Dialogo Luterano-Cattolico sulla giustificazione

 

di Margherita Merone

 

luterani

 

Seguendo il punto di vista di Lutero che vede Dio come colui che richiede l’osservanza totale della sua legge, capiamo perché Lutero sottolineava la dipendenza dalla giustizia di Cristo. Egli ha totalmente adempiuto alla volontà di Dio; così tutti possono diventare giusti se partecipano della giustizia di Cristo. Questa si ha per mezzo della fede nella sua promessa.

Nel vangelo si parla di Cristo e dello Spirito, pertanto la partecipazione alla giustizia di Cristo non si realizza senza la potenza dello Spirito Santo che provoca in noi un rinnovamento interiore. Essere giusti si connette con l’essere rinnovati. Lutero poneva l’accento specialmente sulla forza trasformante della grazia, fondamentale per il cambiamento interiore nel credente. Ma il rinnovamento completo non sarà in questa vita, per il compimento dobbiamo attendere.

Lutero spiegò la salvezza dell’uomo utilizzando un modello, considerato da lui importante, preso da San Paolo, che nella lettera ai Romani (4,3) prende come riferimento Abramo nel passo della Genesi (15,6): «Abramo credette in Dio che glielo accreditò come giustizia», poi conclude: «A chi non lavora ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia» (Rm 4,5). Questo testo della lettera di Paolo mostra l’immagine forense di qualcuno che in un’aula di tribunale è definito giusto. Lutero si serve del passo per mettere in evidenza che l’essere resi giusti da Dio vuol dire creare una nuova realtà, la persona è salvata interamente anche se il rinnovamento non si conclude in questa vita.

Anche se coinvolti in quel processo che ci rinnova grazie allo Spirito Santo, non riusciamo ancora ad osservare il comandamento di amare Dio con tutto il cuore e tutta la mente e la legge ci riconosce come peccatori. Ma rispetto al Vangelo che ci parla della giustizia di Cristo, siamo giustificati, ossia giusti, salvi, perché crediamo nella promessa di salvezza rivelata nel vangelo.

Partendo da questa considerazione, Lutero concepiva il credente cristiano nello stesso tempo giusto e peccatore (simul iustus et peccator). Ad un primo impatto quanto detto può sembrare una contraddizione, ma dobbiamo distinguere le due relazioni che un credente ha con la Parola di Dio: con la parola di Dio come legge di Dio che giudica il peccatore e quella con la parola di Dio come vangelo, dove Cristo porta la redenzione. Se consideriamo la prima relazione siamo sicuramente peccatori, per la seconda, siamo giustificati, quindi giusti. La relazione che prevale è la seconda, con Cristo. Fidandoci della sua promessa, siamo salvi per sempre.

Proseguendo, sosteneva la libertà del cristiano di essere accolto da Dio per mezzo della fede nella promessa e della grazia; la libertà avuta col perdono deiSS peccati, la libertà di aiutare gli altri, senza pensare ai meriti che si potrebbero ottenere con un tale comportamento. Chi è giustificato, con la forza e l’impulso dello Spirito Santo, osserverà tutti i comandamenti di Dio.

Riguardo la questione della giustificazione crescevano, dalla parte cattolica, non poche preoccupazioni. C’è da dire che nel XVI secolo tra le due posizioni, luterana e cattolica, c’era una convergenza per quanto riguardava la necessità della misericordia di Dio e l’incapacità per l’uomo di salvarsi da solo. Fu il Concilio di Trento a dichiarare e decretare che il peccatore non si giustifica con la legge o con le opere che compie, dichiarando anatema chiunque avesse osato affermarlo. La giustificazione non accade senza la grazia che viene per mezzo di Cristo. Tuttavia i cattolici considerarono problematiche alcune posizioni di Lutero, soprattutto erano convinti che negasse completamente la responsabilità della persona e la sua capacità di cooperare con la grazia divina. La posizione cattolica infatti sosteneva che per coloro che sono giustificati, la cooperazione dell’uomo aumenta la relazione con Dio e c’è una crescita nella grazia. Sottolineavano ancora il perdono dei peccati e la santificazione del peccatore che riceve la giustizia di Dio grazie alla quale siamo resi giusti.

Lutero e i riformatori che seguirono considerarono la dottrina della giustificazione “l’articolo primo e fondamentale” come base di tutti gli altri aspetti della dottrina cristiana. Fu questo tema il motivo di divisione e da quel momento si cominciò a lavorare per ricreare una relazione tra cattolici e luterani, costituendo una Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione nella quale sono presenti dichiarazioni comuni ed accentuazioni differenti delle due parti, specificando comunque che le differenze non eliminano affatto il punto di vista comune.

Sia i cattolici che i luterani affermano che si è giustificati soltanto per mezzo della grazia e per la fede nell’opera redentrice di Cristo e non sulla base dei meriti personali, inoltre che lo Spirito Santo ci rinnova facendoci compiere opere buone. Per quanto riguarda l’espressione “solo per grazia” il riferimento è che viviamo una vita nuova solo per la misericordia di Dio che, pur non essendo meritevoli in quanto peccatori, ci perdona sempre. La libertà che ha l’uomo nei confronti delle altre creature e delle cose del mondo non gli dà la salvezza e i luterani, pur negando la possibilità dell’uomo di contribuire alla giustificazione, non negano totalmente una partecipazione personale nella fede, operata dalla parola di Dio.

I cattolici che parlano di cooperazione umana per accogliere la grazia, intendono un assenso che non deriva dalle proprie forze ma è un effetto della grazia. Ciò che il più delle volte è stato riferito o ai cattolici o alla confessione religiosa luterana ma non a entrambe, ha in verità una comprensione ed una coerenza uniforme. All’uomo, partecipando a Cristo nella fede che ci giustifica, non viene imputato da Dio il peccato commesso, agisce in lui l’amore mediante l’azione dello Spirito Santo, pertanto entrambi gli aspetti dell’agire salvifico di Dio non dovrebbero assolutamente essere separati. Sia i luterani che i cattolici riconoscono il valore delle opere buone che fa essere l’uomo in una più forte comunione con Cristo, anche se, da parte luterana, si sottolinea che la giustizia in quanto partecipazione alla giustizia di Cristo è sempre perfetta.

Mi rendo conto che non sempre è facile un dialogo ecumenico tra le rispettive chiese riguardo questioni di fede. Studiando con attenzione quanto affermano le due dottrine mi sono resa conto che spesso si trovano elementi comuni, che a volte arrivano ad essere divergenti se non addirittura in contrasto nella formulazione. Sono convinta che proprio in ragione di una diversità si pone la necessità del dialogo, e la possibilità dello stesso per i vari elementi in cui concordano.

A volte, quello che sembra essere a livello di espressione verbale un contrasto, non sempre si riferisce alla sostanza. Gli schemi mentali che nascono dalle differenze vanno messi da parte, per l’interpretazione dei vari testi si deve guardare al contesto storico nel quale sono stati redatti, e dialogando è necessario aprirsi alla ricerca della verità della fede.

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