato facendomi quasi decidere di abbandonarne la lettura. Tuttavia prima di pensare di eliminare la possibilità di aggiungere questo romanzo alla vostra personale libreria, aspettate ancora un po’ perché quello che sto per raccontarvi ha almeno il carattere di essere curioso.
I protagonisti sono Charles ed Ernestina e c’è anche un terzo incomodo, una “donna fatale”. Facciamo un passo indietro e vediamo dove ci troviamo: siamo nei pressi di Londra, in epoca vittoriana alla fine del 1800. Nulla è stato scelto a caso. Ritorniamo su Charles ed Ernestina, una classica coppia conformista, lui è speleologo e cerca fossili lungo la costa, lei appartiene a una famiglia di ricchi commercianti, timorata di Dio e con tutte le caratteristiche della tipica donna dell’epoca vittoriana. I due stanno per sposarsi, ma una mattina Charles vede, nei pressi di un mare in tempesta, una strana donna, ripudiata un po’ da tutti per via di un suo misterioso passato in cui, per quanto si racconti, è stata sedotta e abbandonata da un fantomatico tenente francese. Da qui il suo soprannome “la donna del tenente francese” da cui prende il titolo il romanzo. Il suo vero nome è Sarah Woodruff che, per vivere, è costretta a fare la governante per un’anziana signora.
Siamo nel primo capitolo, ma già si capisce che a fare di contorno alla classica storia d’amore, c’è un modus operandi alquanto strano. Infatti assistiamo a minuziose quante ironiche descrizioni del vestiario dei personaggi da due diversi punti di vista: quello dell’epoca ottocentesca e quella degli anni 60 del Novecento. Non finisce qui, infatti, oltre a questi continui riferimenti anacronistici, qualche volta nella narrazione e in veste di “comparsa” troviamo lo stesso Fowles! Ne riparliamo più avanti.
Che cosa sta cambiando nella storia del Vecchio Continente? Le certezze assolute iniziano a vacillare, ma si ha anche un senso di maggiore libertà: il “fiume della vita” può travolgerti e darti altre e sempre nuove opportunità. Lo abbiamo detto, la trama è piuttosto semplice, una classica storia d’amore d’epoca vittoriana, mentre sullo sfondo troviamo ricche famiglie e intrighi sotterranei. Ciò che però rende diverso e degno d’attenzione questo romanzo è l’impronta postmoderna del suo autore, che non solo è presente nella narrazione, ma si svela, interviene, dialoga con il lettore e si lamenta perfino di come i suoi personaggi gli stiano sfuggendo dalle mani.
La società vittoriana è pregnante d’ideali come il timor di Dio, la riservatezza, la discrezione e l’autocontrollo. A questi stessi valori è ancorato Charles prima di venire travolto dall’ambigua donna del tenente francese. La crisi di Charles è la crisi di un intero periodo storico, le certezze si frammentano, l’esistenza non segue vie precise e predeterminate, questo crea caos da un lato e senso di libertà dall’altro. Ecco perché Fowles prova a dare ai suoi personaggi la libertà che uno scrittore vittoriano non avrebbe mai osato dare e forse proprio per questo che decide di entrare nella storia, come nel capitolo 55 in cui appare come compagno di viaggio di Charles oppure nel capitolo 61 in cui lo ritroviamo a contemplare la casa di Sarah. Perfino il finale è un tentativo di disorientare il lettore e dare alla storia la possibilità di evolversi in modi diversi, infatti, sono presenti tre diverse soluzioni, forse è anche un tentativo ironico di accontentare i gusti dei diversi lettori.
Nel primo finale, che potremmo definire classico e rassicurante, infatti Charles torna da Ernestina e sposa non solo lei, ma anche la sua vita conformista e borghese.
Nel secondo finale, Charles decide di restare con Sarah, non è chiaro se si sposeranno o no, ma di sicuro Charles lascia le sicurezze di una vita prevedibile, per una vita totalmente imprevedibile, in qualche modo sceglie la libertà.
Il terzo finale ci dice che dopo alcuni anni Charles e Sarah si rincontrano a Londra nella casa di Dante Gabriel Rossetti, personaggio storico realmente vissuto. Si tratta di un pittore e poeta inglese (1828-1882) di origini italiane (il padre). Tuttavia Charles e Sarah non sono più gli stessi, pare che lei non lo ami più. Questa è una nota interessante perché si punta sull’indipendenza della donna che, nonostante un figlio, sceglie di fare a meno dell’uomo, sceglie una vita in piena autonomia. Messaggio molto forte per la fine dell’Ottocento, giustificato dal fatto che Fowles risente della ribellione femminista del suo tempo.
Tutte queste caratteristiche, rendono il romanzo per niente banale, sicuramente diverso dalla maggior parte dei romanzi, perfino da quelli che potremmo definire moderni. Una lettura da intraprendere in modo consapevole, inquadrando lo stile narrativo nel periodo storico nel quale è stato scritto.
IL LIBRO
La donna del tenente francese
John Fowles
Oscar Mondadori
510 pagine
10 euro
IL FILM
La donna del tenente francese
Anno: 1981
Regia: Karel Reisz
Con Maryl Streep nel ruolo di Sarah
SCENEGGIATURA DEL FILM
Ad opera di Harold Pinter.
Pubblicata nel 2005 da Einaudi.
Harold Pinter risolve le intrusioni dell’autore con una doppia storia: quella di Charles e Sarah e quella di Mike ed Anna, i rispettivi attori impegnati nei ruoli dei protagonisti del romanzo.
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Sì, Clessidra, questo libro fa parte di quella categoria che… a “volte ritornano”.
Grazie per il tuo commento.
Lessi questo libro al tempo delle scuole superiori; non ne ricordavo granché la trama, ma è uno di quei libri che ricordo come “speciali” per le sensazioni che mi hanno regalato. Quindi se ci penso posso affermare con certezza “questo libro mi era piaciuto” senza ricordarne affatto la storia.