di Margherita Merone
Nel corso dei secoli si è sempre cercato un dialogo ed una collaborazione tra la fede e la scienza, non a vantaggio di una singola persona ma per il bene di tutta l’umanità. Non è stato sempre rose e fiori, in questo la storia parla a ragione, non sono mancati atteggiamenti che hanno creato controversie e dissidi per non aver riconosciuto la legittima autonomia alla scienza, e questo anche da parte dei cristiani. La Gaudium et spes, Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, così si pronuncia: “Ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongono tra loro”. Si è così verificata spesso tra loro una totale indifferenza e per un certo periodo ognuna ha preso la sua strada. Mi chiedo, ci può essere un reale dialogo tra fede e scienza? Certamente, nella distinzione, riconoscendo ad ognuna le caratteristiche proprie e l’ambito che le compete. Ognuna ha un proprio metodo, un oggetto specifico di ricerca e sicuramente un fine. La chiesa pertanto non si oppone alla ricerca scientifica, piuttosto è convinta che entrambe possono lavorare per il bene comune, favorendo la crescita e la maturità di ciascuna persona umana.
È importante chiarire come vada intesa l’autonomia della scienza, ed è ancora la Costituzione a spiegarlo: “Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di un’esigenza legittima, ma anche è conforme al volere del Creatore… ma se si intende che le cose create non dipendono da Dio e che l’uomo può adoperare così da non riferirle al Creatore, allora nessuno che crede in Dio non avverte quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce”. Così l’autonomia della scienza termina quando lo scienziato in coscienza avverte che c’è qualcosa di male nel metodo della ricerca e nel fine.
C’è un ulteriore punto da chiarire, quello di un eventuale contrasto tra le scoperte scientifiche e le Verità della fede. Va superata la contrapposizione che non di rado è stata fatta tra una scoperta della scienza raggiunta dalla ragione e la verità conosciuta mediante la fede, perché, pur seguendo strade complementari, qualsiasi verità viene da Dio. La fede e la scienza sono distinte non separate, unite nella verità, sia l’una che l’altra trovano il loro fondamento nella verità, così come la ragione e la finalità del loro agire, e hanno la capacità di poter cogliere le verità e la Verità. Sono un dono di Dio, così dice la Costituzione dogmatica Dei Filius: “Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione, poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso né il vero contraddire il vero”.
Enorme è il contributo che la scienza può dare alla chiesa e alla società: rimanere nel vero, essere solidale, responsabile, provvedere a che migliorino le condizioni di vita, attuare il disegno di Dio che ha affidato all’uomo la creazione, interessarsi dei concetti del bene, del bello, del vero, soddisfare l’inesauribile desiderio di ricerca presente nell’essere umano, può costituire la preparazione all’annuncio del Vangelo.
E la fede cosa offre alla scienza? L’aiuto per portare avanti il suo impegno con grande responsabilità, farle capire il limite oltre il quale non può andare, renderla consapevole del fatto che non può spiegare ogni cosa. La scienza può dare una risposta legata al problema dell’uomo solo relativa, parziale, non può affrontare le domande esistenziali che rendono inquieto il cuore dell’uomo sul senso ultimo della vita, della storia, dell’intero universo. La fede mette in guardia la scienza dai rischi a cui potrebbe andare incontro se si innalza a norma di ricerca della verità totale fino a far credere all’uomo di non aver bisogno di nessuno, di poter bastare a se stesso, tenendo lo sguardo basso, quando al contrario dovrebbe alzarsi verso valori superiori.
Ho sempre pensato che se il valore della fede è innegabile, il compito della scienza è di grande stima, le si chiede di scoprire tutte le meraviglie della natura; ma dopo averle guardate, assorta e stupita, prima ancora di iniziare la ricerca, essa non può che arrivare ad un’unica conclusione, che tutto è dono, un dono grande, grandissimo, è dono di Dio per me, per tutti, per il mondo intero.
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