di Flavia Chiarolanza
Raccontare un viaggio è una bella sfida. Per chi narra e per chi ascolta: l’uno con l’obbligo di avvincere, l’altro con quello di non lasciarsi distrarre e restare dunque vigile sino alla fine.
Le aspettative del viaggiatore sono tutte diverse; e se per alcuni soddisfarle significa varcare la soglia di luoghi proibiti o avventurosi, per altri il piacere risiede nelle piccole azioni che rendono unico il perseguimento della propria meta.
È possibile accattivarsi il lettore senza patenti di magia o licenze di uccidere? Io dico di sì, perché ciò che è semplice può sedurre più di qualsiasi intrigo o intreccio. Le vicende non devono necessariamente ingarbugliarsi fino a comporre mosaici, per indurre il lettore a scorrere le pagine anziché disfarsi del libro che ha tra le mani.
Il racconto di Fabio Florio, dal titolo “Un viaggio lungo trent’anni”, colpisce per la leggerezza della narrazione: né artifici né forzature, c’è solo spazio per una storia di vita in cui ognuno può riconoscersi.
La fantasia aiuta a narrare la straordinarietà. Ma è ciò che appare quotidiano a sottrarsi spesso con ostinazione all’arte del racconto. Deve quindi riconoscersi una grande abilità all’autore di questo libro e al suo linguaggio scorrevole, diretto, capace di sollecitare l’empatia di chiunque abbia un trascorso minimo di vita alle spalle.
Lo sguardo del protagonista insegue le svariate vicende che scandiscono il ritmo del racconto, per catturarne l’essenza e farne poi dono al lettore dopo averle filtrate attraverso la propria sensibilità. Il sapore è quello di un viaggio intrapreso con modestia, all’insegna anche di limiti ed incertezze che lo rendono umanamente traballante. Incerto, precario ma infine vincente.
Il percorso del nostro viaggiatore è lineare: dall’età infantile sino a quella adulta, laddove la narrazione si interrompe per indugiare sul presente. Nel mezzo, un vortice di emozioni intense per la forza della loro autenticità.
Nel tuo lavoro proponi un interessante binomio: voce narrante – ascoltatore silenzioso. Viene dunque meno il tradizionale schema del narratore che si rivolge alla generalità dei potenziali lettori, poiché in questo caso si predilige un unico interlocutore la cui identità non verrà mai svelata. Come è nata questa idea?
L’idea nasce dall’amore che nutro per i grandi autori della Letteratura Inglese, in particolare quelli del periodo modernista. Ho voluto tratteggiare l’immagine del lettore che entra in contatto diretto con il personaggio, assiste allo scorrere delle sue emozioni e da lui viene guidato per mano in una sorta di simbolico “viaggio” della vita.
Racconti dal passato si intersecano con sguardi sul presente, secondo un ordine scandito da date precise che segnano il percorso esistenziale del protagonista: hai inteso in questo modo celebrare il sentimento della nostalgia o piuttosto l’esigenza di un intreccio tra le due dimensioni, fondamentale per vivere un buon futuro?
Se dovessi schierarmi, io non esiterei a scegliere il mondo passato. Ma l’intento del nostro protagonista è sicuramente diverso. Il suo “viaggio” non è dettato tanto da una volontà di schieramento quanto da un confronto tra le due diverse epoche. Il Nostro rimpiange taluni valori tradizionali profondamente radicati nel passato – quali famiglia e matrimonio – e tuttavia assenti nel mondo attuale, o piuttosto “diversamente presenti”. Egli vorrebbe riscoprirli, ma soffermandosi a riflettere su questo desiderio si rende conto che in fondo tale differenza la creiamo noi, in base al nostro modo di percepire la realtà. Per me e credo anche per il protagonista, il futuro altro non è che un ritorno al passato.
Lo stile narrativo da te prescelto è quello di un colloquio amichevole che non bada a virtuosismi. Ne deriva una narrazione dal taglio immediato e piuttosto minimalista. Concordi?
Sì, concordo. Ritengo che il successo di un libro dipenda fondamentalmente dal linguaggio prescelto, e quindi dalla capacità dell’autore di farsi comprendere da chiunque senza alcuna distinzione. Ho scelto la forma del diario perché è la più intimistica, confidenziale e dunque immediata. Una forma liberatoria per il nostro protagonista che deve solo lasciarsi trasportare dalle sue sensazioni e stati d’animo.
