Avevo stivali ricavati da un tappeto, il vestito fatto con una tovaglia, il mantello con un mantello della mamma e il cappello con un cuscino ricamato d’oro.
Poteva vivere, ma poteva anche morire. Tutto ciò a Sonecka non importava, ne era completamente indifferente. Chi è Sonecka? È la figlia di un’insegnante di pianoforte, la figlia di un momento d’amore, un altro modo per non dire figlia di un errore, di un momento di follia tra l’insegnante e uno studente, follia che forse era anche amore. Tutti sono sempre pronti a dare giudizi, a chiudere porte, per poi mettersi a spiare dallo spioncino. Così Katerina Vasilévna Antonovskaja, madre di Sonecka, è costretta a lasciare il Conservatorio, nessuno voleva più affidarle i propri figli; cosicché, nel giro di qualche mese, mamma e figlia si ritrovarono senza un soldo e con un unico allievo, un tipo allo stesso modo strano e geniale: Mitenka.
È proprio grazie a questo personaggio che Sonecka trova un lavoro che le cambierà la vita. La ragazza, che nel frattempo aveva imparato a suonare il pianoforte, avrebbe fatto l’accompagnatrice di una famosa cantante: Marija Nicolaevna.
Pietroburgo, anno 1919: enormi mucchi di neve, silenzio, freddo e fame. La pancia gonfia di farina d’orzo, i piedi non lavati da un mese, le finestre tappate con stracci, la fuliggine colante delle stufe.
Così Sonecka giunge alla casa della cantante, bussa, si meraviglia che il campanello funzioni, entra e la sua prima esclamazione è: «Fa caldo, mio Dio, fa caldo!» Un’enorme stufa riempie la stanza con il suo calore, e poi tappeti, tende, fiori freschi. È tutto un altro mondo, quasi un paradiso all’interno di un inferno.
Marija Nicolaevna è solare, bella, sana, perfino buona, disponibile. Sembra perennemente felice.
Apparentemente questa potrebbe già sembrare un finale, di quelli rosa, in cui la ragazzina magra, bruttina e povera trova chi le regala una nuova vita, fatta di lusso e privilegi che fino a pochi istanti prima sembravano impossibili.
Invece s’innesca in Sonecka una strana condizione psicologica, un’invidia sotterranea, strisciante, che la porta quasi a desiderare la rovina della sua salvatrice.
La vita di Marija Nicolaevna sembra invece perfetta, diventa sempre più famosa e Sonecka vive al buio della sua ombra, fino a quando la cantante non le dà una lettera da imbucare. Sonecka scopre che forse quella vita non è così impeccabile, anche Marija Nicolaevna ha i suoi indicibili segreti.
Nina Berberova, in questo suo romanzo, mette bene in luce quegli strani meccanismi d’invidia e competizione che troppo spesso caratterizza il mondo delle donne. Con estrema lucidità mette in scena l’ambivalenza che spesso contraddistingue i sentimenti umani.
Centotré pagine di rara bellezza. Il romanzo è stato scritto nel 1934, ma è stato pubblicato in Francia solo nel 1985. Quello che mi ha stupito è la modernità della scrittura, uno stile fluido, netto, chiaro. Un libro che si può leggere anche in una notte.
Nel 1992, Claude Miller s’ispira per l’omonimo film, di cui di seguito potete vedere qualche scena.
httpv://www.youtube.com/watch?v=p7xLobKQJpc&feature=related
Potete leggere qualche pagina direttamente dal servizio Book di Google seguendo questo link: L’accompagnatrice.
L’accompagnatrice
Nina Berberova
Universale Economica Feltrinelli
Prezzo 6,5o euro
Quale nota sulla scrittrice
Porto come un dono del destino quello della condizione per cui due sangui diversi, quello russo, settentrionale, e quello armeno, meridionale, si sono fusi in me.
Nina Berberova nasce a Pietroburgo nel 1901, muore a Filadelfia, a causa di una caduta, nel 1993.
Nel 1922 lascia la Russia, siamo in piana rivoluzione Soviet, sull’onda della persecuzione degli intellettuali. Emigra in Francia, a Parigi, dove rimane fino al 1950 quando si sposta negli Stati Uniti. Qui inizia la sua carriera di accademica alla Yale University e poi alla Princeton University (1971).
Nina Berberova è da molti considerata il cantore della malinconica vita degli emigranti russi, incapaci di adattarsi alla dura realtà di una nuova vita lontana dalla madre patria e perduti nel sogno di un passato incantato, in una Russia spesso più immaginata che reale.
Consiglio di leggere “Il corsivo è mio” un suo romanzo autobiografico, in cui mette in luce aspetti molto crudi e, per certi versi, affascinanti della sua vita.
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