di Margherita Merone
La correzione fraterna è parte fondamentale della vita cristiana e nasce da un cuore buono, mite e umile. Non deve essere intesa come una forma di educazione, non si tratta di dare un giudizio su una persona con la presunzione di essere superiori – non ha niente a che fare con la punizione di un colpevole – per cui una volta sistemata la questione, non si ha più alcun interesse a farla diventare migliore. La correzione fraterna consiste nel correggere una persona che sbaglia guardandola con gli occhi di Gesù, in modo fraterno, senza irruenza, con dolcezza. L’amore fraterno è fatto di tenerezza e responsabilità: se qualcuno commette una colpa nei miei confronti, lo devo affrontare di persona con l’amore nel cuore, perché è proprio questo che mi spinge a fargli capire che quanto ha fatto o detto non è certamente un bene per me.
Guardiamo cosa ci dice il vangelo al riguardo: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà avrai guadagnato tuo fratello» (Mt 18,15). Leggendo i versetti che seguono, scopriamo altro ancora: «Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità» (Mt 18, 16-17). Spesso, infatti, vediamo che quando qualcuno commette una colpa, prima ancora di parlarne con lui faccia a faccia, se ne parla a tutti sapendo bene che ciò che è realmente accaduto viene, il più delle volte, completamente travisato – i fatti acquisiscono le più diverse interpretazioni. Il vangelo è chiaro: se uno commette una colpa, specificando “contro di te”, l’ammonimento va fatto prima da soli, in un secondo momento alla presenza di testimoni, e solo per ultimo si fa intervenire la comunità.
Un altro tratto distintivo è il verbo che l’evangelista Matteo utilizza e che trovo davvero rilevante nel contesto della correzione fraterna, ossia “guadagnare”. Il significato del verbo può essere legato a qualcosa di materiale, per es. si guadagnano soldi, si può lavorare con professionalità per guadagnare la stima degli altri, o per guadagnare potere, ma è difficile che lo si associ a una persona. Dunque, il significato di questo verbo, secondo il criterio del vangelo, è ben altro. Se il fratello che ha commesso una colpa ascolta ciò che gli viene detto dal fratello che l’ha ricevuta, quest’ultimo lo avrà guadagnato.
“Guadagnare” ha il senso della carità, dell’amore verso il fratello, del cercare l’altro non per giudicarlo e condannarlo, ma per correggerlo con amore, con umiltà, col cuore sincero. Il fratello che ha sbagliato va cercato e una volta trovato non gli si deve rinfacciare con rabbia o disprezzo l’errore – commesso, forse, senza la minima malafede. L’atteggiamento giusto non è quello di chi si mette sul piedistallo convinto di avere ragione in senso assoluto. Il fratello rimproverato va amato, rispettato, riportato sulla retta via; il suo bene è ciò che è veramente importante. Non va abbandonato, offeso, umiliato; ammonirlo equivale ad aiutarlo a essere migliore, a riprendere le relazioni che credeva perdute e ancora di più, a elevarsi.
L’altro che sbaglia va cercato e “guadagnato” sempre. Gesù non andava sempre incontro ai peccatori e ai pubblicani? Non li amava e perdonava? Gesù ama e salva. Ci sono persone, però, che non ascoltano o non vogliono ascoltare, ostinate, alle quali non interessa risolvere un diverbio. Restando ferme sulle loro ragioni, o mostrando indifferenza, alla fine le si abbandona, non vengono più tenute in considerazione. In tal modo certamente non si guadagna il fratello. La correzione fraterna non sempre è facile, è necessaria fermezza, nobiltà d’animo, l’essere per l’altro un punto di riferimento. La vera ricchezza si raggiunge non quando si rimane nella superficialità, ma quando si arriva a un livello più profondo di relazione con una persona.
Ben lontani dal credere che il guadagno sia opera umana: ciò è possibile solo grazie all’intervento dello Spirito Santo che risveglia il cuore, lo illumina. Lo Spirito guida le azioni, purifica i pensieri, orienta le nostre decisioni, ci fa capaci di amare anche il fratello che odiamo, ci dà la forza di ammonire usando i termini più appropriati, ma ci insegna anche a stare in silenzio, cercando sempre e comunque di riallacciare con l’altro la relazione. Pregare diventa fondamentale per aumentare in noi l’azione dello Spirito Santo, perché proprio grazie alla forza che ci dona, non solo si guadagna qualcuno che ha commesso una colpa, ma si guadagna anche se stessi.
Chi non corregge il fratello che sbaglia commette una colpa ancora più grande. Scrive sant’Agostino: «Se trascurerai di farlo, sarai peggiore. Quello che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? […] Sei peggiore tu per il fatto di tacere che non l’altro per il fatto di averti offeso. […] Devi dimenticare l’offesa che hai ricevuta, non la ferita di tuo fratello» (Discorso 82,7).
La dignità e il valore della persona sono incommensurabili, nonostante qualsiasi peccato o colpa. La correzione fraterna va fatta sempre con grande amore, altrimenti si dicono al fratello solo parole vuote; questo è il comportamento dell’ipocrita come ci ricorda opportunamente Gesù: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? […] Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Lc 6, 41-42).
- Il bancario - 8 Luglio 2024
- La “cura” di Teo - 24 Giugno 2024
- Noemi - 17 Giugno 2024