Il 17 febbraio Tommy chiede a Clarence di dargli un passaggio in aeroporto.
Giunto in discreto anticipo, Tommy gli chiede di salire.
Gli spiega quindi quello che è successo il giorno prima al Circolo, e i timori di Paoletta.
Cla’ lo ascolta attentamente, chiedendosi come mai lei non gli avesse ancora detto nulla.
– Come ha reagito?
(chiudendo la valigia, Tommy) – Come avresti fatto tu. Muta.
(pausa)
Voi due sembrate fatti con lo stampino.
Cla’ sfodera un sorriso amaro.
– Non c’è soluzione, stando a quanto dice sempre lei.
Infilando i biglietti nella tasca della valigia
– Le ho chiesto di sposarmi.
Sul serio, stavolta.
O di venire qua da me. Col gatto, ovvio.
Cla’ ha dapprima un gesto di stizza, sembra voler dire qualcosa.
Poi si blocca, in apparenza deciso a mantenere la calma.
(quasi rassegnato) – Hai proprio deciso di portarmela via…
– Non dire sciocchezze! Semmai l’ho fatto per noi…
Per me, per te.
Per tutti.
– Perché allora io non la vedo così?
(ridendo per sdrammatizzare) – Perché sei scemo…
Cla’, che invece è serio, prende a muoversi come quando è nervoso.
Sospira.
– E che ha risposto?
– Niente.
Cioè, che non si può.
– Ecco. Volevo ben dire…
Inutile chiedere cosa avete fatto, dopo?
(pausa)
(fra sé) Che domanda cretina. Quello che fai di solito, suppongo…
Stavolta Tommy lo guarda e non favella, limitandosi ad annuire con lo sguardo.
Cla’ gli lancia un’occhiataccia.
– Cos’è quella faccia? Credevo l’avessi superato, ormai…
Ma Cla’ ormai ha messo il muso. Fa per prendere le chiavi dell’auto dalla tasca, dirigendosi all’entrata.
Tommy lo blocca al volo
– Vieni qua, scemo!
Così dicendo lo attira a sé con il suo usuale trasporto. Lo bacia, lo morde con le labbra, lo palpeggia. Come una cosa sua.
Cla’ non accenna neanche a contrastarlo.
Sarebbe arrivato come al solito in ritardo al gate. Che novità…
——-
Tre giorni dopo, al cellulare satellitare
– Rilievi insufficienti, capisci?
Quando me l’hanno detto mi è sembrato di precipitare giù nell’abisso…
6 settimane ancora…
Non ce la faccio!
Voglio tornare a casa, da te.
(Piumetta)
– Dai, passeranno… Ma poi scusa, fin dall’inizio avevi detto sei mesi…
– Sì, ma poi sembrava che ce l’avremmo fatta prima, con un mese di anticipo.
E poi allora, tu ed io non eravamo ancora…
(pausa)
Lo vedi che avevo ragione, avresti dovuto trattenerti da me l’altra sera.
Almeno facevo il pieno…
– Ma se ti sei fatto pure Cla’ il giorno dopo!
– Non è la stessa cosa. E poi andavamo di fretta.
(pausa)
Oh però… Non si possono avere segreti, a quanto pare…
(e fa finta di piagnucolare)
– Basta Tatoo, comportati da uomo, anzi da micio marinaio!
Smetti di miagolare, se no niente croccantini…
Tommy scoppia a ridere.
– Ti adoro, mia streghetta…
Non farti strapazzare troppo da quei due omacci…
– Senti chi parla!
– Prendi un aereo, vola qui da me…
(ridendo) – Ciao Tommy, ciao…
——-
Qualche giorno più tardi, a casa di Clarence, in tre.
Argomento spinoso: la reazione del marito di Piumetta alle presunte rivelazioni di De Biasi.
– Lo vedo che c’è qualcosa di strano.
È scostante, si incazza per un nonnulla… Mi chiede dove vado, perché devo uscire, a che ora esattamente devo tornare. Vuole perfino accompagnarmi in giro.
(pausa)
Però non vuole parlare in maniera diretta, affrontare il discorso.
Forse teme che avrebbe la peggio.
(Ramon) – Secondo te gliel’ha detto quel tizio o l’ha capito da solo?
– Penso entrambe le cose.
Rimangono zittiti tutti e tre.
Cla’ – Che vuoi fare?
Lei si limita a sospirare.
Cla’ – Vieni a stare da noi.
