L’ombrello

l'ombrello

C’era una volta un paese, questo paese faceva parte di una regione e la regione faceva parte di una nazione.
Questa storia non si svolge oggi, ma non si svolge neanche al tempo delle favole, perché non è una favola.
Nel paese, nella regione, nella nazione c’era il Potere.
E il Potere, per quanto ne potessero dire i fogli di tutti i giornali, che dal Potere erano posseduti, era un Potere assoluto. Così gli abitanti sottostavano in modo assoluto al Potere.
Come in ogni altro paese della nazione, anche in quel paese, c’era il Servitore dell’Ordine Pubblico che rispondeva solo al Servitore dell’Ordine Pubblico della regione, che a sua volta dipendeva dal Grande Padre della Nazione.
In quel paese c’era un uomo.
L’uomo si chiamava Song Lee e un tempo aveva avuto una figlia.
La figlia era una ragazza molto bella e la sua bellezza aveva avuto la disgrazia di essere notata da Yang Soo, il figlio del Servitore dell’Ordine Pubblico di quel paese.
Yang Soo l’aveva fatta rapire e l’aveva tenuta con sé per due mesi per soddisfare il suo piacere.
Poi, certo della sua immunità, le aveva fatto qualcosa di peggio che tenerla prigioniera a vita oppure ucciderla per eliminare le prove.
L’aveva lasciata libera.
La ragazza non era tornata a casa.
La ragazza si era uccisa, buttandosi dal ponte che sovrastava la cascata di un fiume, che scorreva trecento metri più in basso, mezz’ora dopo aver riacquistato la sua libertà.
Song Lee amava molto la figlia. Con la morte della figlia la sua vita avrebbe potuto considerarsi finita, ma non era finita perché sua figlia lui continuava a vederla.
La vedeva nei suoi sogni e la vedeva in casa seduta al tavolo della sua stanza o in piedi davanti alla finestra.
L’immagine di sua figlia non parlava, ma nella mente Song Lee sentiva la sua voce.
E ogni volta echeggiava una sola parola: VENDETTA.
Naturalmente, non c’era in quel paese nessuna possibilità di procurarsi delle armi per chi non faceva parte del Potere.
Dopo il funerale della figlia, Song Lee aveva preso l’abitudine di recarsi in una strada di campagna, dove ogni giorno, più o meno alla stessa ora, Yang Soo passava veloce – il sole alle sue spalle, quando il sole c’era – con la sua potentissima motocicletta.
Song Lee sentiva prima il rumore della motocicletta, poi Yang Soo appariva praticamente all’improvviso, sul punto più alto di un dosso, che seguiva un lungo tunnel che attraversava la montagna e poi affrontava, spingendo al massimo – Yang Soo era molto bravo a guidare – una curva a sinistra che costeggiava un burrone.
Yang Soo non faceva mai attenzione a Song Lee e alla sua presenza, quasi costante, sull’orlo della strada.
Per lui quella figura non esisteva o, forse, faceva parte del paesaggio intorno.
Per un tempo lunghissimo… o almeno per un tempo che gli sembrò lunghissimo – ma noi vi possiamo dire che furono meno di tre anni – Song Lee raccolse tutti i pezzi, anche i più minuscoli, di carta stagnola che trovò.
Con infinita pazienza li stirava e li rendeva lisci.
Un giorno, nonostante, fosse una bellissima giornata, Song Lee uscì con un ombrello, avvolto in una fodera nera.
Nessuno ci fece caso, egli usciva ogni volta con un ombrello, sempre avvolto nella sua fodera, lo portava con sè anche quando c’era il sole, naturalmente senza aprirlo e se pioveva se ne serviva come tutti fanno con gli ombrelli.
Non c’era nessuno nella strada quel giorno.
Song Lee sentì il rumore della motocicletta e apri l’ombrello.
Ma non era lo stesso ombrello degli altri giorni.
E quando Yang Soo, uscendo al massimo della velocità dalla galleria, si trovò nel punto più alto del dosso, pronto ad affrontare la curva, fu abbacinato dal grande specchio rotondo che rifletteva il sole.
La motocicletta andò diritta verso il burrone senza nessun accenno di frenata.
Tutti i giornali, i giornali del Potere, altri non c’erano in quel paese, in quella regione, in quella nazione, parlarono di Yang Soo e delle sue grandi doti, della sua bontà, della sua generosità.
La mattina del funerale di Yang Soo, Song Lee, si alzò più tardi del solito, lasciò a casa l’ombrello e si avviò verso il ponte che sovrastava la cascata del fiume. L’immagine della figlia, anche se nessun altro poteva vederla, gli camminava accanto.
Il padre e la figlia si tenevano per mano.

 

 

 

 

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Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè.

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