Non c’è pace in Piazza delle Erbe… Anche questo Capodanno è stato tutto da raccontare. Oddio, sarebbe meglio stare zitti perché rischiamo una ventina di ergastoli, ma i tribunali non credono alle parole di un gatto, sia pure un gatto di un certo livello come me, il vostro Merlino, il Gatto Samurai. L’anno appena trascorso è stato così devastante per l’Umana che si prende cura della nostra Gatteria che tocca a noi, i profughi della colonia, andare a casa sua, la sera, per costringerla a prepararci la pappa e mandare giù un boccone di scatoletta, però l’altra sera ce la siamo vista davvero brutta, non la trovavamo. Abbiamo dovuto perquisire tutto l’appartamento prima di rintracciarla nella cesta dei panni sporchi. Stava raggomitolata là dentro e si rifiutava categoricamente di venire fuori, sostenendo che ormai abbiamo imparato ad aprirci le scatolette da soli e che tanto la spesa la fa sempre Desdemolo, il Fantasma del Palazzo dei Veleni, lo specialista di rifornimenti al supermercato in tempo di crisi.
Per stanare la nostra amica da quel rifugio maleodorante abbiamo dovuto scatenare l’Arma di Fine di Mondo, ovvero il Lonfo lanciato in un’esibizione di poesia metasemantica. Dopo tre o quattro strofe deliranti, con l’aiuto del professor Scipione al coro e del Conte Vronskij alle bestemmie, siamo riusciti a farci spiegare i motivi di cotanta disperazione. Naturalmente la causa era sempre la stessa, il Palazzaccio in cui la povera donna si guadagna da vivere tra pianto e stridor di denti. Queste feste di fine anno, ci ha detto, saranno “allietate” da una visita del Ras Kaiser di tutto l’Impero Aziendale, e per compiacerlo degnamente gli scagnozzi locali hanno ricavato un lussuoso attico dagli antichi solai, da sempre regno dei topi e degli scheletri, e hanno organizzato un banchetto in suo onore per la notte di Capodanno. E come dimostrazione della totalità del loro potere assoluto, hanno precettato gli impiegati obbligandoli ad essere tutti in servizio: i vecchi e brutti alle cucine, i giovani aitanti e le stagiste di bella presenza a servire a tavola. Non sono ammesse giustificazioni, hanno detto: il due gennaio, gli assenti potranno fare a meno di presentarsi al lavoro.
La nostra Umana non ha molte pretese per il capodanno. Di solito lo passa con noi, sotto i banchi del vecchio mercato, a bere albana dolce e rosicchiare ciambella mentre Grisha suona la balalaika e il professor Scipione legge un poema classico. Fumiamo erba gatta, poi verso mezzanotte scendiamo nei cunicoli sotto la piazza e ci uniamo al rave dei fantasmi del Sanguinoso Mucchio: heavy metal col gruppo dei Bloody Bunch, vin brulè ai funghi allucinogeni e castagne arrosto per tutti. Insomma, un capodanno in famiglia, tanto per far contenti i cuccioli. Quest’anno la ferale notizia di dover iniziare il 2013 nelle cucine del Palazzo dei Veleni con gli odiati colleghi, a lavorare per il banchetto del Ras Kaiser e dei suoi scagnozzi con gentili signore al seguito, l’ha completamente distrutta.
E noi cosa dovevamo fare? Tutti insieme, come un sol gatto, abbiamo giurato di trovare una soluzione. Siamo o non siamo una famiglia? Ma per quanto le nostre meningi siano state spremute, anche col contributo di Desdemolo, il nostro fantasma quasi millenario, non ci veniva in mente niente che non fosse già stato sperimentato. Sparizioni del palazzo, LSD nelle bevande, Nargilli scatenati… tutte idee vecchie, già sfruttate. Per pensare con un po’ più di calma, ho fatto una passeggiata nei vicoli e mi sono trovato davanti alla bottega di Nicolai, il Tatuatore di Lupi. Qualche mese fa questo simpatico giovane di origine siberiana ha affittato uno dei negozietti vicino al mercato, ormai deserti da anni, e ha aperto un laboratorio di tatuaggi. La sua specialità sono i lupi, li riproduce sulla pelle con una maestria e un’arte che incantano. È giovane ma ha avuto una vita difficile: è nato in un posto sperduto dell’ex Unione Sovietica, ha fatto due anni di militare in Cecenia, dopo il congedo ha lavorato per un po’ come guardia del corpo, ma si è stancato di difendere mafiosi che avrebbe desiderato strangolare con le sue stesse mani ed è capitato qui, nella nostra piccola città. Ha imparato dal nonno l’arte del tatuaggio siberiano, l’ha perfezionata in prigione e ha aperto questo piccolo laboratorio che comincia ad avere un certo successo. Nicolai è taciturno, e inquadra i clienti con una sola occhiata. Solo chi ne è degno esce dal suo negozio col segno del lupo; gli altri devono accontentarsi delle solite farfalline o dei ghirigori stile Nazionale di rugby neozelandese. E nessuno discute con Nicolai, con un’occhiata ti fa passare la voglia.
