Dal diario di un’olandese volante (n. 28 – Il sisma un anno dopo. Va tutto bene)

di Endriu

terremoto EmiliaSiamo a un anno dal terremoto, ed è dura per gli emiliani. Non parlo tanto del sisma e della lenta o addirittura mancata ricostruzione: parlo della retorica auto-celebrativa e patriottica che devono sopportare in questo periodo. Ovvero, Errani che ribadisce che molto è già stato fatto, che tutto va bene, e quanto siano stati bravi gli emiliani a rialzarsi subito. Cosa dovevano fare, suicidarsi? Il 30 maggio invece è venuto Letta a tenerci la manina, poi magari verrà anche Epifani, perché no, nella ‘sua’ Emilia rossa… Spero che inciampi su qualche trave o mattone per terra, che lo facciamo rialzare anche lui! Mi ricordo ancora quando è venuto Monti, a fare la faccia triste a Finale Emilia, e intanto giù con l’austerity. L’importante è che le banche ricevano i fondi raccolti, così possono prestare i soldi agli sfollati con un lauto interesse. Mario da sempre il meglio di se stesso. 

L'AquilaNiente di nuovo sotto il sole, dunque. E’ andata così anche nel Belice, nel ’68, e in Irpinia, nel ’80. Pare che là i soccorsi siano arrivati con trenta ore di ritardo! Si è incavolato pure il Presidente della Repubblica, pensate un po’. Ma era Pertini. E non parliamo del frazionamento dei Comuni, dello spopolamento e della conflittualità all’interno delle comunità, come si è poi visto anche in Emilia: un recente studio scientifico ha rilevato forti tensioni tra sfollati di origine italiana e immigrati in alcuni dei luoghi colpiti dal sisma. Solo in Friuli, nel ’76, poi nelle Marche e in Umbria (1997), hanno seguito la logica del ‘com’era dov’era’, cioè ricostruire i centri storici piuttosto che spostare tutta la popolazione altrove, come hanno fatto con l’Aquila. E abbiamo visto l’ottimo risultato: le New Town sono già state abbandonate perché non erano anti-sismiche. Geniali! Già che quei poveretti dovevano vivere in un appartamento impregnato dal logo della Protezione Civile (guardate Draquila. L’Italia che trema, della Guzzanti, e fatevi venire i brividi): come fa una persona a lasciarsi alle spalle un trauma, se glielo ricordi tutti i giorni?! Sarà che la ricostruzione post-sisma da sempre dipende da fattori non di buon senso o di umanità, ma puramente economici: cosa gliene fregava, allo Stato, di ricostruire tutti quei paesini montanari dell’Irpinia? Tanto sono pieni di pastori che non fanno altro che portare in giro le loro pecore. E il Belice? Ci penserà la mafia, no? Ora invece hanno paura che ci siano delle infiltrazioni mafiose in Emilia, molto più preziosa del povero meridione. Glielo dobbiamo spiegare noi che la mafia è lo Stato? 

sisma volontariEppure tutto va bene. I vigili del fuoco stanno ancora aspettando il pagamento delle ore e ore di straordinario, fino al punto che sono andati a manifestare sotto l’ufficio di Errani, in Regione. Ma tutto va bene (si vede che Vasco ha le finestre coi doppi vetri). A Cavezzo ci sono ancora le macerie in strada, ma tutto va bene. Fra poco iniziano anche ad arrivare le bollette arretrate, ma tutto va bene.

E quindi sarà ancora dura per gli emiliani. Dopo il trauma del terremoto, la mancata ricostruzione e la retorica dei politici menefreghisti, ora c’è anche da incazzarsi, da farsi valere i propri diritti. La storia si ripete.

editing by Beatrice Nefertiti

 

 

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