MASSIMO FERRETTI SANTIN (1958 -2001)
Nessuno dei miei amici, dei miei compagni di studi, dei conoscenti della mia antica famiglia avrebbe mai sospettato che, con la mia laurea, a pieni voti alla Bocconi, e i miei masters negli US, invece di diventare un manager da mezzo miliardo all’anno, delle vecchie lire intendo, al lordo delle tasse, io finissi per fare, come per vent’anni ho fatto, l’assassino a pagamento, fino a quando qualcosa che avevo senza volere saputo, e che non dovevo sapere, aveva spinto i miei ultimi clienti a pagare perché fossi io, stavolta, ad essere ucciso.
E quando, dopo la mia morte, gli amici, i colleghi di studi, hanno saputo quale era la mia vera occupazione… perché qualcosa è venuto fuori dalle indagini, anche se i numeri della polizia peccavano per difetto e quelli dei mass media per eccesso, (i numeri dei lavori che avevo portato a termine in vent’anni…) hanno cercato di spiegare tutto con la malattia, dicendo che solo il sadismo, il piacere di uccidere e di straziare, poteva spiegare la mia scelta di vita. Ma che idiozia!
Io mai ho provato piacere strangolando, avvelenando, sparando, organizzando incidenti perfetti. E non l’ho fatto, se non in minima parte, perché fare il killer era, senz’altro, meno noioso che fare il dirigente d’azienda. Anche se non nego piacevoli scariche di adrenalina durante il mio lavoro… durante la preparazione del mio lavoro, girando intorno al mio bersaglio per conoscerlo, facendomi vittima per diventare uccisore. Ma mai mentre uccidevo,un’azione che era soltanto una logica conclusione.
La verità è che io ho scelto di uccidere, invece di comandare, perché il mezzo miliardo all’anno (di vecchie lire, intendo) era una miseria in confronto a quello che ho guadagnato, esentasse, in vent’anni di uccisioni a pagamento.
E anche se la mia famiglia contava generazioni di studiosi di Economia, insigni docenti e abili comandanti di imprese, non potevo dirmi, certo, ricco di famiglia!
Quindi ho fatto quello che ho fatto, (e l’ho fatto con la professionalità che vi aspettavate da me dopo i miei studi, nel mestiere che secondo voi avrei dovuto scegliere), per il mio amore per il lusso, per i miei gusti costosi.
Così non cercate nella mia vita passati indizi di sadismo, episodi che a posteriori rivelino un mio piacere di uccidere. Tutto è più banale. L’offerta per un ottimo killer, un killer con le mie conoscenze e con la mia classe, capace di entrare in tutti gli ambienti che contano, era di gran lunga superiore a quello che mi offrivano per essere un ottimo manager. Ho preferito il lavoro che veniva pagato meglio, la mia vita è stata decisa da una scelta di mercato.
Dall’opera inedita TUTTI I COLORI DEL GIALLO
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Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè
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