di Endriu
La passione mia e di Mara per i film asiatici dell’orrore non è sfociata solo nelle serate Blockbuster (Dal diario di un’olandese volante n. 24 – Zombi). Nel 2007 siamo andate a fare le volontarie al Future Film Festival, il festival cinematografico dedicato all’animazione e agli effetti speciali che si tiene annualmente a Bologna. È un’esperienza che mi torna in mente tutti gli anni, quando il TG regionale fa il solito servizio sulla nuova edizione del festival. I primi ricordi non sono sempre belli, ma è colpa dell’acida organizzatrice che viene da sempre intervistata dal telegiornale, perché me la ricordo proprio così: acida. Acida e di fretta, senza mai un sorriso. Eravamo volontari, quindi praticamente dei nessuno per lei, piccola di statura ma grande di ego. Per fortuna non era lei a gestire i lavori che dovevamo fare. C’era Bruno, un neo-laureato del DAMS che era stato assunto con uno di quegli incarichi dalla definizione vaga e fighetta, tipo Project Coordinator o Addetto Comunicazione e Marketing o Internal Communication Assistant, e che praticamente mandava avanti tutta la baracca. Ma non era uno che dava ordini, o che ci trattava come merce: era semplice e simpatico, quasi timido, o forse semplicemente imbarazzato da tutte queste ragazze intorno. Rideva e sorrideva, e presto diventò uno di noi. Non era neanche male da guardare, e mi piacque da subito. Non che mi sia innamorata, ma aveva quel modo di fare un po’ impacciato, modesto ma non impaurito, femminile ma non effeminato, scherzoso e informale, che mi piace.
Non ero l’unica ad essermi affezionata a lui. C’era Liana, una semi-punk estroversa e quasi lesbica, pure lei del DAMS, che era diventata subito sua amica. Non sembra che sia riuscita ad andare oltre, però: alla fine del festival scoprimmo che a Bruno piacevano i ragazzi, il che spiegò il suo carattere un po’ femminile. Questa rivelazione non troppo tragica ma tuttavia fastidiosa per me che – seppur non innamorata – ci stavo comunque per un piccolo flirt, mi ha un po’ rovinato la serata di chiusura del festival. Eravamo all’Arterìa, un locale a due passi dalle Due Torri, dove c’era una serata con musica e buffet. Miracolosamente eravamo invitati anche noi poveri volontari. Ma non ci cagavano comunque: il massimo è stato l’acida del TGR che ha finalmente sorriso un po’. Il suo collega, un tizio che girava sempre in un abito color kaki, cercava invece di sedurre – invano – qualche ragazza.
Però la festa era iniziata ancora prima, quando mi sono trovata insieme a Liana e a qualche suo amico. Dovevamo andare dal cinema Capitol, dove era stata l’ultima proiezione, al locale, e Liana si era munita di una buona provvista di spumante, che abbiamo fatto fuori durante il tragitto. Non avendo mangiato da ore il risultato è stato devastante, a tal punto che non ricordo quasi niente della serata, a parte i due fatti riportati sopra. La mattina dopo, quando mi sono vestita, ho notato dei lividi sulle cosce. Non riuscivo assolutamente a capire dove e quando mi fossi fatta male, per cui sono andata a chiedere informazioni a Mara. Ha cominciato a ridere. “Non ti ricordi?!”, il che mi ha fatto preoccupare ancora di più. Pare che Bruno non si fosse fatto vedere per tutta la sera, poi quando è apparso col suo ragazzo, io ho fatto una scena da dimenticare – e l’avevo in effetti rimossa… Dice Mara che sono caduta più volte per terra, urlando cose del tipo che Bruno non mi aveva mai cagato e così via. Le prove fisiche, oltre ai lividi, le ho viste nelle foto di Raúl, un ragazzo festaiolo di Mantova – ma di origine portoricana – che non si è perso l’occasione di immortalare le immagini vergognose di me accosciata su me stessa con Mara, Liana e gli altri che tentano di tirarmi su. O madonna. Spero che non le userà mai come ricatto.
