Magistrato, che fa, scrive?

Il giallo e il noir stanno vivendo un bel momento in Italia: da una buona decade nuovi validissimi scrittori salgono alla ribalta, merito il più delle volte di case editrici attente alle novità. Prima di tutte, la Sellerio. Tuttavia sorprende il fatto che a sfondare non sia il giallo “classico” (alla Christie, per intenderci), ma un giallo più moderno, quello nato da Chandler. E questo mi pare in controtendenza con la crescita culturale in Italia, che tende a rimbecillire le menti invece che ad aprirle e farle ragionare.

Tra questi nuovi scrittori metto in evidenza Perissinotto, Varesi, Piazzese, ultimamente il sorprendente (per me almeno) Malvadi. E poi, soprattutto, Carofiglio.

Il mio libraio di fiducia continuava a presentarmelo: “Questo merita, è proprio bravo, fidati”. Io di lui mi fido, ma quella scritta in quarta di copertina: “Il primo legal thriller italiano” mi faceva male. Mi veniva in mente Grisham. Poi, un giorno, alla disperata, sfinito, l’ho preso.
Ho scoperto due cose:

  • Che Carofiglio è un grandissimo autore;
  • Che chi ha scritto la quarta ha sbagliato: non è il primo legal thriller italiano, ma il primo legal thriller all’italiana.

La differenza è sostanziale: non si tratta di storie di giurie, complotti tra legali, investigazioni, etc. No, qui il protagonista è un avvocato, tal Guerrieri, di quelli che ci passeresti sopra con la macchina. Un bastardo, tanto nella vita privata quanto privo di scrupoli in ambito professionale. Finché accade qualcosa. E la storia cambia protagonista: non conta più cosa succede al cliente, ma cosa succede a Guerrieri.

Per questi motivi abbiamo deciso di intervistare Carofiglio. E cosa sorprendente, lui ha risposto!

 

Lei è magistrato, Malvadi chimico, Piazzese biologo. Come mai i bravi scrittori vengono da settori lavorativi che non sono propriamente quelli letterari (tipo Eco, per dire. O Camilleri). Come mai? Serve il contatto con il mondo vero oppure avete troppo tempo libero?

Troppo tempo libero, è chiaro (ride). Comunque ci sono buoni scrittori che vengono dal mondo vero e buoni scrittori che non hanno mai fatto altro nella vita. Se c’è un algoritmo della buona scrittura, io non lo conosco.

Raymond Chandler diceva: “Se i miei libri fossero stati peggiori non mi avrebbero chiamato a Hollywood, se fossero stati migliori non ci sarei andato”. Dai suoi libri ne hanno tratto una serie con Solfrizzi, cosa ne dobbiamo dedurre?

Temo che sia una domanda troppo difficile per le mie limitate capacità…

Premetto che non sono riuscito a vedere la serie tv, vivo all’estero ed evito accuratamente RAI e Mediaset, se ci ho guadagnato o perso me lo deve dire lei, ma il personaggio Guerrieri, nel libro, da cosa è nato? Come ha fatto a inventarlo così? Perché, voglio dire, è ovviamente un personaggio di fantasia: un avvocato difensore con un’anima e un’etica, dai…

Un personaggio di fantasia, appunto. Nel mondo reale non ce ne sono. Scherzo. Ci sono molti più avvocati onesti e anche moralmente ineccepibili di quanto ci si possa immaginare. E giuro che non è una risposta politicamente corretta.

“Il Passato è una terra straniera” è il primo romanzo in cui non compare Guerrieri. È anche uno dei miei libri preferiti, in assoluto. Un romanzo di crescita, alla “Due di Due”, ma con molta più anima. La stessa anima si trova in tutti i suoi romanzi, e a naso direi che è un’anima più “ambientale” che personale. Sbaglio nel credere che Bari sia la vera anima, il vero filo umorale su cui si incastrano storie che altrove sarebbero impossibili o semplicemente normali?

Bari è importante per le mie storie, ma per verificare se la sua tesi è corretta dobbiamo aspettare il prossimo romanzo, che sarà ambientato altrove.

Io gioco a rugby (oddio, giocavo, ora sto cercando di ricominciare se i muscoli la smettono di strapparsi), ma durante un anno in Danimarca ho fatto Karate. Sono cintura gialla (per chi non lo sa, la danno appena riesci ad indossare il Gi in meno di 10 minuti) ma quello che conta è che ho scoperto uno sport affascinante, in cui ogni singolo movimento conta. Per esempio, mi hanno insegnato che le parate non sono veramente dei colpi di difesa: quando si usano mani, braccia, gambe per parare un colpo si assesta un colpo all’avversario. Si attacca. Altrimenti, il colpo semplicemente si evita. Lei è cintura nera, non so a quale Dan ormai. Eppure queste cose io le noto nei suoi racconti, niente è lasciato al caso: ogni singola frase è atta a colpire, ha un senso, un significato. Non è messa lì solo per far volume, insomma. Ci prendo o magari è meglio che vada a farmi visitare?

Beh, certo che per me ci prende. Ma mi sta facendo un bel complimento, sarei un tipo strano se le dicessi che ha torto.

Quanto ci è voluto a Carofiglio per trovare il proprio modo di scrivere, lo stile, e, infine, cosa più importante, l’editore?

Nove mesi (da settembre 2000 a maggio 2001) per scrittura e stile. Dieci mesi (da luglio 2001 a maggio 2002) per l’editore.

Nell’ultimo atto Guerrieri diventa più investigatore che avvocato. Il racconto fila sempre liscio e devo dire che l’ho letto in 5 giorni da quando l’ho comprato (i primi 3 comunque è stato ostaggio di mia moglie…). Insomma, è sempre molto bello! Però, piccolo appunto, un po’ meno “realistico” rispetto agli altri. Si nota insomma che Carofiglio è andato a navigare su territori (quelli investigativi) meno conosciuti rispetto ai soliti (giudiziari). Niente di male, anzi. Se per la prima prova su quei territori i risultati sono questi, speriamo che continui! A proposito, a quando il prossimo libro?

A dire la verità, i territori investigativi, avendo fatto per sedici anni il pubblico ministero, li conosco meglio di quelli processuali. Tutto quello che c’è scritto in quel libro potrebbe accadere nel mondo reale. Diciamo che si tratta di una storia non altamente probabile ma certamente possibile, sia dal punto di vista dei fatti che della tecnica investigativa.
Prossimo romanzo: 2011.

Ahia, il Killer è stato colto in fallo. Chiedo venia e cerco di discolparmi dicendo che ho considerato la probabilità che certe cose succedano, e non la possibilità. Non svelo cosa perché, da regola, in questo spazio non si parla del libro (comunque trovate la recensione qui).

Un piccolo appunto comunque a Carofiglio me la sento di farglielo: ma chi le ha detto che possiamo attendere fino al 2011 per il nuovo libro?

 

Con Affetto

 

IK

 

Carofiglio ha ormai pubblicato svariati libri, la serie di Guerrieri è giunta al quarto capitolo, ma io penso che per conoscere qualcosa bisogna sempre partire dall’inizio, quindi il mio giudizio è su Testimone Inconsapevole, di Gianrico Carofiglio, Sellerio 2002: l’opera prima di un vero scrittore. Chi siete voi per non leggerla?

httpv://www.youtube.com/watch?v=cl518NQvshY

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