Galanteria, apprezzamento, intraprendenza, avance, molestia.
Parole che ogni giorno sfiorano la nostra mente, a volte attraversandola e devastandola… La cronaca, ora più che mai, si tinge quasi sempre di rosa e di rosso. Colori che si adatterebbero meglio a un fiore.
Ma qual è il sottile confine fra l’avance e la molestia? E non solo fra estranei, bensì nell’ambito della stessa coppia?
Possono comunque il troppo ardire e ardore – maschile o femminile – generare, almeno una volta, ilarità?
Pensate come risponderebbero ai quesiti quel genio di Woody Allen o, meglio ancora, Hanna e le sue sorelle…
Trattandosi invece di Gamy Moore, quel che segue è solo una modesta riflessione, forse farneticante e per giunta in rima. Perché noi ci Allen-iamo solo così.
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Quando l’ardire (e l’ardore) è troppo. O troppo poco.
Chi può deciderlo? Noi. Donne.
Chi altri?
El vin la dise lunga
Un giorno, forse giugno oppure maggio
me ne stavo tranquilla col mio libro
e leggevo col mio fare pigro
le quartine di un ben noto Saggio.
La panchina del parco era accogliente
ed un tiepido sole mi scaldava
quando a un tratto ecco che s’avvicinava
un signor col sorriso effervescente.
Stanco poggiò il suo corpo sulla sponda
per riposare le sue sfiancate membra…
Questo l’è fatto, pensai, così mi sembra
e in giro manco l’ombra d’una ronda.
Cosa te leggi, dolce e sinuosa bionda?
Versetti d’un persiano, feci io.
Scrivono i gatti, davver? Cioè, per dio!
E la guancia si fe’ più rubiconda.
Risi e lui aggiunse: apprezzo la sapienza
ma il caldo la mente nun t’adombra?
El vin ti fa la mente sgombra
nun mento, lo so per esperienza.
Forse che lei l’è veneziano?
Il vino… E chi lo mette in dubbio…
Certo questo qui non è di Gubbio
e niente ha del santo francescano…
Son di Venessia sì, della laguna
me piase el bere e pur la sigaretta
ma poi se spunta anche una sirenetta
reputo amica la mia dea Fortuna.
Sai che me garbi proprio assai,
bevi con me da sta fiaschetta!
Qualcosa estrasse dalla sua giacchetta
che io garbatamente rifiutai.
Ma come, nun te piase el vin?
diceva ei sgomento ed accorato.
Nun so, ancora non l’ho mai provato
diss’io per dargli almeno un contentin.
Va là non me la conti!
ribatté lesto lui
italica tu sei, per cui…
Sta scusa in fretta me la smonti.
Grazie davvero, ma non bevo
se non latte, acqua e poco più
bevine un po’ se vuoi da solo tu…
Potevo dire mai che lo temevo?
Strana tu sei
appari assai sdegnosa
eppure ti reputo vogliosa
d’assaporar il nettar degli dei.
Vieni con me, che t’offro un bel vinello
dolce e frizzante che va bene a te
e non ti stare a chiedere perché
è meglio questo di quest’altro o quello.
Così per non essere scortese
feci finta di volergli dare corda
né si può dir di me che sono ingorda
se imparo la lezione a sol mie spese…
Andammo, e in men che non si dica
capii di quale vino lui parlasse
e intanto blaterava che mi amasse
seppure reputandomi un po’ antica.
Anziché all’oste lui volse ad un cespuglio
che ben coperto agli occhi gli appariva
tentando di portarmi alla deriva
porse la fiasca di ben altro intruglio…
Male di certo gli fecero le ortiche
sulle quali franò decisamente
mai pensai neanche velatamente
di derogar alle mie usanze antiche.
D’ora in avanti a chiunque se ne viene
a cianciar di Venere, Bacco oppur Tabacco
giuro gli rompo in testa almeno un tacco
che come minimo in terra se ne sviene.
Perché è così, sono del tutto astemia
oltre a vegliarda e pur rincitrullita
ma di sicuro con me nun c’è partita
che alla fine almeno non mi premia.
Forse l’è vero che il vino nun me piace
con buona pace dell’Omar Khayyam,
ma di sicuro quello sì, lo gnam
specie se il bronzo è quello di Riace.
(Gamy Moore)
13 febbraio 2014
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Ahi! Cimiteri
Brami il sesso oltre ogni dire
e una sera ti scappa una voglia
quel ch’è certo vuoi solo sentire
ma di casa non ami la soglia.
Così chiedi al tuo fidanzato
di pensare a una cosa anormale
lui che certo non è uno screanzato
ti propone un banal litorale.
Quello no, non ti sfizia per niente
roba trita e ritrita per vecchi
tu vorresti una cosa caliente
e magari anche un po’ di sottecchi.
E così, consumando benzina
ti ritrovi in periferia
la città è oltremodo piccina
e non puoi più restar per la via.
S’ode a destra uno squillo di tromba
a sinistra risponde uno squillo
il motor delle macchine romba
finché trovi un bel posto tranquillo.
Quale luogo è appartato di sera
senza occhi ed orecchie indiscreti
che profuma non già a primavera
e racchiude immortali segreti?
Un’idea allor ti viene in soccorso
mentre in fretta percorri la via
non ricordi per bene il percorso
ma sei certa che in fondo ci sia.
Giungi là, e lo trovi isolato
solo lapidi, morti e lumini
sembra un posto più che adeguato
fuor dagli occhi di vivi e bambini.
Fiori, gatti e uccelli notturni
più che amabile compagnia
allontani i pensieri diurni
chi vuol esser lieto sia…
Mi perdoni il sommo Manzoni
se ho insozzato una rima pregiata
preferisco levargli i calzoni
pur di risolverti la serata.
Ma che avviene se al tuo innamorato
non par vero di farlo in quel luogo
o se appare assai più timorato
da non dare libero sfogo?
Non ti resta che fare la croce
e ossequiare morti e viventi
poi di colpo, senza alzare la voce
affondar nella carne i tuoi denti.
Così impara quel vile mollusco
ad avere paura dei luoghi
sarà stato magari un po’ brusco
ma è più indomito l’orso Yoghi.
Sempre lodato sia tu, o cimitero
te ne stai solitario e appartato
coi cipressi va meglio davvero
che con questo bamboccio ammammato!
(DdP)
9 maggio 2010
Poesie tratte da:
Gamy Moore & DdP, Rime e rimacce di due ragazzacce, Youcanprint, 2014
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Un fenomeno di ogni tempo e ogni luogo, oggi più che mai attuale, su cui conviene riflettere e per fortuna, in qualche caso, anche sorridere…
Due esempi in rima di come donne e uomini possano reagire al “troppo” ardire e ardore.