Musica e lingue straniere: queste le due grandi passioni del protagonista. È dunque un racconto sui sogni che possono realizzarsi, se coltivati con perseveranza fin dalla giovinezza?
Tutti abbiamo un sogno nel cassetto, spesso anzi più di uno e dunque una serie di “traboccanti” cassetti. La tenacia è una dote fondamentale per andare avanti. Molte volte la vita ci pone dinanzi ad ostacoli con l’intento di metterci alla prova. Le passioni nascono in età giovanile. Ed è fin da quella età che il nostro protagonista sogna ardentemente di impadronirsi della lingua inglese, della sua semantica e delle sue sfumature, senza esitare a giocarsi la carta del viaggio all’estero come percorso di iniziazione all’età adulta. Si tratta di un percorso pieno di insidie, ma portato a termine con stile e dignità.
Mi ha colpito la semplicità delle riflessioni contenute in questo libro. È stata una scelta precisa, dettata cioè dalla particolarità delle vicende che vanno ad inserirsi nel quotidiano vissuto di un giovane studente?
Come ho detto prima, la scelta di una narrazione semplice non è nata casualmente. Eliminando la figura del narratore e lasciando al personaggio la libertà di esprimersi liberamente, il risultato che ne deriva è quello di un linguaggio semplice e immediato che lasci trasparire sin dalle prime pagine l’intento alla base del mio esperimento letterario. Se andiamo a ripercorrere la letteratura inglese notiamo che nel periodo Romantico un autore come Wordsworth, definito “Lake Poet” utilizzava un linguaggio ordinario, semplice come il linguaggio della natura. Ed è così che fa il nostro protagonista. Immerso nei suoi pensieri, e perso nel flusso dei suoi ricordi, si lascia trasportare dal linguaggio della natura: “È nel ricordo che l’uomo si sente vivo. Ed è proprio nel ricordo e alla memoria che mi affido questo pomeriggio di Agosto, seduto in riva al mare, immerso nei miei pensieri, nella contemplazione di questo splendido scenario naturale”. (cit. “Un viaggio lungo trent’anni)
Mi dicevi che intendi realizzare anche un book-trailer. Vuoi parlarcene?
Il libro ha il pregio di vantare tre splendide ambientazioni: una spiaggia pugliese, e le tentacolari metropoli di Napoli e Londra. Luoghi diversi ed unici che inducono il nostro protagonista a percorrere – per poi scriverne – questo viaggio della vita. È stato così che ho deciso di recarmi nel posto ove ho catturato splendide immagini di scenari naturali, per realizzare un book trailer che vedrà la luce a Dicembre, giusto il tempo di organizzare il montaggio. Ho immaginato un personaggio, non identificato, che immerso nella natura in una insolita passeggiata, trova su una roccia un libro dal titolo “Un viaggio lungo trent’anni”. Decide di raccoglierlo e di sedersi su uno scoglio per sfogliarne le pagine in solitudine. Al termine della lettura lo getta sulla sabbia lasciando che compia il suo “viaggio” in attesa di essere scoperto e letto da altre persone.
Dove sarà possibile acquistarlo?
Il libro può essere acquistato sia in rete che nelle librerie. Giusto per citare alcuni canali di vendita: Feltrinelli, Ibs, Amazon, libreria universitaria, Photocity Edizioni.
Conosci già la data e il luogo della presentazione?
Ci sto lavorando. Per il momento non ho ancora trovato la giusta location. Il libro è uscito ad Agosto, ma la distribuzione è partita dalla metà di settembre per cui attendo che il titolo sia divulgato il più possibile. Io ho già un’idea del luogo più adatto per la presentazione ma non intendo ancora svelarlo. Deve essere un segreto.
Un parola ai nostri lettori per invitarli a leggere il tuo racconto
Cari lettori, se avete voglia di compiere un viaggio virtuale e di lasciarvi trasportare dalle emozioni più intime, allora questo è il libro che fa per voi. 131 pagine di ricordi ed emozioni intense. Un viaggio interiore da gustare fino all’ultima pagina. L’appuntamento è in libreria o, se preferite un canale più rapido, anche sui siti on line e attraverso la pagina web dell’editore.
Dunque, facciamo il punto sul mix di ingredienti che rendono singolare questo racconto: una romantica spiaggia, un silente interlocutore e un misterioso cantastorie. Chi si cela dietro le parole narrate, e il silenzio che le accompagna rendendole così misteriose?
Ciao, e auguri a tutti di simpatiche risposte a codesto interrogativo.
Copertina: grafica a cura di Miriam Sabatino
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