Il Crocifisso-Risorto

 

di Margherita Merone

 

Gesù

 

Gesù il Cristo, il Crocifisso e Risorto è il Figlio di Dio che ha donato se stesso per la nostra salvezza. La prospettiva soteriologica, legata appunto alla salvezza, crea una relazione forte tra la cristologia e l’antropologia, questo perché la venuta di Gesù e poi l’annuncio della sua morte e risurrezione rispondono alle domande che ogni essere umano si pone dalla notte dei tempi. L’umanità soffre, desidera la libertà, ma a volte vive la condizione opposta. Vorrebbe portare avanti la propria vocazione e credere davvero che c’è speranza, ma spesso si abbatte, alcune volte finisce con l’arrendersi. Tutti, poi, ci interroghiamo sul futuro, pertanto cristologia, soteriologia ed escatologia entrano in dialogo tra loro.

Il Crocifisso-Risorto è centro e fine del tempo. La speranza di Israele ha un volto in Gesù, in particolare nell’evento della passione, morte e risurrezione. In Gesù Cristo si ha la personificazione dell’eschaton, l’uomo, infatti, da sempre si interroga su che ne sarà di lui dopo la morte, quale sarà la sua destinazione ultima. Con la sua presenza sulla terra Gesù ha già reso presente il futuro di Dio. Egli ha anticipato nella sua morte in croce e nella sua resurrezione la fineCroce della storia, la via per entrare nella vita eterna che ci viene offerta dal Padre proprio attraverso suo Figlio. Con la sua presenza tra noi si viene a determinare un periodo intermedio tra il passato e il futuro, un tempo di salvezza che è compimento e anticipazione di ciò che sarà.

La storia di Gesù si colloca allora nel centro del tempo, si apre, appunto, una nuova era intermedia in cui la storia va verso il suo momento finale, ma in cui l’evento culmine, la fine del tempo, già si sta realizzando. All’uomo non viene tolto il tempo, ma viene salvato attraverso il tempo. Così, proprio per il fatto che Gesù realizza la fine dei tempi nel presente del tempo si può affermare che l’era cristiana, era escatologica, trova la sua norma, il suo centro in Gesù Cristo, in particolare nella sua morte e resurrezione. Cristo è dunque centro ma anche fine del tempo, due aspetti che sono complementari.

Il cammino in avanti della storia fino alla fine dei tempi dopo la Pasqua di Gesù Cristo accade in virtù e in forza di questo evento, dal momento che le promesse di Dio hanno trovato compimento in Cristo crocifisso e risorto. I due momenti per quanto possano presentarsi separati vivono nell’unità dell’annuncio. Pensare a Cristo risorto separandolo dall’esperienza terrena che ha il suo culmine nella morte in croce è impossibile, c’è una discesa sulla terra e un ritorno al Padre.

Guardiamo, sinteticamente, la prospettiva degli evangelisti. In Marco, Gesù da una parte dopo il battesimo manifesta la sua autorità (sia nell’insegnamento che nel potere di scacciare i demoni, nei miracoli, e questo mostra come l’escathon irrompa nel tempo presente), dall’altra Gesù impone il silenzio, quello che viene definito come segreto messianico. La Pasqua, dunque, mentre crea tensione tra la gloria e il nascondimento di Gesù ne rileva il significato. La trascendenza del Figlio di Dio costituisce la pienezza escatologica del Regno di Dio che si è avvicinato all’uomo e che risplende nella storia in cui Gesù è passato per l’umiliante morte in croce.

Secondo il punto di vista di Matteo la vita di Gesù non è che il compimento delle promesse antiche. Egli non è solo la fine del tempo, ma il centro, la sua persona è pienezza escatologica. Il segreto presente in Marco non è rilevante in Matteo; questi non ha problemi a mostrare l’origine divina del Maestro di cui mette in luce i tratti solenni che creano rispetto, ammirazione, riverenza, adorazione. Cristo è l’interezza, la compiutezza dell’escathon che entra impetuosamente, è dunque il messia escatologico. La storia non perde il suo cammino, ma si proietta verso il futuro, si apre alla speranza con l’ultima ulteriore venuta del Figlio di Dio.

morte e resurrezioneNella prospettiva di Luca l’esistenza terrena di Gesù che culmina nella sua morte viene vista alla luce della sua esaltazione alla destra del Padre. Però, a differenza di Matteo che attribuisce a Gesù il titolo di Signore con maggiore frequenza, in Luca la risonanza è minore. Nel modo in cui presenta la passione e la morte c’è chi vede l’assenza della prospettiva soteriologica rispetto a Marco e Matteo che la presentano invece come rivelazione cristologica. Infatti, per Luca la croce è il martirio dell’uomo giusto che confida in Dio piuttosto che sacrificio ed espiazione. Va detto però che questa sua riserva sull’aspetto espiatorio va attribuita ai lettori cui è destinato il suo vangelo, ossia i greci per i quali era considerato una barbarie.

È in particolare nel vangelo di Giovanni che si evidenzia la visione di una escatologia presente che è propriamente cristiana. La salvezza che ci viene da Gesù, presente e futura, è portata dalla sua esistenza terrena che raggiunge l’esaltazione nella croce. È presente una visione sincronica, l’unità tra la storia pre-pasquale di Gesù e il Cristo glorificato. L’escatologia si realizza già nell’esistenza prima della pasqua, Gesù dona agli uomini la pienezza della salvezza e a pasqua viene rivelato ciò che è presente in Gesù già nella sua vita terrena, la sua gloria.

Il Crocifisso Risorto è Gesù che dopo essere stato flagellato e torturato è stato condannato a morte. Consegnato ai soldati romani è stato crocifisso. Gesù muore, ha donato la sua vita. Viene posto in sepolcro scavato nella roccia e questo fa pensare che, come per ogni uomo, la sua vita si è conclusa con la morte. Ma Gesù ha vinto la morte, è risorto. Dio lo ha resuscitato, un’azione di una tale portata escatologica da originare delle conseguenze su Gesù stesso e poi su tutti gli uomini. Gesù è vivo, è apparso, l’evento ha una portata universale. La resurrezione del Crocifisso è accaduta nella storia, ma oltrepassando l’esperienza empirica, la trascende radicalmente.

L’esistenza di Gesù non è un evento tra i tanti, né tra quelli che hanno fatto più scalpore, ma è l’evento di rivelazione unico, irripetibile e definitivo nella storia, momento prezioso per l’umanità in cui Dio ha rivelato se stesso e ha portato la salvezza. Il destino tragico di Gesù di Nazareth è la sua libertà, la consapevolezza che il suo modo di parlare e di agire può provocare conseguenze notevoli. Leggiamo: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8).

La bellezza sublime del Crocifisso-Risorto non si può descrivere, ma solo contemplare. Tutta la vita di Gesù – a partire dal concepimento, la sua adolescenza, la maturità, poi i fatti che si sono dispiegati nel tempo che ha trascorso in mezzo a noi, fino al culmine nella crocifissione e resurrezione – non va intesa come cifra teologica, ma come il cuore della Rivelazione di Dio.

 

Alleluia

Gamy Moore
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