di Alan Dis
Riguardo ai migranti, visto che in questi giorni se ne sentono molte e anche io ho detto la mia in rete, vorrei proporvi una riflessione.
Mai come negli ultimi tempi, e in particolare mesi, ho visto scatenarsi nei social una bagarre di commenti negativi nei confronti dei migranti (emigranti, esuli, rifugiati, clandestini), osservazioni troppo spesso disumane, sprezzanti, egoistiche. Chiaramente il nuovo governo ha avuto il suo buon merito nel far uscire allo scoperto xenofobi più o meno latenti. Si sono palesate, dapprima timidamente poi con sempre più veemenza, persone che fino ad ora non hanno avuto il coraggio di esprimere i loro reconditi pensieri; uomini o donne che al massimo erano capaci di proferire qualche odioso commento in tono razzistico bevendo un bicchiere di vino o un caffè al sicuro del solito bar con i soliti compagni/e di ventura. Costoro pare che ora si sentano più forti e sicuri di sé nelle loro inquietanti concezioni. Soprattutto se protetti dall’anonimato di un monitor munito di tastiera diventano ancora più coraggiosi… dei leoni zoppi pronti a far fuori delle gazzelle agonizzanti.
Quelli che però mi lasciano più perplesso sono i commenti di certuni che fanno gli open-mind (ipocritamente) e poi lanciano segnali ambigui un po’ intelletualoidi, quindi volutamente non chiari, fumosi; si tratta di piccole perle di saggezza che in realtà sono solo aria fritta che puzza intensamente di gomma bruciata.
Se ci pensiamo bene le critiche che oggi tutti gli italiani spaventati muovono ai rifugiati non sono dissimili da quelle che fino a qualche decennio fa gli abitanti del nord – poi capitanati dalla lega nord che nell’ultimo periodo ha subito una mirabile e propiziatoria metamorfosi, che possiamo decisamente definire kafkiana, in lega per il popolo italiano – muovevano (e invero capita tuttora spesso e volentieri) verso i “terroni”. Non c’è che dire: la Lega ha senza dubbio avuto un merito, quello di unire finalmente “l’Itaglia” sotto un unico vessillo contro l’invasione nero… ma anche giallo, marroncino o troppo bianco!
Lo ammetto, pure io di tanto in tanto mi sono ritrovato a essere infastidito dai comportamenti di certi stranieri, che per mia educazione e cultura trovo fuori luogo. Questo però non significa che vorrei vedere queste persone morire di stenti, tantomeno in una barca vicino casa. Dopotutto mi capita più spesso di essere infastidito dal comportamento di molti connazionali.
Stando in Germania poi mi sto rendendo conto di come il comportamento di tanti migranti qui sia frequentemente più retto che in Italia: meno invadenti, più rispettosi di regole e abitudini, ecc. Mi son domandato il perché, la possibile motivazione. La risposta che mi son dato è che i migranti si adattano alla cultura e abitudini, leggi incluse, del paese in cui si insediano. Quindi in Italia molti immigrati, come del resto molti italiani, fanno i furbi e spesso non rispettano regole e leggi semplicemente perché, checché se ne dica, evidentemente si sono integrati perfettamente. In Germania ci sono regole e pene certe, la maggior parte dei cittadini rispetta le regole e il vivere civile, dunque anche gli stranieri (UE e extra UE) che la scelgono come luogo di residenza stabile, si adattano.
Ciò non toglie che pure in Germania esistano i razzisti, anche se per fortuna ora meno che in passato. Purtroppo di persone che hanno paura del diverso e dello straniero è pieno il mondo.
C’è un racconto del mio attuale insegnante di tedesco a Berlino, Herr Wolfgang, che può essere esemplificativo di questa realtà, di questo latente e spesso ingiustificato timore verso lo straniero. Un racconto reale che forse potrebbe insegnare a molti connazionali, oggi spietati nemici degli immigrati additati come causa di tutti i mali, che un tempo gli esuli italiani erano visti proprio allo stesso modo (se non peggio), e sebbene si parli di un altro periodo storico, i meccanismi che attivano la paura e il rifiuto dell’emigrato non sono cambiati.
