di Endriu
Un altro gioco di parole, tratto sempre dalla famosa opera di Proust, per proseguire il nostro viaggio nella mia infanzia post-sovietica (Diario di un’olandese volante n. 6). Più che Rachmaninov, però, quando penso alla Cecoslovacchia mi viene in mente La Moldava di Smetana, quell’inno alla terra boema che più di ogni altra sinfonia che sia mai uscita da una sala da concerto riesce a trasmettere l’anima slava di quel popolo di ubriaconi. Ma sono dei grandi artisti. Indimenticabili per esempio quei flauti che, delicati e leggeri come farfalle, aprono questo gran pezzo di musica, metafore delle sorgenti che corrono tra i boschi e i campi infiniti della Boemia, prima di sfociare nel fiume che l’attraversa da nord a sud, dall’Austria alla Germania.
Ora non datemi della leghista, ma il paese è proprio una favola, pieno di castelli e di antico. Basta andare un po’ in giro, intanto in strada non c’è un cane. Abbiamo fatto tanti chilometri su strade abbandonate, su e giù tra i boschi e i campi, appunto, senza vedere nessuno. Ogni tanto incrociavamo un nouveau riche ceco che andava a busso nella sua nuova Volkswagen, sfiorandoci a malapena. Eravamo proprio lì, nella Sumava, dove inizia la Moldava. Ovltava, come la chiamano lì. È la zona di mio padre, che ora scopro per la prima volta, visto che dopo l’89 siamo sempre andati dalla nonna materna, nel suo bel condominio sovietico. La nonna paterna, invece, non l’ho mai incontrata, ma non devo essermi persa troppo perché a quanto pare era fuori dai coppi, anche per una cecoslovacca, e visto che loro sono già abbastanza suonati in partenza, lei deve essere stata proprio un numero. Raccontava mia madre, per esempio, che magari un momento era lì, dolce e tranquilla, che sussurrava ai maiali (eh sì, vengo proprio da una famiglia nobile!) poi all’improvviso prendeva un bastone e cominciava a picchiarli sulla testa. Povere bestie.
Mi fa ridere anche la storia di quando mia madre si è fidanzata con mio padre. Dovete sapere che lei ha il sindrome della Hyacinth Bucket/Bouquet, la cicciona pignola e perfezionista di quella sitcom inglese che forse qui non è mai arrivata: diciamo che è sempre lì a mettere in ordine, pulire, buttare via cose che le disturbano la prospettiva visiva. Qualcuno direbbe che si annoia, ma secondo me è proprio malata. Comunque una volta andò a casa di mio padre, e trovò ovviamente l´inferno totale. Conoscendo mio padre e sapendo come possono essere antiestetici i popoli slavi, riesco solo a immaginare il suo sconcerto… Alla fine ha trovato una spazzola grezza e ha cominciato a strofinare e grattare le luride superfici, la cucina, il bagno (se c´era) fino a quando non l’ha vista la vecchia strega che ha cacciato un urlo. Era lo spazzolino da denti.
Spero quello dei maiali, almeno!
Eh no. La Cecoslovacchia non è il paese dei cigni. Laghi sì, cigni no. Ma poi Cajkovskij non era cecoslovacco. Però gli vogliono bene, agli animali. Fuorché ai maiali. Gli animali li trovi dappertutto: nella musica (il gufo di Janácek) in TV (la Talpa – ora trasferitasi sui servizi di porcellana per i turisti) nei fantastici libri per bambini, tipo quello del gattino bianco e il suo amichetto, il cane; in rame o terra cotta, sempre nei negozi di souvenir… Diciamo che hanno un valore culturale e letterario, oltre che commerciale; con l’avvento del capitalismo, i russi si stanno comprando tutti i negozi. Gli animali veri invece fanno spesso una brutta fine, e non solo i maiali. Anche il pesciolino che abbiamo visto lottare per la sua vita, durante una passeggiata serale nel paese di mio padre, dopo essere sfuggito ai due enfants terribles che stavano cambiando l´acqua del mini-laghetto nel giardino, o qualunque sia stato il pretesto. Quando se n’è accorto, il bimbo più piccolo ha cominciato a ridere. Ho pensato a mio fratello che – quando uno dei nostri pesci rossi era caduto dalla sua boccia, tanti anni fa – si era messo a piangere istericamente, con mia madre che saltava qua e là per cercare di prendere il povero pesce. Un vero dramma di famiglia. Diciamo che i bimbi boemi se la prendono più tranquillamente, alla faccia dei popoli nordici così evoluti e ragionevoli.
Comunque di acqua ne abbiamo presa tanta. In testa, voglio dire. E ho capito perché ci sono tanti boschi, tante gradazioni di verde. Immagino mio padre ventenne sulla corriera, che andava al conservatorio dove ha conosciuto mia madre. Sarà sicuramente stata sporca e vecchia (la corriera, ovviamente) e l´autista avrà puzzato probabilmente di sudore. E di birra, naturalmente. Ma il paesaggio è splendido, poi su quelle strade dove non passa mai nessuno, piene di salite e discese, la fantasia corre spontanea. Forse Smetana aveva in mente anche quelle stradine curvilinee che passano sotto i portici fatti di pini e di castagne, quando mise giù le prime note della Moldava?
(editing by Beatrice Nefertiti)
- Le apparizioni di Gesù risorto - 20 Febbraio 2017
- Un vizio capitale: l’invidia - 6 Febbraio 2017
- La melodia dell’amore - 30 Gennaio 2017