di Margherita Merone
La Dichiarazione universale dei diritti umani fu proclamata dalle Nazioni Unite e firmata a Parigi il 10 dicembre del 1948, “una vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità”, come dichiarò San Giovanni Paolo II, in quanto sancisce i diritti in tutto il mondo, per tutti gli uomini di ogni epoca storica.
Pare che l’ispiratore sia stato un frate domenicano spagnolo, filosofo e teologo, Francisco de Vitoria, il quale elaborò la Carta per i diritti degli Indios, allo scopo di salvaguardarne i diritti, in seguito alla conquista delle Americhe.
I trenta articoli della dichiarazione sono indubitabile espressione dell’inviolabile dignità della persona umana, della sua unicità e irriducibilità, superando qualsiasi discriminazione e differenza. Elencando alcuni dei diritti fondamentali, troviamo che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali, sono dotati di ragione e coscienza, devono vivere nella fratellanza, hanno diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà, non devono essere soggetti a nessun tipo di violenza, sono uguali di fronte alla legge, riguardo al matrimonio, alla sicurezza sociale, alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione, di opinione, di espressione.
Nell’enciclica Centesimus annus, Giovanni Paolo II fa un elenco chiaro e afferma per ogni essere umano il diritto alla vita, alla famiglia unita in un ambiente d’amore, alla libertà di ricerca e alla conoscenza della verità, al lavoro per sostenere se stesso e la propria famiglia, all’educazione dei figli, alla sessualità, alla libertà religiosa, intesa come fonte e sintesi di tutti questi diritti. Una libertà non limitata in alcuna direzione, che permette di scegliere o professare qualsiasi religione.
I diritti umani sono universali, esistono e sono identici in tutti gli esseri umani, sono inviolabili, in quanto ineriscono alla persona umana e alla sua dignità, sono inalienabili, nessuno può privare un’altra persona di questi diritti, e indivisibili perché non si possono separare, sono come un unico diritto, ognuno si riferisce all’altro.
Il loro fondamento non deriva dalla volontà umana che muta nella persona stessa e cambia da persona a persona, non trova base neanche nelle leggi dello Stato e nel potere pubblico, ma nella realtà trascendente della persona umana, fatta a immagine e somiglianza di Dio. È lei, per volontà di Dio, il vertice, il culmine della creazione visibile, voluta e chiamata ad essere partecipe della natura divina.
Tra diritti e doveri esiste una complementarietà. Nella persona umana sono congiunti indissolubilmente, dato che ne è il soggetto che li possiede. Esiste e non va mai dimenticata la dimensione sociale, dal momento che in una persona ogni diritto comporta un rispettivo dovere da parte degli altri, quello di rispettare quel diritto. I doveri derivano dagli stessi diritti. È giusto rivendicare i propri diritti ma non ci si deve dimenticare dei doveri, che proprio perché vivono in correlazione reciproca, fanno sì che i diritti si mantengano nei limiti per non trasformarsi in arbitrio.
È lo Stato ad avere il preciso dovere di proteggere il popolo da chi intende violare i diritti umani; non è un dovere qualunque, è primario e in caso di violazione è necessario intervenire con i mezzi giuridici. La Chiesa difende e promuove i diritti dell’uomo, ne annuncia il fondamento cristiano, confida nell’aiuto di Dio per la tutela degli stessi, ne denuncia qualsiasi violazione ed è disposta a collaborare con tutti gli uomini di qualsiasi religione per promuovere e soprattutto difendere tutti i diritti fondamentali.
Questo è un tempo in cui si mira a dare grande rilievo ai diritti ma a considerare poco i doveri e spesso si finisce in pretese che sono frutto di soggettivismo ed egoismo; non è raro il caso che si inventa un dovere per motivare un diritto, ma alla fine è il caos e col tempo si rischia di perdere il concetto di uguaglianza a favore del diritto del più forte. Benedetto XVI, in un suo discorso, fece giustamente notare come “non sempre è rispettata l’uguaglianza tra tutti né la dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni pubbliche o ad altre convinzioni”, e Papa Francesco ci spinge alla riflessione sul rispetto della dignità umana: “l’ergastolo è una pena di morte nascosta”.
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