Io e lui ci siamo presi benissimo. Mi piace guardarlo lavorare e a lui piace mostrarmi la sua arte. Mi ha spiegato il significato di alcuni tatuaggi segretissimi, che solo pochi iniziati possono conoscere, ma ci siamo riconosciuti subito a naso, siamo due Ronin, due Guerrieri Erranti senza padrone, e tra noi basta uno sguardo. Quando lui lavora, io mi raggomitolo sulla poltrona e le mie fusa rilassano i clienti, ma non dormo, sto attento e imparo, anche se gli ho dovuto giurare di non riprodurre mai e poi mai i simboli sacri. Non è una promessa difficile da mantenere, gatti e fantasmi non amano farsi tatuare. Mi fido di Nicolai, così gli ho parlato delle mie preoccupazioni e gli ho chiesto un consiglio. Lui stava preparando uno studio elaborato e non ha alzato il naso dal foglio di carta di riso su cui disegnava, ma lo capivo che ci stava pensando. Bene, lui pensava e io ci potevo fare sopra una bel sonnellino. Infatti, dopo un paio d’ore mi ha svegliato e mi ha offerto una tazza di latte caldo con un goccio di vodka. Mentre si beveva insieme, mi ha rivolto alcune domande svagate e apparentemente senza scopo. Per esempio, ha voluto sapere se qualcuno degli antichi accessi al solaio era sopravvissuto al restauro, qual era il programma della serata e quanti invitati sarebbero stati presenti. Gli era presa voglia di vedere le nuove sale, ha detto… Dal lato delle fogne è rimasta solo un’entrata, una scaletta strettissima che si inerpica su un fianco del palazzo e arriva fino ai nuovi solai, lussuosamente decorati in mogano e cristalli. Il Salone Imperiale era già predisposto per il Ras Kaiser a capotavola e i sei Oberst-Gruppenführer ai lati, con relative signore. Il mio amico ha sogghignato a sentire che sarebbero stati tredici a tavola, ma forse la gente di quel livello non è superstiziosa.
Dalla mia Umana avevo saputo che durante il banchetto si sarebbero consumate pietanze rarissime come salamandra in salsa di ostriche e spiedini di unicorno, accompagnate da vini invecchiati ottocento anni e acqua di pure lacrime di vergine, e allo scoccare della mezzanotte si sarebbe brindato con l’esclusivo champagne “Tears and Blood for You and Not for Us”. Al termine del rito degli auguri, lo Stato Maggiore avrebbe convocato i dipendenti nell’anfiteatro e sarebbe stata data lettura del Nuovo Regolamento Interno, con l’allegato delle più recenti pene corporali introdotte dall’emendamento Ichino – Fornero, seguito da esempi concreti. Mentre illustravo il programma della serata a Nicolai, lui ha lasciato cadere là, per caso, che a capodanno aveva organizzato una partita a bowling con alcuni amici, nella Foresta della Lama. Sono tutti ragazzi siberiani, amano i boschi e la compagnia dei lupi, beata gioventù… Davanti al laboratorio ci siamo salutati con un cenno rispettoso e Nicolai ha colto l’occasione per ringraziarmi della katana che gli ho regalato a Natale, poi mi ha chiesto di porgere i suoi saluti a tutta la Gatteria e di fare coraggio da parte sua alla nostra Umana. Per lei mi ha dato un sacchettino con una polvere da sciogliere nell’acqua da bere prima di andare al lavoro, la sera del 31 dicembre. L’avrebbe fatta sentire più forte. E mi ha sorriso con i suoi occhi limpidi e taglienti. A quel punto sono stato sicuro che il mio amico aveva un’idea, e di quelle buone.
