Una scoperta delle neuroscienze

 

di Margherita Merone

 

intersoggettività

 

Una scoperta incredibile nel campo delle neuroscienze è quella di un’equipe di neuroscienziati italiani – guidata dal neurobiologo Giacomo Rizzolatti, insieme a Leonardo Fogassi, Luciano Fadiga, Vittorio Gallese – che hanno individuato alcune aree nel nostro cervello, che interessano l’area motoria, dotate di “neuroni specchio”.

Le neuroscienze che fanno parte delle discipline biomediche che afferiscono alla neurologia, che studiano il funzionamento del sistema nervoso, nello specifico, del cervello, sono venute alla luce recentemente. In particolare, le neuroscienze cognitive ritengono che si potrà arrivare in un futuro prossimo a dare reale spiegazione di cosa si nasconda nei complessi meccanismi delle cellule dei neuroni addette agli scambi delle informazioni nel cervello, e a comprendere scientificamente le emozioni, i sentimenti, nonché la coscienza dell’uomo.

Erano gli inizi degli anni 90 quando un gruppo di ricercatori dell’università di Parma, coordinati da Rizzolatti, si sono interessati allo studio della corteccia premotoria – che si trova esattamente nella parte posteriore del lobo frontale, suddivisa in diverse aree – regione del cervello che si occupa del controllo e dell’esecuzione dei movimenti volontari del corpo. La sua funzione è quella di trasmettere alle cellule dei nervi del cranio e alle cellule del midollo quegli impulsi che servono per compiere i movimenti che comanda la nostra volontà.

Le prime prove sono state effettuate sul cervello del macaco, applicando alcuni elettrodi sulla corteccia frontale, in modo da studiare l’effetto prodotto sui neuroni addetti al controllo dei movimenti delle mani, impegnate in una qualsiasi azione. Durante ogni esperimento si è registrato il comportamento dei neuroni nel cervello della scimmia mentre faceva alcune azioni, per poter misurare la risposta dei neuroni riguardo movimenti specifici. Si è visto che quando qualcuno compiva un’azione alcuni neuroni delle scimmie mentre guardavano l’azione reagivano come se la stessero compiendo. La cosa interessante e inaspettata era data dal fatto che i neuroni si attivavano anche se i macachi erano completamente immobili. Questo era un dato importante che sembrò suggerire che l’attività dei neuroni non fosse legata in modo esclusivo ad atti di tipo motorio, ma probabilmente a processi percettivi o sensoriali.

L’osservazione, in seguito, è stata fatta sull’uomo, utilizzando le metodologie di brain imaging – che permettono di visualizzare l’attività cerebrale in tre dimensioni e le variazioni del flusso sanguigno che si determinano nelle zone del cervello in seguito all’esecuzione e all’osservazione di atti motori per misurarne, in seguito, il grado di attivazione – dell’imaging a risonanza magnetica (MRI), della tomografia a emissione di positroni (PET), della risonanza magnetica nucleare (RMN) e della risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI).

Tra i miliardi di neuroni – unità cellulari che costituiscono il tessuto nervoso cerebrale – si è rilevata la presenza di neuroni che sono stati definiti neuroni specchio, i quali si attivano quando una persona compie un’azione e quando questa stessa persona osserva la stessa azione, ma effettuata da un altro soggetto. Il neuroscienziato Vittorio Gallese afferma che la ricerca neuroscientifica ci dice che il cervello umano è dotato di neuroni specchio che si attivano sia quando compiamo un’azione che quando la vediamo eseguire da altri. Rileva come, sia nel macaco che nell’uomo, la presenza dei suddetti neuroni fa sì che l’osservazione di un’azione compiuta da un altro costituisca una forma di simulazione della stessa azione. Esiste una relazione tra agente e oggetto ed è proprio questa relazione a far sì che si attivino i neuroni specchio. Parla di simulazione incarnata, appunto – come se – ed è attraverso questa simulazione che il corpo, afferma sempre Gallese, diviene l’origine della funzione dell’intersoggettività, dunque, una comprensione delle azioni degli altri, una capacità per l’interazione sociale. Non appena vediamo qualcuno compiere un’azione, i suoi movimenti hanno per noi un significato immediato, ma anche l’inverso, ossia una nostra azione assume significato per chi la sta osservando. neuroni specchio

Per i neuroscienziati avere il sistema dei neuroni specchio determina uno “spazio di azione condiviso” all’interno del quale sono compresi subito uno o più atti, anche senza esserci una reale esperienza conoscitiva. Rizzolatti fa notare una cosa interessante: certamente nel corso di un’azione è possibile che cambiamo le nostre intenzioni; tuttavia, i neuroni specchio riescono a monitorare gli atti osservati e a riconfigurare gli atti motori, ricorrendo unicamente alla conoscenza motoria che controlla le nostre strategie di azione.

Il cervello umano, massa gelatinosa di appena un chilo e mezzo di peso, è davvero una miniera inesauribile di sorprese. La scoperta di questi neuroni è davvero sensazionale: essi ci danno la capacità di metterci al posto dell’altro e di osservare le cose del mondo dal suo punto di vista e ci fanno anche comprendere le sue emozioni, oltre che le sue azioni. A questo si aggiunge che abbiamo la possibilità di imparare dagli altri e di capire se è utile cambiare qualcosa del nostro comportamento.

Azzardiamo. Proviamo ad applicare i risultati delle neuroscienze – a proposito dei neuroni specchio e della simulazione incarnata – al passo del vangelo in cui Gesù sostiene fermamente: «Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi, ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 10, 37-38). Cosa possiamo intravedere? Si potrebbe provare a immaginare i neuroni specchio di Gesù? Sappiamo che questi neuroni si attivano quando un soggetto compie un’azione e quando lo stesso soggetto vede la stessa azione, ma eseguita da un altro. È possibile pensare che in Gesù ci sia stata l’attivazione dei neuroni specchio mentre compiva una determinata azione e quando la vedeva fatta da un altro? Che tipo di azioni? Verso gli altri e verso il Padre?

Qualsiasi discorso su Dio rimane congettura. A questo punto lascio spazio a nuove domande, sempre più complesse, alle quali si dovrà dare una risposta.

 

 

Gamy Moore
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