Halloween

 

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Papà non era molto favorevole a festeggiare Hallowen.

La trovava una festa troppo americana… ma come si faceva a dire no ad Elisa, al suo adorato diavoletto?

Specialmente dopo quello che era successo quasi un mese prima.

Pargo, il barboncino adorato, lasciato in giardino come ogni sera, in una serata tranquilla di splendida luna piena, era stato trovato la mattina letteralmente sbranato.

Dai morsi sembrava la vittima di una belva feroce, aveva detto il veterinario.

Ma che ci faceva una belva feroce al centro di una città?

Allora, probabilmente, un cane grosso, di quelli da combattimento.

Ma come aveva fatto a superare il muro del giardino e a tornare indietro?

“Decido io, Papà, come vestirmi. Voglio fare tutto da sola.

E tu non devi fare il cattivone. Non hai il permesso di vedermi fino a quando non ti chiamo io!”

Fu organizzata una festa in casa, arrivarono i i bambini invitati.

Ma Elisa era ancora in camera.

“Allora, Elisa, tesoro mio, sei pronta? Posso entrare?”

“Ancora un momento, Papà, ti prego, un momento di pazienza, quando sono pronta te lo dico.”

“Sbrigati, tesoro, sono passate le nove, gli altri bambini sono in giardino che ti aspettano.”

Il padre tornò dagli altri bambini, passarono altri dieci minuti ed Elisa non era ancora arrivata.

Tornò in casa, bussò alla porta, non arrivò risposta, entrò nella stanza.

Dal letto, sotto una coperta che la copriva interamente e che creava un grande rigonfiamento, venivano i risolini di Elisa.

“Che fai là sotto? Forse vuoi che indovini di che cosa ti sei vestita?”

La parte superiore della coperta con il movimento avanti ed indietro segnalò di sì.

Papà infilò la mano sotto la coperta e rimase stupefatto.

Elisa aveva preso una pelliccia della sua povera mamma.

Ma come aveva fatto?

Le pellicce, ben avvolte nel loro sacchi di plastica trasparente, erano tutte nella parte alta dell’armadio.

Come era riuscita la bambina ad arrivarci?

Il padre tastando sotto la coperta decise di assecondare il gioco di Elisa.

“Che orecchie grandi che hai! Scommetto che ti servono per sentirmi meglio!”

La coperta segnalò un sì.

“E questa coda lunga? Che ci fai con questa coda lunga? A proposito, dove l’hai presa, con che cosa l’hai fatta?”

Non arrivò nessun segnale.

“Che occhi grandi che hai! Ti servono per vedermi meglio, vero?”

La coperta confermò con un movimento veloce.

“E questa bocca grande ti serve per mangiarmi meglio, ne sono sicuro.”

Nessun movimento e un silenzio grande, tutto intorno, come se i bambini in giardino avessero smesso improvvisamente di giocare.

Poi un ringhio soffocato che cominciò piano per poi di salire di volume e aprirsi in una specie di ruggito terribile.

Il cuore di Papà si gelò.

I bambini lasciati soli si stancarono di giocare e andarono a cercare Elisa.

Girarono per la casa e infine arrivarono alla stanza dove c’era Elisa.

Entrarono uno ad uno e trovarono Elisa che piangeva disperatamente accanto a Papà, anzi, accanto alle parti sanguinose di quello che era stato il corpo di Papà…

 

 

 

 

 

 

 


 Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè.

 

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