di Margherita Merone
È Natale. Le campane suonano ovunque, la gente è allegra, c’è un clima di festa, fa freddo, ma questo è il tempo suo. Alcuni approfittano per riposarsi, altri partono per farsi qualche meritato giorno di vacanza, i bambini sono contenti e spensierati perché non vanno a scuola. Ci sono quelli che si lasciano travolgere dal vortice del trambusto natalizio, fatto di corse per gli ultimi regali, altri preferiscono trascorrere giornate tranquille in famiglia o in compagnia degli amici. Si discute su cosa preparare da mangiare, la spesa da fare, le persone da invitare, cosa indossare, e così via, ma sapendo tutti a cosa è legato questo momento dell’anno, legittima nasce la domanda: c’è realmente una partecipazione interiore al mistero del Natale? Il mistero di fede che il Natale annuncia va seriamente compreso, interamente accolto nel proprio cuore e vissuto con responsabilità, l’annuncio che la chiesa ci rivolge in questo periodo dell’anno è che Dio si è fatto uomo: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).
Torniamo per pochi istanti al tempo di Gesù. Un editto di Cesare Augusto ordina il censimento di tutta la terra. Questo avviene quando Quirino è il governatore della Siria. È un dovere di tutti dare il proprio nome, ognuno nella propria città. Giuseppe parte dalla città di Nazaret e si dirige verso la Giudea, a Betlemme, insieme a Maria che è incinta, per lasciare i loro nomi. È proprio mentre si trovano lì che per Maria arriva il tempo del parto e dà alla luce il suo figlio primogenito. La sua maternità è unica, è divina, la potenza dell’Altissimo l’ha coperta e lo Spirito Santo è sceso su di lei. Da mamma premurosa avvolge il piccolo Gesù in fasce e lo pone in una mangiatoia, unico posto disponibile dato che nelle vicinanze non c’è un albergo o un qualsiasi altro alloggio libero. Proprio da lì, da Betlemme viene assunta in Dio l’umanità, Dio e uomo si incontrano, viene annullata qualsiasi distanza. Quel bambino appena nato è il centro del tempo e di tutta l’umanità.
Si parla della discesa di Dio nella storia, del suo farsi carne, della sua presenza tra gli esseri umani, è il momento dell’epifania di Dio, della sua gloria tra di noi, si annuncia l’Incarnazione di Dio. Gesù è stato un uomo, un uomo veramente come noi. Il messaggio del Natale è il messaggio della nascita di Gesù che va compreso guardando a tutta la sua esistenza terrena fino alla morte. Il suo vivere e morire danno luce alla sua nascita. La sua morte in croce, dichiarazione somma dell’amore di Dio, un amore che per noi è salvezza, inizia dal suo farsi uomo. Il senso della sua nascita si manifesta, pertanto, attraverso la morte e resurrezione.
Cosa può dirci la vita di Gesù riguardo la sua nascita? Nella sua vita due cose non sono mai staccate, la sua persona e la sua predicazione. Questa è la promessa che fa Dio e che è rivolta a tutti, nella storia, concretamente. Questa parola di Dio, inseparabile dalla persona di Gesù, entra nel mondo con la sua nascita e si svela come parola di perdono, salvezza e come divinizzazione, ossia Dio che si è fatto come noi affinché noi potessimo diventare come lui. La nascita, poi, si suggella nella resurrezione.
Dio si è fatto uomo in Gesù che annuncia l’avvento del Regno di Dio ed è questo il cuore di ciò che proclama, ma la scelta per la salvezza non è imposta, al contrario è totalmente libera. Ogni uomo è personalmente responsabile della propria salvezza, l’appello alla conversione radicale da parte di Gesù è a prescindere dall’accettazione ed è rivolta ad ogni singola persona. Ma è chiaro che se c’è una parola di Dio che viene annunciata, ci deve essere anche una risposta da parte dell’uomo, che può essere un sì o un no. Però, quando si sceglie di seguirlo la risposta non può essere parziale, ma totale, comprende tutto l’essere umano in un abbandono incondizionato, senza riserve. Inoltre, se Dio ha deciso di farsi carne umana in Gesù e questo rimane un ineffabile mistero di fede è l’ultima chiamata da parte sua, data la radicalità con cui ha deciso di manifestarsi all’uomo. Gesù è morto una volta per tutte. In luce c’è la potenza dell’amore, della misericordia come promessa di Dio. A Natale nasce Gesù, il Figlio di Dio, la Parola del Padre che sta con Lui dall’eternità.
Gesù ha vissuto con Dio un rapporto unico, speciale, intimo, di Figlio, fino all’ultimo istante di vita e questo è molto importante per noi, chiamati a vivere la stessa relazione con Dio. Proprio questo deve farci riflettere e guardare il Natale sotto un’altra luce: lo sguardo non va rivolto solo al momento in cui Gesù è nato, alla sua vita, alle esperienze vissute, alle cose che ha detto e alle azioni compiute, ma comprende l’intera esistenza fino alla Pasqua.
Quando il vangelo ci annuncia la nascita di Gesù il Salvatore, da quel momento il nostro cuore deve espandersi nell’amore, deve tornare indietro nel tempo, immaginare che quel piccolo che piange nella grotta di Betlemme non è un neonato come gli altri, ma è colui che disceso dal cielo per noi, da quel momento inizia la sua vita, ma anche la sua morte, che è salvezza per chiunque. Il Natale allora tocca un punto fondamentale della fede cristiana, il mistero che l’unico Dio è Trino, sussiste in tre persone distinte, cosa che scombussola ancora il pensiero di tanti, ed è facile cadere nell’eresia, là dove le cose non sono chiarite. Certamente in Dio non si parla per le tre persone di tre differenti libertà, di tre diversi centri di coscienza, di operazioni e così via, attribuendo alla persona divina il significato di persona così come viene inteso nella contemporaneità, perché in questo caso ci troveremmo a pregare tre dei, un triteismo che è pura eresia. Se però guardiamo seriamente le cose come stanno, Dio si è rivelato in Gesù, ha espresso se stesso nel Figlio eterno e insieme a Lui, nella sua esistenza, c’è sempre la presenza dello Spirito Santo, questo vuol dire che Dio è Uno e Trino, è Trinità che si comunica a noi per la nostra salvezza.
A Natale, il neonato tra le braccia di Maria rivela il mistero di Dio che è in tre persone. Non ci viene chiesto di comprendere il mistero – su questa terra rimane per tutti inaccessibile – si può solo decidere di accettarlo, crederci, affidarsi. Se ci lasciamo invadere dal mistero, dentro di noi è sempre Natale, l’avvento di Dio allora si realizza in ogni persona come dono di grazia nel qui e ora di ogni giorno, per tutta la vita.
Gesù è l’uomo perfetto, rivela l’uomo all’uomo e rivela Dio che nessuno ha mai visto e questo Lui può farlo perché è il Figlio unigenito. Nella notte di Natale possiamo comprendere qualcosa nel silenzio, nella preghiera, nella contemplazione, non tutto, perché Dio è e rimane mistero. La verità che si manifesta nel Natale va accolta nella fede, è la verità che riempie ogni uomo di speranza, da condividere e festeggiare insieme. Nella notte di Natale inizia la fede di chi non si preoccupa del perché Dio si è fatto uomo; la sua anima ne vive la gioia, la passione profonda, il sublime splendore, la perfezione assoluta, la salvezza donata, la misura senza misura dell’amore.
(in copertina: Mark Ivan Rupnik, Natività)
Natività di José Ortega
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