Nel 1998 Robert Redford diresse il film “L’uomo che sussurrava ai cavalli” tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Evans. Sebbene ciò che ho da dire non ha molto a che vedere con la storia narrata, posso affermare con certezza che è proprio a questo titolo che devo l’ispirazione della mia parodia di oggi.
Più che una parodia, in realtà è la storia vera di un tizio vero che incontro sistematicamente (ahimè da anni) a qualsiasi orario del giorno e della notte sempre con la sua inseparabile Panda Hobby bianca.
Nulla di strano se non che il tutto sta iniziando ad assumere dei connotati buffo-ossessivi. Insomma mi rompo le palle solo a intravederlo.
Fatti una vita ti prego!
Trentenne, occhiali, disoccupato, magliette dei Looney Tunes, chiacchiera tipo mitraglia impazzita e spaccone. Ecco “L’uomo che sussurrava alla Panda”!
Uno spaccone da nulla, dicevamo, che asserisce, tronfio come un tacchino prima del 4 luglio, che la sua vita pullula di donne.
Se se, mo’ mi sei piaciuto!
Il tizio fa tre pieni al giorno (ma sì dai!) con pro vi faccia del baffuto benzinaio berlusconiano e gira senza sosta a destra e manca.
Quando passa parte la musica de “Lo Squalo”! Te lo ritrovi dovunque come il killer che indossa la maschera de “l’Urlo” di Munch in “Scream” sempre insieme alla sua monovolume.
Herby il pandino tutto matto.
Esci di casa alle 6 per andare al lavoro e lui è lì che ascolta la musica in auto e ti chiedi: ma questo ha dormito in macchina?
Stacchi un’ora prima dall’ufficio? Lui ti sfreccia accanto con Herby clacsonando con fare superiore. Pistaaaaaaaa!!!!
Eh sì per i coglioni non c’è mai abbastanza spazio!
Decidi di andare al centro commerciale a goderti una “salutare” botta d’aria condizionata insieme ad un’amica e, manco a farlo apposta, lui e la sua dannatissima Panda sono lì.
Ma cazzo ce l’hai una casa?
Così decidi tu di rientrare sperando di non ritrovartelo nell’armadio. Hai visto mai!
Sali nella tua macchinina cheta cheta e ti avvii. A un certo punto una macchia bianca ti sorpassa, quasi ti sperona. È tentato di farti pure le corna come Vittorio Gasmann ne “Il Sorpasso”, mentre tu sperando sia solo un incubo sbatti la testa sul volante. Ma non ti svegli, ti fai solo male.
A quel punto non ti capaciti. Abbandoni la macchina al ciglio della strada.
Due passi mi faranno bene!
Cambi strada, cambieresti persino città, ma non puoi sfuggire al tuo destino. Sai che presto “L’uomo che sussurrava alla Panda” ti troverà ancora modello “Psycho”.
Pian piano che cominci a percorrere le viuzze di campagna dove ti sei avventurata per non incontrare anima viva, però, cominci a respirare. Il battito del cuore da irregolare si trasforma in un armonico tic tac.
Finalmente sola. Ah!
Neanche l’ombra di una macchina.
Poi ancora lui, l’uomo che sussurrava alla Panda, l’uomo la cui vita pullula di donne (eh già!) ma che è ancora una volta solo.
Anzi no!
C’è l’inseparabile Herby e a lui sembra persino bastare. Inorgoglito ti guarda, tu lo guardi e finalmente dai il meglio di te. Un bel dito medio, giusto per gradire.
Dopo una giornata così è il minimo, dai…
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