– racconto e illustrazioni di Mauro Cristofani –
La Galleria era in una via del centro chissà se c’è ancora, Beppino col suo fare cordiale forse un po’ esagerato amava l’arte ma era innanzi tutto un venditore. Carissimo se sei ancora vivo certo ti ricorderai del giorno quando entrò quel tipo mai visto prima. Guardò bene i quadri della mostra e a noi, poi con aria spersa chiese timido: “Scusate… a chi devo dire?… Vorrei quell’opera” indicando il quadro più grande, pubblicato in catalogo e quindi anche il più caro.
Tu Beppino resti di stucco, non ti è mai successa una cosa simile, figurati se uno entra guarda ammira e deciso compra un pezzo senza prima aver chiesto vita morte e miracoli sul conto dell’artista, sul perché e il percome e cosa ha voluto dire insomma che sconto mi fa, roba che potrebbe una volta o l’altra indurre allo spicinìo del cliente. E magari dopo che tu Beppino hai dato il meglio di te in spiegazioni e risposte inventando tutto quello che c’è da inventare, dice ci penso ripasso chiedo a mia moglie poi buonasera e se ne va… Da augurargli almeno un inciampo nello zerbino!
Invece quello “Quanto costa?” fa deciso, domanda semplice e precisa. E ciò che indica col suo ditino non è un paio di scarpe un tubetto di dentifricio o una scatola di fichisecchi, è un’opera d’arte (o almeno ci prova). Finalmente è entrato in Galleria uno con le idee chiare e, vero signore, chiede quanto costa il suo quadro preferito mettendo la bella mano affusolata al libretto degli assegni.
Nostre espressioni, mie e di Beppino, vagamente attonite. Ma l’amico gallerista sa come riassumere alla svelta il suo physique du role, spara il prezzo e il tale firma e stacca. Gesto incantevole che allarga il cuore (il mio) e fa brillar di cupidigia gli occhi di Beppino (ma solo un po’, in giusta quantità). E sembra soprattutto soddisfare pienamente l’acquirente, ghiottamente entrato in possesso del suo quadro preferito (“è una grande opera” scandisce ammirato… e grande di misura lo è di certo, centocinquanta per novanta).
Ora che il più è fatto artista venditore e acquirente possono tranquillamente divagare.
Monsieur non ha un cognome qualsiasi (ma per me sarà solo August). È ricco colto sensibile tanto da poter dedurre dalle immagini dipinte tutto quello che implicitamente ci sta dietro, e analizzare anche l’autore, cioè me. Ma se il quadro è un test ce lo siamo fatto vicendevolmente, stabilendo fra noi due una correntina appiccicosa d’intese stimolanti.
Gli regalo una cartella con tre litografie, lui mi ricambia con cortesie di gran classe: “Ho una torretta, sul lago… Ecco le chiavi, le tenga e ci vada se le piacerà”.
Mi piacerà, e sulla torre deliziosa divento un castellano d’altri tempi e sono dentro una favola. Dalla cima merlata osservo un fantasmagorico veliero carico di forzieri d’oro, aspettando che uno squillo di tromba annunci l’arrivo del mecenate amico.
Ma l’ospite discreto viene solo dopo alcune mie solleciti chiamate.
Mi porta un disco in regalo, un vinile prezioso dove è incisa una voce che sembra venir dall’aldilà. Note sospese d’un romance parole affidate all’eterno mormorìo del lago misteri nell’ombra e nostalgie, due bimbi restano a lungo appesi su di un batuffolo di zucchero filato…
Il gallerista Beppino venderà altri miei quadri incontrerà altre persone intascherà altri assegni, ma non conoscerà mai più altri August, e nemmeno io. Attestati di sincera stima gratificazioni inviti e altre amicizie, ma nessuno mi eleggerà mai più suo castellano.
Oggi torno sui luoghi amati, la torre è diroccata e morto è il proprietario. Beppino trasferito chissà dove, la Galleria d’Arte diventata un fast-food puzzolente e chiassoso. Nascosto in un angolo, io ladro di ricordi lo guardo e piango sulle macerie della vita ch’è passata troppo in fretta e mi sento deluso, tradito, defraudato.
(sanguigna di P.G. Pistelli)
Si ringrazia Micaela Lazzari per l’editing.
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