I volti dell’Amore


di Margherita Merone

 

 

 

Il termine amore è diventato, di recente, di uso comune, per indicare l’amore per i genitori, i figli, gli amici, il lavoro, il prossimo, la vita, Dio. Pur soggiacendo a diverse interpretazioni è una parola primordiale che esprime una realtà primordiale. Virgilio, nelle Bucoliche, affermava: “L’amore vince tutto… cediamo anche noi all’amore”.

Da dove proviene l’amore? Per i cristiani, viene da Dio, anzi Dio è amore. L’evangelista Giovanni è chiaro: “Dio è amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,16).

Tre sono le manifestazioni dell’amore: eros, philia, agape. La principale caratteristica dell’eros è di essere situato nella natura dell’uomo, è l’amore “terreno” che può degenerarsi in mercificazione, degradando il corpo umano che viene utilizzato solo come oggetto sessuale, da usare in base al proprio desiderio, limitandolo ad un ambito solamente biologico, togliendogli la dignità che lo rende unico ed irriducibile. L’eros necessita di un cammino di consapevolezza, disciplina, purificazione, per far sì che non riservi all’essere umano unicamente il piacere di pochi istanti ma lo riempia, lo esalti nella considerazione di sé, facendogli pregustare quell’amore che abbandona l’egoismo, l’individualismo, l’orgoglio, che col tempo può portarlo verso la solitudine, per lasciare il posto alla presenza dell’altro, alla relazione che ha il sapore dell’amore di donazione.

In questo modo, l’eros si trasforma in agape, nell’amore per l’altro, in un amore che non cerca se stesso ma principalmente cerca l’altro e se ne preoccupa, se ne prende cura, lo fa sentire importante, è disposto a sacrificarsi con l’idea del dono di sé.

La philia è l’amore di amicizia. Nei Vangeli è espresso nel rapporto tra Gesù e i suoi discepoli.

L’amore che viene chiamato agape è l’amore oblativo. È appunto quello che si prende cura dell’altro, è rivolto all’altro. Importante è la sua felicità, il suo bene, tutto ciò che lo riguarda è più importante di se stessi. È il puro amore dono, è l’andare dell’io chiuso in sé verso l’altro per donarsi, lasciandosi andare, senza chiedere nulla in cambio. Non si limita al solo sentimento che non è mai stabile, può cambiare continuamente ma coinvolge tutto il nostro essere.

Non si deve fare lo sbaglio di pensare che l’eros e l’agape siano due realtà separate perché l’amore è una sola realtà sebbene abbia diverse dimensioni. Si armonizzano e quando raggiungono l’equilibrio, realizzano la vera natura dell’amore. Perché sebbene l’eros sia all’inizio un amore che desidera, brama, che è attratto dall’altro e lo vuole, quando arriva di fronte all’altro perde se stesso, decentra il suo io, preoccupandosi della felicità dell’altro e così si abbandona l’eros che diventa agape, l’amore che si dona. L’essere umano non può vivere con un tipo di amore solamente, deve donare e ricevere.

L’agape è il cuore della fede cristiana. Dio ha creato per amore e ha dato alle creature la capacità di amare, per questo gli assomigliamo nell’amore.croce

Dio ama talmente tanto le sue creature da perdonare loro i peccati, da donar loro lo Spirito Santo; ci è venuto incontro, è entrato nel tempo, si è rivelato in Gesù Cristo, assumendo un volto, un cuore, un’anima umana. Cristo ha donato se stesso fino alla morte di croce: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Cristo è la rivelazione dell’amore di Dio. Nella religione cristiana l’agape è la realtà più grande: “Di tutte più grande è la carità” (1Cor 13,13).

È Gesù Cristo il modello di amore disinteressato, perfetto, assoluto, di quell’amore sublime che Dante nella Divina Commedia afferma essere: “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso XXXIII).

L’amore non muore!

 

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