Il gatto rosso

gatto rossoL’abbraccio della bambina svegliò il gatto rosso, che aprì un occhio, poi l’altro, si stirò in tutta la sua maestà e iniziò la meticolosa cerimonia del lavaggio. Ma la piccola disturbava le sue abluzioni, lo stringeva forte e piangeva. In silenzio, quasi senza respirare, sgorgando goccioloni enormi dagli occhi sbarrati. Voleva conforto e rassicurazione, e il gatto rosso conosceva il suo compito. Lui sapeva come calmare quel pianto.

Si strofinò sulle sue gambe e le fece capire che doveva seguirlo. Le mostrò la stanza in cui la nonna lavorava a maglia sulla sedia a dondolo, accanto alla stufa, un salotto caldo, accogliente e sfumato in tinte pastello. Ma non fu sufficiente, la bambina non si calmava. Allora passò alla cucina: il forno si stava scaldando e qualcuno aveva già portato il latte, bianco e cremoso nella brocca di ceramica. Leccò avidamente la panna e gliene offrì un assaggio, ma la piccina continuava a disperarsi.

gattoPer un momento provò l’impulso di mandarla al diavolo, in fondo era solo una ragazzina noiosa, e si diresse verso la poltrona preferita, ma il senso del dovere gli imponeva di svolgere il suo compito di felino consolatore. Poveri umani, meno male che ci siamo noi gatti a vegliare su di loro, pensò. Decise allora di provare a mostrarle il cortile, dalle cui finestre si scorgevano le ombre delle persone appena alzate, che si vestivano dietro le tendine chiuse. Poi le mostrò la mamma, bionda e allegra nel suo grembiulone a fiori, mentre accendeva il fuoco sotto alle pentole e preparava la tavola con la colazione, e il babbo, con l’abito grigio e gli occhiali, che riempiva la cartella coi documenti presi dalla scrivania. Intorno a lui la sorellina correva con un bicchiere in mano, da cui creava coloratissime bolle di sapone, mentre i fratelli, già vestiti con la divisa blu della scuola, erano intenti al primo litigio della giornata.

gatto con candelineNiente da fare, il pianto della bambina non si calmava. Allora il gatto rosso si servì della sua arma letale, mostrò alla bambina la sala da pranzo e la meravigliosa torta che ornava la tavola. “È il tuo compleanno, piccola! Guarda, le candeline…”. E finalmente la bimba si calmò, fermandosi a contemplare la sua torta, con gli occhi sempre sbarrati, ma per la meraviglia e la felicità e non per il terrore. Il dolce era di tutti i colori dell’arcobaleno e ornato con candeline rosse. Ma il momento di tregua fu breve. Il gatto si era già accorto che i colori sbiadivano, e scomparirono del tutto quando le rovine della casa furono scosse dal frastuono di un altro di quegli aerei telecomandati che chiamavano droni, giganteschi robot giocattolo che sputavano bombe vere. L’ultimo distrusse i pochi mozziconi di mura ancora in piedi e il gatto rosso, accorgendosi che anche lui stava perdendo il colore, cominciò a spingere col muso la bambina verso le altre anime grigie che, in fila una dietro l’altra, salivano sulla barca. “Si è fatto tardi, piccola. Siamo rimasti gli ultimi. Anche noi dobbiamo andare e attraversare quel fiume. Se fai la brava, di là troveremo un intero arcobaleno”.

 

Dedicato ai bambini massacrati da tutte le guerre.

 

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