di Endriu
Sono io! Sono io! Non credevo alle mie orecchie quando sentii dire al mio futuro fidanzato (sebbene per poche settimane) che cercava una ragazza, idealmente una studentessa Erasmus, per un lavoro estivo in montagna. Io che adoro le montagne. Per chi si è perso l’ultima puntata (Dal diario di un’olandese volante n. 12 – Imparando a parlare la lingua dei maschi), sto parlando del lavoro che ho trovato alla fine del mio primo anno in Italia. Da tempo frequentavo un’agenzia di collocamento per studenti, dove un giorno ho portato il curriculum, nell’illusione che servisse a qualcosa. In fila prima di me c’era questo tizio che stava per lasciare un annuncio di lavoro praticamente fatto per me. Non lui, come scoprì di seguito. L’annuncio. Era la mia sorte, il mio destino! In fondo mi ha portato al mio attuale compagno, diventato marito quattro mesi or sono, attraverso la Casa del Popolo di cui ho anche parlato in precedenza.
La nuova Casa del Popolo, così come il rifugio di M. dove sono andata a lavorare nell’estate del 2005, è un posto favoloso, ancorché pieno di gente un po’ squilibrata. Più avanzano gli anni, più comincio a capire le varie fisime dei frequentatori. Da dove iniziare?! Facciamo una divisione, innanzitutto: i casi problematici diciamo ufficiali, da un lato, e quelli in negazione (di gran lunga i più numerosi), dall’altro. Cominciamo dai primi, o piuttosto, dal primo: Mimmo è un metallaro seguito da anni dalle istituzioni. Seguito su carta, perché in realtà ci stiamo dietro noi. Per quasi sette anni questo lavoro ingrato l’ha svolto mio marito, l’unico in grado di reggere questa specie di uomo-animale, sofferente di idrocefalia e quindi certificato invalido al 50%. Un ragazzo buono, eh, o almeno all’inizio. L’hanno adottato quando stava andando giù per la china sbagliata, tentando di spacciare droga (dico ‘tentava’ perché probabilmente se la fumava lui, in gran parte). Per sei mesi visse con mio marito, prima che l’associazione riuscisse a fargli avere un appartamento e un lavoro, diventando la sua nuova famiglia. E mio marito divenne il suo papà. Solo lui possedeva il senso di autorità necessario, dato che Mimmo aveva avuto un padre duro e violento ed era alla ricerca, paradossalmente, di qualcosa di simile.
Fino a quando Mimmo, che nonostante sia autonomo nella testa non ha mai raggiunto la maturità, è entrato nella fase adolescenziale della ribellione e ha rotto i rapporti con mio marito e – per proprietà transitiva – anche con me. Di conseguenza noi siamo diventati oggetto di una fastidiosa e a volte patetica campagna di odio metallaro che dura ormai da più di due anni, espresso a livelli appunto adolescenziali. Il tutto tollerato dagli altri che – per paura di farlo arrabbiare – lo lasciano fare. O magari non se ne accorgono neanche! Il problema sta proprio lì, perché non è tanto Mimmo, che si sa, non capisce una sega di nulla. Il problema sono gli altri che tacciono, non vedono, non sentono. Quando ho raccontato ad alcuni di loro dei dispetti e delle offese verbali che ricevo da Mimmo, hanno guardato semplicemente dall’altra parte, dicendo che gli dispiace e basta, o addirittura addossando la responsabilità a mio marito, uno diretto che ad alcuni sta sulle balle. Il capro espiatorio ideale!
Le offese di Mimmo si nutrono di una dose considerevole di sessismo e di maschilismo, tipico della maggioranza dei maschi italici. Essendo inoltre immune alle regole delle convenzioni sociali e adoperando dunque una volgarità incontrollata e quasi onesta nel suo modo di esprimersi, Mimmo rappresenta il sessista per eccellenza. La condizione delle donne nella Casa del Popolo, in effetti, lascia a desiderare. Pure in questo ambiente di sinistra che si dice antirazzista, antifascista e antisessista. Mi limiterò a un caso problematico della seconda fascia, quella in negazione: Piero il muratore. Se fossimo stati a Los Angeles, il suo corpo muscoloso gli avrebbe guadagnato magari un ruolo in una biopic sui Village People, mentre cantano Y-M-C-A, it’s fun to stay at the Y-M-C-A… Non che sia gay, anzi. Ogni tanto si fa anche sfuggire un commento sessista, pur essendo sposato con una deliziosa ragazza argentina. Ora mi viene in mente un’altra canzone dei Village People. Macho macho man, I wanna be a macho man. Una sera siamo tornati da un’iniziativa per il primo maggio. Piero si è messo a scaricare delle panche di legno – tipo quelle delle sagre di paese, o delle Feste dell’Unità quando erano ancora povere – da solo, anche due in un colpo solo. Dovete sapere che le sue mani sono dei badili! Per scherzare, qualcuno ha cominciato a cantare Baldo baldo man, I wanna be a baldo man… e poi sono partiti tutti. Stavamo morendo dal ridere, stanchi come eravamo, ma Piero non ha gradito.
Forse sotto sotto è un ragazzo sensibile? Forse non è ‘sto macho macho man che sembra a volte, e invece ha anche un lato femminile? O magari semplicemente i Village People lo fanno cagare, chi lo sa. Effettivamente non è un villano, anzi, sembra timido e parla poco. Ma questo forse perché quando parla spesso dice delle cagate. Tempo fa, per esempio, abbiamo acquistato un modulo da bagno per le feste estive. All’interno c’erano quattro bagni ‘chiusi’ più un pisciatoio che abbiamo tolto per rendere il modulo unisex. Piero non era d’accordo. Avete fatto una cazzata, ha detto con la sua cadenza veneta stile Neri Marcorè quando fa Marco Polo nella pubblicità della TIM. Perché le donne dove la vanno a fare la pipì? Ora, non voglio fare la borghese, ma io in un bagno pubblico dove sta pisciando un uomo non ci vado, e mica a tutti gli uomini va bene farla con una donna che li vede. Il lavandino, poi, era vicinissimo al pisciatoio eliminato. E se qualcuno schizza mentre mi sto lavando le mani?
Ma di uomini maschilisti ce ne sono anche altri, alla Casa del Popolo. Uno non manca mai l’occasione per fare battute sporche, evocando allusioni pornografiche là dove noi umani non potremmo neanche immaginarle. Un altro ha gli occhi come radar, che non si fanno mai sfuggire le cosce nude o il seno voluminoso delle ragazze che vengono alle feste estive. Il Drogato ve l’ho presentato già in precedenza – (Dal diario di un’olandese volante n. 4), ed è un altro esponente di questa seconda categoria. Un megalomane turbato da un ego gonfiato, crede di essere il Brad Pitt della bassa bolognese, in eterna competizione con il suo amico Zucchetto, un Don Johnson indeciso che è tuttora alla ricerca dell’anima gemella.
Ma il problema non sono solo gli uomini, e la loro illusione di essere superiori. Sono le donne che accettano questa condizione, che fanno finta di non vedere, di non sentire. Le donne che sopportano. Eh già, siamo ancora lontani dall’emancipazione. Molto lontani.
(editing by Beatrice Nefertiti)
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