Salve ragazzi… come potevate cominciare il 2012 senza i miei auguri? Io sono Merlino, il Gatto samurai, il Guerriero errante senza macchia e senza paura, e chi meglio di me può augurarvi di sopravvivere a questo annus horribilis? Coraggio, ce la potete fare e speriamo che abbiano ragione i Maya. Questo capodanno è stato così interessante che ve lo devo raccontare.
La sera del 31 mi stavo tirando a lucido per una festa strepitosa, ero atteso da certe gattine ucraine, quando ho scorto il fiero cipiglio del mio amico Desdemolo, l’ultimo fantasma del Palazzo dei Veleni. “Merlino!” mi ha apostrofato “Hai un appuntamento”. “Lo so bene caro, e vado di fretta. Vedi ci sono certe gattine che…”. “Lascia perdere le gattine e vieni con me”. Il tono del mio amico era così perentorio che non me la sono sentita di discutere. Ho mandato un sms alle micette e mi sono lanciato all’inseguimento del mio amico, a rotta di collo, perché il felino è veloce ma il fantasma lo è molto di più.
Ho corso come un centometrista rischiando di perderlo attraverso i vicoli e i cortili fino al vecchio mercato di Piazza delle Erbe, abbandonato già da un po’. Ho scavalcato quello che rimane del recinto, mentre il mio amico fantasma lo attraversava con noncuranza, e tra i rottami dei banchi smessi ho scorto un fagottino dentro una cassa. Desdemolo stava parlando dolcemente a quel mucchio di stracci, ed io cosa dovevo fare? Mi sono avvicinato a vibrisse dritte e ci ho trovato la nostra umana, la gentile signora che si è presa cura della colonia felina per tanti anni, prima che fosse sterminata dal veleno e dalle automobili. La nostra vecchia amica era raggomitolata dentro una cassa e guardava il cielo smarrita. Non parlava, tremava e batteva i denti. Io l’ho avvolta in una magica coltre di fusa e Desdemolo l’ha presa teneramente fra le braccia, evocando una bottiglia di ottimo spumante.
“Su cara, lo so che quest’anno è stato terribile e il prossimo sarà peggio, ma adesso sei qui con noi e sei al sicuro. Cerchiamo di stare allegri e brindiamo. Ho invitato alcuni amici che ci faranno compagnia”. Desdemolo non aveva fatto in tempo a stappare il prosecco che è arrivato uno strano tipo col caschetto e gli abiti alla Swinging London. Il nostro fantasma lo ha salutato con affetto, gli ha offerto un calice e lo ha presentato. “Ragazzi lui è un mio amico, il capodanno degli anni Sessanta”. La nostra umana lo ha accolto con gioia, quando era piccola viveva in un tale stato di isolamento e di deprivazione emotiva che l’ultimo dell’anno era un evento, a giocare a tombola con le zie e bere un dito di spumante a mezzanotte. Mentre il fantasma degli anni Sessanta si scioglieva nella nebbia ne abbiamo visto arrivare un altro, con gli zatteroni e i pantaloni a zampa di elefante. “Ciao cara, ti ricordi il primo capodanno con gli amici? Aspettavi il tuo ragazzo ma non si fece vedere” e lo spirito dei primi anni Settanta si è dileguato con un sorrisetto perfido. Che stronzo!
Dietro di lui se ne è presentato subito un altro, un fantasma barbuto col maglione peruviano. Era il capodanno dei tempi dell’università. La nostra amica lo ha aggredito: “Con tutte le cose che si potevano fare a Bologna in quegli anni, c’era proprio bisogno di rintanarsi in uno stupido e freddo casolare di campagna a tentare di arrostire la carne su di un cazzo di camino che non si voleva accendere e faceva morire tutti soffocati!”. Il capodanno dei tardi anni Settanta si è allontanato avvilito, buttato fuori da un personaggio in nero, ornato da una cresta di capelli molto punk, che ondeggiava al ritmo degli Spandau Ballet. Era il capodanno dei primi anni Ottanta, quelli del sex drug & rock and roll. La nostra amica è scoppiata in lacrime e noi lo abbiamo mandato via in fretta e furia. Lo spettro dandy è stato seguito da una serie di fantasmi opachi e indistinti, in jeans e camicia sformata; erano i tristissimi capodanni trascorsi a casa di coppie a giocare a risiko. Qualcuno di loro portava sotto braccio una bottiglia di birra e l’Eternauta, e la nostra umana li ha abbracciati, “Grazie ragazzi, sarei morta se in mezzo a quegli idioti che parlavano solo di lavoro e di carriera non avessi trovato un fumetto e una birra”. Anche questi spettri si sono dileguati nella nebbia, senza rimpianto.
“Vedi amica mia” ha mormorato dolcemente Desdemolo “di questi capodanni passati, quanti ne salvi?”. “Forse uno” ci ha risposto la nostra umana dopo averci pensato un po’. “E faccio già uno sforzo”. In quel momento abbiamo sentito una vocetta rasposa e si è avvicinato uno spettro lacero e cencioso, tutto coperto di piaghe. “Ssssalve, sssono lo sssspettro del prossimo capodanno…”. All’unanimità, siamo balzati in piedi tutti e tre e ci siamo messi a correre verso la piazza, decisi a non approfondire la conoscenza. “Abbiate fede”, ci ha rincuorato Desdemolo, “vedrete che hanno ragione i Maya”. Le gattine ucraine, a quell’ora, chissà dove erano finite, ma non aveva importanza, nei tempi cupi non c’è niente di meglio che stare con gli amici. Sotto al voltone del municipio abbiamo spalancato la solita botola e ci siamo calati nelle fogne per raggiungere il regno dei nostri fantasmi del Sanguinoso Mucchio. Lì non ci si sbaglia, rock duro, superalcolici a mostruosa gradazione, funghi magici e danze scomposte. Loro sì che sanno stare al mondo. Al nostro ingresso nel tunnel siamo stati accolti con un ululato trionfale e gli spettrali musicisti hanno omaggiato la nostra umana con una loro versione tutta particolare di Stairway to Heaven. Se li sentisse Robert Plant si strapperebbe i capelli per l’invidia.
Non mi ricordo quanto sono durati i festeggiamenti, non mancava nulla, c’erano perfino i bomboloni e il vin brulè. Abbiamo ballato e cantato fino a rimanere senza forze e senza voce e a un certo punto ho visto Desdemolo che portava a casa la nostra umana in pieno coma etilico e lisergico. Bene, ho pensato, non c’è modo migliore di affrontare l’anno che verrà. Mi sono addormentato in un cunicolo e questa mattina, al risveglio, ho sorpreso vicino a me Rasputin, il re dei Topi di Fogna, mentre distribuiva aspirine ai suoi soldati che avevano un po’ ecceduto nelle celebrazioni. Non mi è mai stato simpatico, però un po’ di paracetamolo mi ci voleva proprio, troppa vodka fatta in cantina… Traballante sulle zampe, sono riuscito a sollevare la botola e a ritornare all’aria aperta, alla ricerca della colazione e col cuore pieno di buoni propositi. Perché non dovrebbe avverarsi la profezia dei Maya? Basta crederci.
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