Wolfgang, 64 anni – più di trenta dedicati all’insegnamento della lingua tedesca soprattutto a stranieri – quando ne aveva 5/6 viveva in quel di Mannheim, ridente e industrializzata città del Baden-Württemberg. Qui poté essere testimone dell’esodo in massa da tutta Europa di molti emigrati verso la Germania in cerca di fortuna, tra cui centinaia di migliaia di italiani. Nella RFT (Repubblica federale Tedesca ex blocco NATO) all’epoca potevano giungere solo gli uomini per lavorare nelle grandi industrie tedesche in cerca di manodopera. Questi emigrati venivano stipati in container a due passi dall’azienda in cui erano stati assunti, una soluzione senza dubbio molto “comoda”. La mattina si alzavano, uscivano dal container, 10 metri ed erano già in fabbrica per lavorare; la sera allo stesso modo finivano la loro giornata lavorativa, 10 mt e rientravano nel loro container, in 7/8 per unità “abitativa”. Chiaramente stiamo parlando della fine degli anni 50 e tutto deve essere contestualizzato in tale periodo storico (diritti dei lavoratori e umani compresi). Wolfgang ricorda ancora bene i feroci commenti degli autoctoni nei confronti degli Ausländer (stranieri) e soprattutto contro gli italiani: “Sono sporchi, maleducati” oppure “Non sanno lavorare, non sono precisi come noi…”, e ancora “Sono dei delinquenti, CHE RITORNINO A CASA LORO!” e via cantando. Non vi sembra di notare delle assonanze con quanto dicono oggi molti italiani sugli stranieri nel bel paese?
Ormai gli italiani sono apprezzati in Germania come in altri paesi eppure c’è voluto del tempo affinché ciò avvenisse. Più passavano gli anni più Wolfgang notava che anno dopo anno la visione ostile del tedesco medio nei confronti dell’Ausländer mutava. Fu permesso agli immigrati il ricongiungimento famigliare e gli italiani iniziarono a farsi conoscere in altri settori come in quello gastronomico. Iniziarono a fiorire i primi ristoranti stranieri (italiani, greci, turchi ecc.). Dapprincipio i tedeschi – chiaramente mi riferisco in questa fase solo a quelli della RFT – erano scettici: “Io non mangio quella roba lì, mille volte meglio i crauti con i würstel, che se la mangino loro quella robaccia!”
E pure questi mi pare che siano discorsi “vecchi” ma nel nostro paese ancora piuttosto attuali…
In seguito, qualche tedesco più intraprendente decise di rischiare e assaggiò quei cibi tanto diversi e esotici, dapprima di nascosto e via via più apertamente. “Beh dai ‘sta lasagna non è così male dopotutto…” iniziarono a dirsi tra di loro.
E così, con il boom dei ristoranti italiani in Germania, di pari passo si andò ad accrescere l’accettazione di un popolo prima bistrattato. Già dopo una decina di anni i tedeschi capirono che la guerra allo straniero non era produttiva per nessuno e gradualmente si abituarono a questa nuova realtà immigratoria avendo l’abilità e l’intelligenza di trarre beneficio dall’incontro con culture diverse (cosa che la Germania continua a fare). Infatti, se da un lato è giusto che gli immigrati cerchino di integrarsi, dall’altro dovrebbe esserci la disponibilità di un paese e di un popolo a consentire l’integrazione senza pretendere che costoro si scordino chi siano e da dove vengono.
In un noto quartiere di Berlino, Neukölln, convivono pacificamente circa 190 etnie diverse, senza che ciò crei grandi scompensi, se si pensa tra l’altro che è un quartiere piuttosto popolare; al contrario, la varietà culturale ha arricchito di valore aggiunto questa parte della città che sta diventando una delle più gettonate della capitale tedesca.
Wolfgang ci ha fatto notare come oggi a non accettare i profughi in Germania non siano tanto i tedeschi dell’ex RFT ma quelli dell’ex blocco sovietico (RDT), questo perché mentre i tedeschi dell’ovest erano alle prese con l’immigrazione e hanno avuto il tempo di abituarsi imparando a gestire le loro paure verso lo straniero, i tedeschi dell’est essendo stati assoggettati per lunghissimo tempo a un regime comunista, che ha di fatto impedito o sfavorito ogni contatto con l’esterno – se si esclude la comunità vietnamita che comunque veniva ghettizzata – non sono mai stati abituati allo straniero. È infatti nella Germania est che si concentra la maggior parte dei sostenitori dei partiti di estrema destra come Afd (Alternative für Deutschland) fino a degenerare con Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, ovvero i Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente).
In Italia il fenomeno dell’immigrazione è più recente rispetto ad altri paesi europei. Perciò possiamo affermare che l’Italia, così come molti stati dell’est europeo – benché abbiano una percentuale di stranieri, in proporzione alla popolazione totale, inferiore in confronto ad altre nazioni UE tipo Germania, Svezia, Francia ecc. – temano probabilmente l’invasione dello straniero proprio perché non vi sono (non ci siamo) abituati. Però l’Italia (e non solo) dovrebbe essere in grado di guardare sia indietro – e il ricordo di Wolfgang insegna – sia avanti per correggere ciò che di sbagliato è stato fatto, anziché ripetere gli stessi errori.
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