L’ultimo feta e puzza!
ricordi d’infanzia
Succedeva che, per strada, ad un certo punto qualcuno esclamasse: “L’ultimo feta e puzza!”.
Un attimo prima si parlava di figurine di calciatori, della partitella di pallone da fare il pomeriggio oppure del malandato compito di matematica di quella mattina.
Poteva essere un orario qualsiasi, col sole o con la pioggia, in qualunque stato d’animo; la cosa essenziale è che si fosse almeno in due.
Succedeva che un attimo prima si camminava placidamente, con l’aria di chi va senza avere una meta, quando all’improvviso, senza alcun motivo, senza alcuna premeditazione, uno del gruppo, di solito un maschio, come se si fosse appena ricordato una cosa fondamentale o avesse avuto un’improvvisa folgorazione, cambiasse espressione: gli occhi dilatati di chi sta per affrontare un evento improvviso, il corpo teso con ogni muscolo contratto e pronto allo scatto che, prontamente, avveniva un istante dopo, così il ragazzo balzava avanti di un paio di passi, poi si voltava e, tra un ghigno e un sorriso, esclamava al gruppo: “L’ultimo feta e puzza!” poi guardava avanti e via, veloce come il vento!
Il resto del gruppo, che un attimo prima appariva distratto, perso nei propri pensieri oppure impegnato in una chiacchiera qualsiasi, nell’istante stesso in cui avvertiva quelle improvvise parole, come se esse avessero accesso a un recondito istinto primordiale, come se da ciò che sarebbe accaduto nei prossimi istanti dipendesse la propria vita, il resto dei ragazzi si lanciava dietro quel primo avventuriero, ognuno correndo come poteva, per quanto poteva, sforzandosi al massimo, non tanto per arrivare primo, ma per evitare di arrivare ultimo, e non importava dove si trovasse il traguardo che poteva essere la prossima fermata dell’autobus, un’insegna o il prossimo incrocio, quello che contava era non finire per ultimo per evitare l’onta umiliante di quell’anatema senza tempo: “L’ultimo feta e puzza!”.
Alla fine della corsa, tutto ritornava normale, come se ci fosse stato un salto spazio temporale, ognuno tornava ai propri pensieri, tranne che per quell’ultimo, il quale, per il resto del pomeriggio, sarebbe stato, vero o non vero, quello che feta e puzza.
Questo è un piccolo ricordo d’infanzia, di quando noi ragazzini non avevano la playstation, di quando la televisione non trasmetteva cartoni animati tutto il giorno, quando si stava insieme e quando bastava una breve corsa per sentirsi felici. L’esclamazione “feta e puzza”, che poi “feta” è sinonimo di “puzza”, insieme sono un rafforzativo del concetto che chi arriva ultimo “puzza”, è un’espressione dialettale delle mie zone. Voi ricordate qualcosa di simile? E se sì, qual era la vostra espressione?
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