In principio sono occhi gialli nella notte scura. Finché irrompono loro, i gatti: felpati, ovattati, eleganti, sincronizzati. Perché un gatto si muove sulla Terra sfidando le leggi della natura e della gravità che la vogliono far da padroni. Ma può un servo avere due padroni? E loro, cittadini dei vicoli bui e abitanti dei marciapiedi di periferia, preferiscono servire la natura alla gravità, perché Cats è un musical lieve che narra la storia dei Jellicle, un gruppo di felini particolari, che annualmente si riunisce per la scelta del gatto che potrà ascendere al paradiso di Heavside Layer.
Ma prima i gatti si devono raccontare, perché sono un’invenzione di Thomas Stearns Eliot, il quale scrisse alcune lettere destinate ai nipoti, successivamente messe in scena grazie alle musiche di Andrew Lloyd Webber. E, come tutte le invenzioni, occorre qualcuno che le faccia conoscere.
Ma «è un problema difficile dare il nome a un gatto», anche perché un gatto di nomi ne ha tre. Così sono loro stessi, i gatti, a presentarsi da soli: c’è Jennituttapois che di giorno ronfa sul parquet, ma la notte s’interessa dei topi e non li molla mai, ballando in mezzo a un tripudio di gomitoli colorati; c’è Ram Tam Taggher, un gatto dispettoso che si riposa – se gli va – nel cassetto di un comò; c’è il grasso Ciccio Gourmet sempre elegante, distinto e galante, ma che ama la trattoria della zia Rosalia; ci sono Mangojerry e Zampalesta, che lavorano in tandem per non farsi incolpare personalmente dei misfatti e confondere chi li volesse punire; c’è Sghemboexpress, il gatto ferroviere; ma soprattutto ci sono Grisabella, un’affascinante star caduta in disgrazia che frequenta bettole e sporchi bar; e poi Macavity e il magico Mister Mistofeles attorno ai quali ruoterà il giallo della scomparsa e sostituzione del capo carismatico Deuteronomio, il quale dovrà designare il gatto degno di ascendere all’Heavside.
Insomma, ci sono loro, i gatti, unici protagonisti nella scena abbandonata dagli umani dormienti, che nella notte ne combinano di tutti i colori: saltano, ballano e cantano tra invenzioni, carrelli della spesa, grossi copertoni di auto, funi, lacci e lazzi, aiutati dalle fantasiose coreografie di Daniel Ezralow, i coloratissimi costumi di Coveri e la regia di Saverio Marconi.
Cats, infatti, ritorna. Dopo un successo lungo vent’anni, largo trecento città ed esteso dieci lingue, sbarca in Italia reinterpretato da cantanti, ballerini e musicisti (dal vivo) della Compagnia della Rancia, con Giulia Ottonello in testa nel ruolo di Grisabella.
E quando il mistero della scomparsa di Deuteronomio sarà risolto, finalmente si potrà designare il gatto fortunato, quello che potrà terminare la propria vita, lasciando gli stenti terreni, le furbizie necessarie per sopravvivere, la lotta giornaliera tra la vita e la fame per andare in un luogo migliore, quel paradiso che per i gatti è un premio ma che noi uomini accettiamo meglio tardi che mai.
And the winner is Grisabella, la quale incenserà il premio con la mirabile Memory che in italiano diventa Luna. «Sola qui nel chiaro di luna, io sorrido ai ricordi della mia gioventù: Ero bella, splendeva in me la felicità. Quel ricordo rivivrà».
Mentre la fiamma dei lampioni svanisce, nasce un nuovo giorno: Ogni tramonto contiene in sé il germe dell’alba, perché nessun colore può essere annullato, né si può rinunciare all’odore di un solo fiore, come diceva il poeta.
Cats il musical all’italiana, ma se siete nostalgici della versione originale non guardatelo. I miracoli non si ripetono uguali per tutti. Ogni giorno abbiamo bisogno di uno fatto apposta per noi.
All’Arena di Verona il 21 settembre 2011.
Si ringrazia per l’editing M. Laura Villani
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L’ho visto, proprio nell’edizione della Compagnia della Rancia e non ha nulla da invidiare alle versioni in inglese. Professionisti spettacolari con voci spettacolari, acrobazie da circo, emozione, tanta emozione.
Sì Carla, concordo con te. Un caro saluto.