Bruno non l’ho più rivisto. Una sera l’avevo invitato a casa nostra, insieme con alcuni amici del Festival (Mara non c’era), ma mi ha tirato il pacco. Un’altra volta è stata Mara a invitarli tutti, e quella volta è venuto ma io ero via. Poi per un breve tempo siamo stati amici su Facebook, prima che scomparisse, misteriosamente, dalla mia lista di amici. Forse perché nella sua foto del profilo era arrivato, da poco tempo, un viso femminile? Si era fidanzato con una ragazza, per cui dovevo concludere che era un bisessuale e che i suoi tentativi di sfuggirmi, in seguito alla serata del mio inconsapevole coming out, erano forse l’esito di un suo imbarazzo. Forse per quello Liana andava così d’accordo con lui: non era lesbica ma bisex pure lei! Non ci becco mai…
Bruno comunque non valeva la pena, dico come persona. Dopo che mi ha cancellato su Facebook ha avuto la faccia tosta di mandarmi una mail per chiedermi di votare un suo racconto per un blog dove poteva vincere qualcosa. Il bello è che nella mail faceva riferimento al fatto che mi aveva tolto l’amicizia su Facebook, ribaltando però la cosa come se fossi stata io, a mo’ di scherzo. Il senso dell’ironia proprio mi sfugge tuttora. Va da sé che l’ho insultato.
Il festival, però, è stata una bella esperienza, nel complesso. Abbiamo visto un sacco di film carini, anche uno dell’orrore come piaceva a noi, con tanto di bambine asiatiche dai capelli lunghi e neri che camminano per terra come i ragni, bleah! Poi abbiamo visto The girl who leapt through time del regista giapponese Mamoru Hosuda, con cui ci siamo pure fatti fotografare. Che figata! In un’altra foto c’è Bruno con una ragazza pugliese, e io dietro che faccio una smorfia che ancora mi fa ridere.
Ma il più bello sono stati i personaggi pazzi che abbiamo conosciuto, un vero carnevale di caratteri, come questa tipa di Ferrara che faceva la volontaria anche lei. Aveva già una certa età rispetto a noi studenti, ed era una rossa un po’ fuori dai coppi. Questo si manifestava soprattutto nel fatto che diceva in continuazione ‘cipolla’, come un intercalare. Abbiamo tentato di capire il perché ma non c’era, e l’abbiamo chiamata Cipolla. Poi c’era una ragazza pugliese che non sembrava per niente tale: alta, bionda e con gli occhi azzurri. Una sera a cena a casa sua abbiamo conosciuto uno dei suoi coinquilini, un ragazzo superbello di cui Cipolla si è innamorata subito. Povera, lo chiamava il Bellone, ma non ce l’avrebbe mai fatta, fosse solo per il fatto che diventava una ragazzina nelle sue vicinanze. Lui lo capiva e quindi faceva finta di corteggiarla, tipo la superstar che regala fiori alle sue fan. Povera Cipolla.
Poi c’era Tette Su, una leccaculo che aveva mobilitato le sue tettone per realizzare delle ambizioni che andavano ben oltre il volontariato; Salvatore, un ragazzo simpatico e corretto che aveva fatto amicizia soprattutto con Mara; e Annalisa, un po’ insulsa e incapace che, anche lei, aveva legato con Mara. A me, invece, sono toccati i bisex e i fotoreporter. Brava Endriu! Per non parlare di Andrea, un biondino simpatico e un po’ sfigato che, invece, si era un po’ innamorato di me: dopo il festival veniva a trovarmi ogni tanto al mercatino della Montagnola dove ho lavorato per qualche mese, fino al punto che dovevo nascondermi nel camerino per evitarlo.
C’era anche un ultimo personaggio che non faceva parte della squadra. Era alto e magro, sui quarant’anni, con i capelli neri semi-lunghi, non troppo curato ma nemmeno barbone. Per tutto il festival girava per Palazzo Re Enzo – dove c’erano le mostre, gli incontri e la sala stampa – a scroccare colazioni, pranzi e aperitivi. L’abbiamo in effetti soprannominato Mister Scrocco. Non si è mai saputo se era un senzatetto o semplicemente uno che non aveva niente da fare. Si spacciava per imprenditore o qualcosa del genere, ma chi ci crede! Mi ricordo una mattina, quando è venuto per la colazione gratis che però quella volta non c’era, e io e Tette Su abbiamo dovuto cercare di convincerlo. Ma lui continuava a ripetere che c’era, che voleva andare alla colazione, ma c’era la colazione, devo andare alla colazione… Povero! Me lo immagino, ora, che si alza nella sua baracchetta, quella mattina, o nel suo camper o nella sua stanza in affitto, preparandosi per andare a fare colazione, e invece niente! Che delusione. L’ultima sera, durante un aperitivo buffet sempre a Palazzo Re Enzo, c’era di nuovo: si stava abbuffando di pizzette e patatine, gli occhi che controllavano in continuazione dove arrivava cibo nuovo. Mitico Mister Scrocco. Chissà se quest’anno è tornato.
editing by Beatrice Nefertiti
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