È una nuova giornata in Piazza delle Erbe, non piove e siamo ancora vivi, almeno per ora. Vado a letto tardi e mi alzo presto, sono in perenne debito di sonno, ma dormirò quando verrà il momento. Per adesso devo darmi da fare, ho un marito “esondato” che devo tener buono a decotti di maria, due gatti di casa da mantenere, un’intera colonia felina sulle spalle e un lavoro che sto per perdere a minuti. La sera mi arrangio come tutti: la mia vicina è giovane e ha messo su una casa d’appuntamenti con vasta scelta, c’è anche un trans, io invece sono anziana e vado a lavare i piatti in nero in una pizzeria. Con l’artrite alle mani non è il massimo, però quei trenta euro a sera mi fanno comodo, e soprattutto mi fanno comodo gli avanzi che porto a casa, ci metto a tavola mio marito e i gatti. Anche questa mattina ho preparato il pentolone con la pappa e mi fermo a rifocillare la colonia prima di rinchiudermi in quel Palazzaccio nel quale stanno per sopprimere il mio posto. Tra poco sarò buttata fuori per motivi “organizzativi” e non potrò nemmeno appellarmi a un giudice, perché con le nuove leggi hanno ragione loro.
Intanto che penso di chiedere alla mia vicina se ha dei clienti necrofili da mandarmi, nell’angolo mensa della colonia trovo un gabbione coperto da un telo. Le sue dimensioni mi preoccupano, e quando ne sollevo un angolo e vedo una coda squamosa, mi viene male. Non posso tenere un coccodrillo in Piazza delle Erbe… Guardando meglio tiro un sospiro, poteva andarmi peggio, è solo un iguana. Ha uno sguardo dolce e un poco triste e mi porge timidamente un biglietto dove c’è scritto “Ciao, mi chiamo Sansone. I miei non possono più tenermi perché sono stati sfrattati ma non hanno avuto il coraggio di buttarmi nel canale. Sono buono e mangio solo verdura”. Adesso capisco perché non ho trovato i gatti ad aspettare la colazione… Si sono nascosti, preoccupati per il nuovo arrivo. Va beh Sansone, prendiamola con filosofia, ci stringeremo, come dico ogni volta che sbarca un nuovo profugo. Riempio le ciotole per i ragazzi e poi sistemo il nuovo acquisto nella borsa, per oggi verrà con me nel Palazzo dei Veleni e stasera lo presenterò al Consiglio degli Anziani della Gatteria. Mi toccherà fare il solito discorsino sulla società multietnica… Come dite? Un iguana nella borsa? Forse non conoscete le potenzialità delle sporte delle gattare, a noi la tasca di Eta Beta e perfino l’Incantesimo di Estensione Irriconoscibile di Hermione Granger non ci fanno neanche un baffo, nelle nostre borse trovano spazio cose che voi umani…
Sansone mi guarda con un faccino che spezza il cuore, lo capisco dallo sguardo che ha fame, così mi fermo alla bancarella della verduraia cinese, la signora Ling, e le chiedo un po’ di insalata di scarto. “Signola Beatlice, già senza lavolo?” mi chiede preoccupata. “Questione di minuti, signora Ling, intanto mi abituo”. “Ah che sfoltuna che sfoltuna… olmai miei clienti tutti disoccupati qui tloppa miselia io plesto tolnale in Cina… Come va tisana pel suo malito?”. “Benissimo signora Ling, dorme tutto il giorno. Ma non torni in Cina, la prego, appena mi licenziano ci mettiamo in affari io e lei… Vedrà, ho delle idee!”. Nelle cantine la comunità cinese ha messo su coltivazioni idroponiche di tutti i tipi; l’insalata viene bianca ma la maria è ottima e mio marito ne ha bisogno, da quando ha perso il lavoro ho dovuto far sparire da casa lamette, corde e cavi di ogni tipo e la signora Ling mi è di molto aiuto con la sua “tisana lilassante”. Quando rimarrò disoccupata le proporrò una società per la produzione di esplosivi, in fondo la polvere da sparo l’hanno inventata loro. Lungo la strada mi offro anche un bombolone alla crema, saranno gli ultimi che mi posso permettere ma crepi l’avarizia, e infilo nella borsa anche quello. Lo assaporerò con gusto davanti all’amichetta del Kapo, costretta a dieta per non cadere in disgrazia.
