Quando decisi che la mia vita doveva prendere un’altra strada, che dovevo tornare a scrivere, che dovevo tornare a indossare i guantoni, salire ancora sul ring della vita e sul ring della muay thai, ho capito che forse stavo crescendo.
Stavolta davvero e senza appello.
Quando decisi, dunque, che dovevo tornare fiera di me e delle mie scelte, del mio metro e cinquanta, del mio neo sul mento, della mia famiglia, della mia natura di “piccola peste” (scarpe slacciate e go), ho capito che cresciuta o no sarei rimasta sola.
Sola come un gambo di sedano per dirla come Luciana Littizzetto.
Irrimediabilmente.
Ma la solitudine non sempre è un male. Permette di riprendersi se stessi, di capirsi e accettarsi.
Qualcuno, all’alba di un addio, mi ha stretto la mano per la serie “Ti stimo fratella!”.
Qualche altro ha semplificato con l’ipocrisia di chi, scendendo dalla montagna di Heidi, poco accetta le scelte altrui soprattutto se hanno intrinseche in sé un qualcosa che sa di libertà.
Avranno riso della mia nuova solitudine o forse bestemmiato ripetendo il mantra “Pane a chi non ha denti” o “perle ai porci”, ma la cosa rientra nella differenziata delle stronzate per cui non mi tange.
Per esempio l’ottavo nano, Piombolo, tipico esempio di essere umano pesante come il piombo che non vorresti nella tua compagnia ma che c’è e te lo devi tenere almeno finché quella dannatissima freccia avvelenata non ti porti via da quella valle di lacrime e parole inutili, ha saputo toccare i tasti giusti per farsi fanculizzare in dialetto calabrese.
Non ti sputo che ti profumo!
Non ti piscio che ti lavo!
Non ti caco che ti inciprio!
… grazie Cetto… mi hai levato le parole di bocca!
Forse, Piombolo e gli altri (Stronzolo, Troiolo ecc…) non hanno ben chiaro cosa significhi oggi essere donna.
Nel mondo perfetto di Piombolo e Co. io mi tolgo il cappello al loro passaggio, sono vittima dei loro umori, subisco passivamente le scelte, i sì, i no e i “più tardi forse…”.
E sempre nel mondo perfetto di Piombolo e Co. loro sono bravi e io no, loro hanno successo mentre io mi accontento. Io sono “o troia o sposa”, loro artisti. Loro sono una gustosa cena senza badare a spese, io una bolletta scaduta.
Nel mondo perfetto di Piombolo e Co. loro attaccano, io abbasso gli occhi. Io non sento, non parlo, non vedo. Io rinuncio, loro inseguono il sogno.
Nel loro mondo perfetto porto i tacchi, un abito sexy, non sono patita di calcio, non pratico la muay thai, sono bionda e dico sempre sì mentre porto in tavola una buonissima torta di mele.
Loro hanno il loro cognome e io… pure (il loro s’intende!).
Nel mio mondo perfetto, invece, ognuno è ciò che è.
Only you.
Sono un essere umano. Siamo esseri umani. Sono una donna. Siamo donne. Giuste, sbagliate, brutte, belle… siamo ciò che scegliamo di essere. Che vi basti!
Ma io, malgrado tutto, rispetto i Piombolo di tutto il mondo. Anzi un po’ mi spiace per loro perché io posso scegliere se essere stronza o no, ma per loro è di default.
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