Sangue e fango
Alessandro Vigliani
Asso edizioni
184 pagine
13,00 euro
“Immaginate un luogo ripugnante dove non vorreste mai finire, con amicizie orrende, sia da un punto di vista estetico che comportamentale. Immaginate che la vostra vita finisca proprio lì, dove non sareste mai voluti stare, insieme a gente con cui non avete idea cosa poter spartire. Ecco. Il romanzo di Alessandro Vigliani parla esattamente di questo. Di come in fondo tutto non sia che un cambio di punto di vista”. Se un libro inizia con una prefazione così, non posso fare a meno di leggerlo.
Non me ne sono pentita, anzi. Il protagonista, Alex, è un uomo qualunque, vive in una città qualsiasi, fa una vita di plastica e un lavoro che gli piace “come può piacere un lavoro”. “Una vita talmente normale che a vederla ti viene l’ansia”, dice l’autore. Questo signore qualunque, pignolo, metodico, preciso, risponde una volta di troppo al cellulare e si trova scaraventato in un incubo che è insieme caduta all’inferno e rinascita. Come il suono del telefono lo scuote dal suo stato di semi incoscienza, l’incontro con Asso, individuo lercio, disgustoso, puzzolente, schifoso dentro e fuori, scuote la sua vita fin dalle fondamenta, la distrugge, e dalle ceneri nasce una persona nuova. Diversa. Non migliore, soltanto diversa.
Asso è ciò che Alex non ha scelto ma che gli sta capitando, è uno psicopatico che nessuno di noi vorrebbe mai incontrare, ma va dicendo che in un mondo in cui tutti parlano, e quei pochi che ascoltano lo fanno per incriminarti, stare zitti è un gesto rivoluzionario. Mentre il suo tanfo riempie la macchina di Alex e la sua devastante presenza gli sconvolge la vita. Lo compra, lo ricatta, lo coinvolge in avventure assurde, però Asso e Alex insieme si divertono, come due bambini che l’hanno appena fatta grossa.
Alex dovrebbe costruirsi una famiglia, avere un cane, un prato verde e il mulino bianco, un sorriso prestampato e riciclabile da utilizzare all’occorrenza, e invece no, le sue giornate sono piene di Asso. Le riviste scientifiche, i programmi alla tivù, la religione, le seghe mentali, le cose in cui Alex ha creduto fino a quel momento, diventano inutili, superate, relegate al passato, un passato putrescente dal sapore vecchio e stantio.
Asso distrugge tutte le sue certezze, che come quelle di tanti di noi sono costruite sulla sabbia, e gli sputa in faccia perle di saggezza come “Non è la tua vita se non scegli di cosa morire”. In Via dell’industria numero uno sette cinque tre la vita di Asso si trasforma in sangue e fango, e con dolore esce dal triangolo dell’ordine, dalla disciplina “produci consuma crepa”. In un’accozzaglia di rifiuti umani ai margini della civiltà, Alex trova una famiglia, anche se, come dice lui, “Mamma e papà non te li scegli mai, ma è un bel guaio se a sceglierti sono loro”.
Dimmi, vuoi porre fine alla tua vita o distruggerla. Sei stanco di tutto quello che fai e cerchi una svolta decisiva. Positivo o meno, hai bisogno di un cambiamento. Magari sei ansioso di scoprire quanto in basso si possa cadere prima di cominciare a scavare. Dai, davvero, non sto scherzando. Chiedimi come. Io sono un fottuto esperto. La prima cosa da fare è rispondere al telefono. La seconda è andare a prendere uno stronzo. Uno di quelli che avresti dovuto mandare a fare in culo dopo le prime tre parole. La terza è cominciare a lavorare per lui. È così che ti ritrovi davanti a uno specchio con la faccia da scemo di chi c’è cascato con tutte le scarpe.
È una lettura tosta, che dà emozioni da pugno nello stomaco e fa venire freddo a luglio, come diceva il grande Lansdale. Non perdetelo.
http://www.youtube.com/watch?v=j6oJ36iCMRU
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