Il custode del Palazzaccio, il vecchio Delvais, mi guarda afflitto mentre timbro il cartellino. Anche lui deve fare fagotto, verrà sostituito da un moderno sistema di allarmi, e si sta organizzando per emigrare in Ucraina con la sua Olga, il puttanone che col suo assiduo lavoro da “badante” nel senso più ampio del termine ha già comprato tre appartamenti a Kiev. Prenderanno su anche il centralinista cieco, al suo posto la suprema direzione galattica ha comprato uno di quei fantastici programmi del tipo “Prema uno prema due prema tre prema [e alla x] prema [radice di due] prema [infinito meno uno]… siamo spiacenti ma lei ha digitato un numero immaginario” che fanno saltare i nervi ai clienti ma rendono felicemente irraggiungibili gli uffici dell’azienda. Sulla mia scrivania trovo un’altra vignetta oscena e offensiva e la aggiungo alla mia collezione. Il Kapetto di turno vuole strafare, oltre a studiare la “riorganizzazione” che sopprimerà il mio posto e gli darà la possibilità di liberarsi di un altro “ramo secco”, cerca di farmi saltare i nervi con una serie di spiritosaggini che fanno ridere solo gli idioti come lui, ma negli anni ho imparato la pazienza e aggiungo la vignetta al diario in cui annoto gli episodi di mobbing. Chissà, un giorno…
Non ho fatto in tempo a sedermi che suona già il telefono, cominciano gli scherzi dell’ultimo raccomandato di partito che è piovuto da noi con la mente rutilante di idee malsane. I suoi tentativi di farmi impazzire a colpi di spiritosaggini sono patetici, nemmeno a livello di bambino di seconda media un po’ minorato. Fa il mio numero e quando rispondo scoppia a ridere e butta giù. Contento lui… Il piccolo registratore che ho collegato all’apparecchio scatta e fa il suo dovere, la speranza in casa mia è sempre stata l’ultima a morire. Purtroppo il Kapetto è mattiniero e mi convoca subito per impartirmi gli ordini della giornata. Quando torno, con le braccia cariche di faldoni, mi vengono i brividi: Sansone è in piedi sulla scrivania della segretaria dello stronzetto, col bombolone in bocca. Non ci voleva, speravo di arrivare alla fine del mese… e sto già sentendo i tacchi a spillo della puttanella che risuonano in corridoio. In queste situazioni mi vengono le coliche e mi tocca scappare in bagno prima che succeda l’irreparabile, infilo di corsa l’uscita di servizio e mentre le budella mi si torcono sulla tazza sento le urla acutissime della damigella che fugge correndo e gridando “Il demonio! Il demonio!”. Dimenticavo, la ragazza è ciellina. Cerco di rientrare dal bagno con dignità e rassegnazione ma non vedo più l’iguana, è sparito. Mi siedo alla scrivania e faccio finta di niente, anche quando fa irruzione il Kapetto da cui la signorina ovviamente è corsa a chiedere aiuto. La faccia dello stronzo in collera non ha prezzo: diventa paonazzo, gli occhietti si fanno porcini, piega le orecchie indietro e parla in serpentese. Giuro, sa parlare in serpentese, avrà studiato con Voldemort. Mi si scaglia contro chiedendo ragioni del mio comportamento e mi trova seduta alla scrivania, diligentemente intenta alle cartacce che mi ha scaricato. Lo guardo con espressione tonta e interrogativa, dietro ai miei occhiali spessi. “Cosa c’è, ingegnere? Mi dica…”
“Tu… tu… tu…. la devi smettere… basta, la misura è colma….” e il sibilo gli si strozza in gola quando vede che l’ufficio è in ordine e sulla scrivania della sua protetta del momento non ci sono demoni né altre stranezze. Solo la borsetta finto Vuitton che la signorina, in preda all’isteria, aveva lanciato in aria e che io, diligentemente, ho raccolto. “Reparto menopausa, questa me la paghi!” sibila sbattendo la porta alle spalle, e sento che per rassicurare la fanciulla e propiziare la giornata lavorativa le chiede la solita prestazione orale del mattino. Quando la signorina torna al suo posto le offro una mentina, che lei getta nel cestino sdegnata. Mi chiedo che fine avrà fatto Sansone, povero iguana innocente in balia di queste serpi, ma dopo pochi minuti vedo il suo musetto spuntare di nuovo dalla mia borsa. Si è spaventato per le urla dell’oca giuliva e ha pensato bene di tornare al sicuro per finire il bombolone in pace e spazzolare anche l’insalata. Non posso parlargli ad alta voce perché sono arrivati gli altri colleghi e mi tocca scrivergli un biglietto: “Caro Sansone, per favore, fai il bravo, rimani nascosto nella borsa e se hai bisogno di qualcosa fammi un cenno, ma con discrezione”. Come supponevo, Sansone sa leggere, si tratta di una rara specie di iguana meditans, lo avevo capito dalle borse sotto gli occhi. Riflette cinque minuti sul biglietto e poi mi fa un cenno di assenso, con espressione grave. Mi accorgo che somiglia in modo inquietante al generale De Gaulle.
