– racconto e illustrazioni di Mauro Cristofani –
Il paesaggio è incantevole. La stradicciola in salita che porta alla rocca è faticosa e i tre amici ogni tanto si fermano a riprendere fiato.
-Andiamo piano, voglio guardare bene tutta questa meraviglia per ricordarla nei momenti di noia.
-La meraviglia sei tu, in quei momenti io sarò con te.
Tommi fa per abbracciare Baby ma lei non ci sta.
-Seh, chissà dove sarai.
-Dài non dire così, sai che ti adoro.
Baby sbircia Fede che li segue, gli si avvicina.
-Amore che c’è, non ti piace qui?
-Oh, bellissimo.
-Perché fai così, volevi tanto venirci.
Fede non risponde e per un po’ finge d’esser preso dal panorama, poi sbotta.
-Ok è tutto magnifico, contenta?
Ecco Tommi, gli mette una mano sulla spalla.
-Ehi bell’uomo, non rovinare la festa.
Fede si volta verso il paesaggio giù in lontananza e allarga le braccia con gesto teatrale.
-Ma basta con questa ricchezza di sentimenti, di voglia di emozioni e curiosità, io tutta questa bellezza ce l’ho nella testa, non ho bisogno di vederla, di toccarla con mano!
-Certo, hai una mente superiore e una fantasia illimitata, ma cerca di capire anche noi comuni mortali.
-Ragazzi non vi mettete a fare le solite discussioni, almeno oggi.
Baby si mette fra i due e li abbraccia.
-Siete due rompiscatole ma vi amo.
Per un po’ procedono in silenzio, su per il colle che si fa sempre più ripido. La rocca, lassù, sembra irraggiungibile.
Quando trovano uno spiazzo con due panchine si fermano per riposarsi. Baby va accanto a Fede e lo bacia, ma lui tiene chiuse le labbra.
-Lo so che una vita lineare fatta di piccole gioie non ti piace, che ti sembra vuota e inutile, una prigione… Ma è perché non vuoi affrontare il rischio del dolore, le ferite dell’anima.
-Tommi la tua amica è una filosofa, vieni a sentire cosa dice!
Ora i due amici gli sono accanto, lei di qua l’altro di là, entrambi lo abbracciano. Tommi lo sfiora con una carezza, Baby si stringe a lui.
-Non vi merito.
-E invece sì, senza di te non sarebbe vita.
-Non dobbiamo dividerci mai.
-Sì sì… È che quando mi allontano dalla mia tana mi sento un po’ perso, come se mi venisse a mancare una difesa, solo lì mi sento al sicuro.
-Lo sappiamo, tesoro. Ma qualche volta è bello anche uscire nel mondo, vedere cose nuove.
-Quand’ero un ragazzetto inquieto riempivo il mio sacco e partivo.
I miei coetanei erano tutti casa e famiglia, non ho mai capito se provassero invidia per me o se mi considerassero un po’ fuori di testa. I loro genitori quando li incontravo mi guardavano con aria sospettosa, i miei non capivano la mia irrequietezza ma non hanno mai potuto fermarmi.
Un lungo momento di silenzio. Poi Baby si alza, si china, avvicina al suo i loro visi e li bacia con baci profondi, incurante della gente che passa. Per un lungo momento rimangono tutti e tre prigionieri di un dolce incantesimo.
-Su andiamo, la rocca ci aspetta.
Gli ultimi passi sono quelli più faticosi, ma alla fine ci arrivano.
Dell’antico castello, restava un rudere oscuro esposto a “quattro venti”, cioè quelli provenienti dalle quattro città che da lassù si potevano vedere, e una era la loro città. Si divertono a immaginare dove sia la loro casa, ognuno indica un punto laggiù a valle e sono tre bambini tutti presi da un gioco improbabile.
Ci sono pochi visitatori intorno, li ignorano. Ecco un posticino dove starsene tranquilli in disparte: è uno spiazzo di muschio verde tenero dove spuntano qua e là fiorellini bianchi mossi dall’aria ventosa.
Ora intorno a loro non c’è più nessuno, la rocca sembra più scura e minacciosa, il silenzio fragoroso. Baby si distende sull’erba, Tommi le è subito sopra attirando anche Fede con loro. Un grande abbraccio fatto d’amore e d’amicizia, fatto di desiderio.
Nessuno seppe mai quanto tempo passò, un’eternità o solo qualche minuto. Alla fine capirono di amarsi più che mai, e di essere indivisibili.
Quando il triplice abbraccio si scioglie si ritrovano all’ombra della rocca, carezzati dai suoi quattro venti.
Per un po’ la discesa è facile e lieve, come i loro cuori. Ma a un certo punto Fede all’improvviso barcolla, poi cade.
-Che succede, che hai? Oddio Tommi guarda com’è sbiancato… Aiutami a sollevargli il capo!
Fede ha gli occhi semichiusi, respira regolarmente ma sembra morto. Tommi sta facendo il numero del pronto soccorso ma Fede apre gli occhi e con la mano lo ferma.
-No… poi mi passa.
Ma ogni volta lo sgomento li prende, sanno bene che ogni volta potrebbe essere l’ultima.
Più tardi ricominciano a scendere, mentre lassù la rocca diventa piccola piccola.
Quasi a valle, in un alberghetto appollaiato su un’altura, prenotano una camera matrimoniale.
Cenetta silenziosa consumata con appetito sulla veranda, guardando in alto la sagoma scura della rocca stagliata contro la luna. Poi a letto.
-Poter essere un fabbricante di felicità.
Fede sorride, fra l’amaro e il sarcastico.
-Bisogna distruggere prima di costruire qualcosa. Hard times come, hard times go… come dice la canzone.
Baby guarda con tenerezza i due ragazzoni, tenera e complice mammina-amante.
-Qualunque gesto che facciamo, è sempre un documento di noi stessi. Sono convinto che in qualche modo ognuno di noi è un artista.
-Se davvero fosse così, io non vorrei avere allievi. Chiuderei in una cassa l’oggetto finito e passerei oltre, evitando ricordi che mi potrebbero tener ancorato a un determinato momento della mia esistenza.
-Ma sì, la vera libertà è potersi liberare da se stessi. Ci inoltriamo nel futuro e siamo già nel passato di quelli che verranno.
Baby scoppia a ridere.
-Beh?…
-Siete buffissimi quando vi buttate in certi argomentoni, l’espressione dei vostri visi è simile a quella del tonno in scatola! Ah ah…
Ma sa bene che l’espressione un po’ persa dei due è dovuta soprattutto ai suoi maneggi sotto le coperte. A vederli così beati, Baby li invidia un po’ perché a lei il mix filosofeggiar-godere finora le è mancato.
Pian piano sparisce sotto le coperte.
Nel silenzio si sente solo il leggero ansimare dei due che coi visi sempre più vicini mescolano il loro alitare, infine unendo le bocche in un bacio profondo e infinito.
In macchina, il mattino seguente, Tommi e Fede danno un’occhiata distratta in alto verso la rocca, mentre Baby canticchia You always hurt the one you love… mentre si volta a guardare l’alberghetto che a poco a poco sparisce in lontananza.
Si ringrazia Micaela Lazzari per l’editing.
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