La sera del 31 siamo andati tutti dalla nostra Umana per salutarla e accompagnarla al luogo del martirio. Le ho sciolto la polvere di Nicolai in un bicchiere d’acqua, ma dopo aver bevuto non ha fatto in tempo a infilarsi le scarpe che è crollata addormentata. L’abbiamo messa a letto, un po’ preoccupati per le rappresaglie che ci sarebbero state nel Palazzaccio, ma confidando nell’inventiva del mio amico siberiano. Poi siamo entrati dalle fogne e proprio laggiù abbiamo incontrato Nicolai, con dodici compatrioti in tuta mimetica e il viso annerito di fuliggine. Ognuno di loro stava caricando una Makarov e lui provava il filo della katana. Anche se eravamo piuttosto sorpresi, nessuno di noi aveva molta voglia di chiedere cosa stavano combinando, a parte quello sciocco di Smeagol, il furetto, che si dimentica sempre di collegare la bocca al cervello. I ragazzi lo hanno guardato strano e hanno risposto che si stavano preparando per andare a giocare a bowling. Poi si sono avviati in fila su per la scaletta, più silenziosi di noi gatti, e stavo per seguirli, quando ho fatto un salto sulle quattro zampe.
Stava arrivando un carro dei pompieri a sirene spiegate, da cui è sceso un plotone di Vigili del Fuoco che ha bloccato i dipendenti nelle cucine, ai piani bassi, e si è precipitato su per lo scalone. Strano, alcuni di quei pompieri somigliavano ai miei amici fantasmi del Sanguinoso Mucchio, e avevo letto che la locale caserma dei Vigili del Fuoco aveva denunciato un furto di divise proprio quella mattina, ma in questo palazzaccio ho imparato a non farmi domande. Stranamente non sentivo odore di bruciato, e mentre stavo per salire anch’io ai piani alti, lungo la scaletta, ho visto scendere Nicolai e gli altri. Ognuno di loro teneva in mano un sacchetto. Il mio amico mi ha dato un buffetto affettuoso, dicendo che adesso erano a posto, si erano procurati le palle da bowling. Li ho visti così euforici che mi è presa voglia di andare a festeggiare con loro, ma mi è venuto in mente che ho qualche difficoltà a correre coi lupi. Per me, che sono un gatto, il difficile è rimanere intero alla fine della corsa, quando ai lupi viene appetito. Così, in silenzio e con cautela, sono salito nell’attico.
Che peccato non aver avuto la macchina fotografica… L’immenso lampadario di cristallo illuminava una scena degna della Caduta degli Dei. Il Ras Kaiser e i suoi invitati, in eleganti abiti da sera, erano seduti impettiti ai rispettivi posti a tavola, con le mani poste vicino al piatto. Le signore esibivano splendidi collier e gli uomini cravattini di seta, ma i gioielli e i papillon rimanevano in equilibrio precario sul moncone di collo rimasto. La teste era stata tagliata via con un taglio netto e preciso, a firma della mia katana. Come abbiano fatto i ragazzi a farli rimanere così immobili mentre li decapitavano, è un mistero che ho risolto sotto alla tavola, dove ho trovato il bossolo di una cartuccia della Makarov. Quei ragazzi si stanno rilassando un po’ troppo, se non era per me non avrebbero fatto un lavoro pulito. Me ne stavo andando col bossolo quando le porte si sono spalancate e hanno fatto irruzione i pompieri, armati di lanciafiamme. Si vede che adesso usa così, se c’è l’incendio lo spengono, e se non c’è, invece, lo appiccano.
Poi ho guardato bene quei pompieri e mi sono accorto che erano un po’ smagriti sotto le divise… Però l’abbigliamento da Vigile del Fuoco dona molto ai Fantasmi del Sanguinoso Mucchio. Dopo aver dato fuoco al legno pregiato dei pavimenti e delle pareti, accuratamente cosparse di benzina, noi ragazzi siamo saliti sul carro e a sirene spiegate abbiamo raggiunto la Riviera, dove c’erano un sacco di rave party in cui nessuno si sarebbe stupito di vedere un gruppo di gatti e di scheletri vestiti da pompieri. Quando è arrivata l’alba ci siamo fermati a mangiare i bomboloni in un forno e mi sono arrivati un paio di sms: uno di Nicolai e dei suoi amici, contentissimi delle nuove palle da bowling con cui avevano giocato fino al mattino, e un altro di Rasputin, il Re dei Topi di Fogna del palazzo dei Veleni, che ringraziava per la grigliata. Un po’ indigesta, qualche cucciolo stava ancora vomitando, ma lo champagne, diceva, era sublime.
- Cinquanta sfumature di Amore – L’Amor Felino - 17 Febbraio 2014
- Resistenza in vita - 3 Febbraio 2014
- Non è mai troppo tardi - 6 Gennaio 2014