Mi auguro che il fiero pasto lo faccia dormire per tutta la giornata, ma poco prima della pausa pranzo Sansone si stira e mi fa segno con la zampetta, ha di nuovo fame. Maledizione… Gli offro il mio panino e intanto che si strafoga ne approfitto per andare in bagno, sperando che non combini altri guai. Come non detto. Al mio ritorno è scomparso e non ne ho notizie per tutto il pomeriggio. Sono nervosissima, le coliche si susseguono e il mio gentile Kapetto non perde l’occasione per fare il simpatico, mi consiglia davanti a tutti l’uso del pannolone per anziani incontinenti. Ma a lui non faccio più caso, cosa vi aspettate da uno che va pazzo per i “Soliti idioti”? È per Sansone che sono preoccupata, finisce la giornata lavorativa e non è tornato, non posso cercarlo per non tradirmi, e torno a casa con l’angoscia.
UN MESE DOPO – Nel Palazzaccio Sansone è diventato una celebrità. Nessuno lo vede per giorni e poi compare nei momenti più magici, per esempio mentre il Direttore Supremo è in videoconferenza con l’Empireo che decide della nostra vita e della nostra morte, e che noi comuni mortali non sappiamo nemmeno dove sia ubicato fisicamente, forse in un ristorante al termine dell’universo, forse nell’antimateria o nel tunnel dei neutrini sotto il Gran Sasso. Dietro quella faccia compunta da pedofilo devoto compare il faccino tenero del mio iguana che fa la linguaccia e poi scompare. Ha fatto perfino la statua nell’ufficio della Sua Augusta Maestà di Piano per un giorno intero, e il pallone gonfiato ha pensato a un nuovo regalo da parte del Cerchio Magico dei suoi Famigli. Peccato che il regalo si sia alzato sulle zampe posteriori mentre lui si faceva trastullare dalla figlia preadolescente di un disgraziato disposto a tutto pur di non perdere il posto. Sansone si è dileguato insieme agli effetti del Viagra e il viscido mollusco del pervertito ha rischiato l’amputazione da morso. Il mio amico iguana passa molto tempo con me, nell’ufficetto in cui mi hanno confinato a fare nulla per consolidare la mia posizione di esubero e lasciar passare il tempo necessario per legge alla comunicazione del mio licenziamento per motivi economici e organizzativi. Sansone non parla molto, però ascolta e si fa capire con cenni della testa e delle zampette. Mi trovo molto bene con lui, è di grande compagnia. Ha un appetito enorme e ogni giorno mi tocca portargli diversi chili di frutta e verdura, ma gli ortolani cinesi mi lasciano tutti i loro scarti. Hanno colori fluorescenti e sembrano leggermente radioattivi, ma Sansone apprezza e mi sembra ingrassato, ha anche messo su pancia.
DUE MESI DOPO – Nel Palazzaccio sono impazziti e sono ricorsi a tutti i sistemi per scovare quella creatura squamosa che continua a comparire nei momenti meno adatti. Il suo musetto fa capolino nelle foto di gruppo, a una festa aziendale per soli leccaculo si è materializzato sulla pista e ha ballato l’hully gully, e recentemente si è esibito in un atletico balzo sulla scrivania del mio Kapetto mentre la favorita del momento gli praticava il massaggio orale della sera. Hanno chiamato anche il prete per un esorcismo. Il Provveditorato ha mandato un’impresa di derattizzazione ma Sansone non è un topo e non abbocca alle loro esche, anzi, ama variare la dieta vegetariana con la cattura di qualche roditore, che non me ne voglia Rasputin, il Re dei Ratti di Fogna. Poi, pochi giorni fa, la sorpresa. Il mio Sansone è una Dalila… Quando l’hanno abbandonata nella colonia era incinta, ha deposto le uova nelle fogne sotto al Palazzaccio e adesso è venuta a presentarmi i piccoli. Vi giuro, mi sono commossa. Dalila è ormai una bella signora lunga circa un metro e mezzo e i piccini sono deliziosi. Una in particolare mi si è molto affezionata e passa quasi tutto il giorno con me. L’ho chiamata Medea e la sto allevando a dieta carnivora, vorrei fare di lei un vero dinosauro. Ho trovato la degna erede da lasciare nel Palazzaccio, Medea mi vendicherà.
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