(lei) – L’ha detto anche Tommy…
Ramon
– Sì, ma noi lo diciamo da prima…
– Chéri, non è una frittata…
(Ramon)
– Paolè, non è il primo, non sarà l’ultimo…
Noi però non possiamo fare a meno di te, è bene che tu lo sappia.
Guarda Clarence per trovare conferma alle sue parole.
Clarence annuisce.
– Anche lui non può fare a meno di me.
Mio marito, voglio dire.
Paoletta si alza dal divano e si avvicina alla finestra, dando loro le spalle.
Cla’ – Ma tu lo ami ancora?
Lei resta di spalle.
Quando fa per voltarsi e rispondere si ritrova davanti Cla’.
Lui le sussurra, fissandola
– Sei solo mia, Pa’. Solo mia.
La bacia però prima che possa profferir parola.
——-
26 febbraio
Il marito di Piumetta al telefono le dice di aver pranzato con un collega, e che il tizio si chiama De Biasi.
Lei fa finta di niente: non chiede nulla, aspettando di capire le sue mosse. Lui allora le dice che il tipo ha riferito di averla conosciuta, al circolo di Anzio. E anche in compagnia di chi.
Anche allora lei non accenna alla benché minima reazione. Lui allora cambia argomento, in apparenza assolutamente tranquillo, o con la maestria di un attore consumato.
A mezzanotte squilla il cellulare.
Lei risponde con la voce assonnata.
Cla’ – Perché non mi hai chiamato stasera? Già a letto?
– Mio marito ha visto De Biasi, oggi.
(preoccupato) – Ah!
(pausa)
E… allora?
(laconica) – Voglio solo addormentarmi e fare bei sogni…
(a bruciapelo) – Tu lo ami, Pa’?
– Chi, Béar?
– No, Tommy.
– Che cazzo c’entra Tommy ora?
(imperioso) – Rispondi alla mia domanda!
Lei si sente presa in contropiede. Si innervosisce
– Ma che ne so, Cla’…
Anche lui si innervosisce. Sospira.
Restano ognuno sulle sue.
Poi interviene lei
– La verità?
(lui) – A questo punto sì.
– Ho lo stesso problema, con lui, che avevi tu…
Pardon. Che hai…
(pausa)
Ne sono terribilmente… attratta.
– Hmm.
– C’è altro che vuoi sapere?
– No.
– Non mi chiedi di Ramon?
(deciso) – No.
– Sei arrabbiato?
– No.
– Solo no sai dire?
(frettoloso) – Ci sentiamo domani.
– Ah, bene. Notte chéri.
Durante la notte, passata per lo più in dormiveglia, Piumetta cerca come può di allontanare la tensione. Il pensiero corre ai suoi uomini vicini e lontani. A un tratto avverte come un fruscio in un orecchio, quasi un sussurro che si trasforma in una sorta di melodia. Si addormenta e si lascia cullare da un’insolita atmosfera.
Al risveglio, pur non ricordando nulla o quasi del sogno da cui è appena uscita, si sente stranamente tranquilla.
——-
Al mattino Paoletta si avvia verso la macchina, parcheggiata sotto casa. Sta per aprire la portiera, quando l’occhio cade distrattamente su una scritta apparsa nottetempo sul muro di cinta del giardinetto.
Per poco non le viene un colpo quando legge, a caratteri cubitali:
TI AMO PA’
Dopo un attimo di sbandamento, che la porta a rileggere la scritta onde esserne sicura, prende posto in macchina cercando di convincersi
“Un caso. Puro e semplice caso. Sai quante Pa’ ci sono?
Sarà il solito sedicenne innamorato”
Arrivata al semaforo sta per passare col verde, quando un enorme cartellone pubblicitario alla sua destra blocca di colpo la sua attenzione. Un tizio le strombazza contro imprecando mentre lei tenta di accostare eseguendo una manovra forzata e pericolosa. Il volto nel cartellone sembra osservare proprio lei, e quel che è peggio sembra voler rivelare al mondo la verità nascosta. Perché stavolta è il volto di Clarence che compare accanto ad un profumo e quella scritta in vernice accanto dice a chiare lettere Sei mia, Paoletta.
1000 watt tutti in un colpo solo. Piumetta si sente come percorrere da una scossa folgorante.
Il cuore sembra tumultuarle in seno. Cerca invano di calmarsi, respirando.
Impiega qualche minuto prima di riprendere il controllo. Attimi in cui tenta in ogni modo di ragionare.
Quando le sembra di aver superato lo choc si fa coraggio
(pensa) “Ora mi girerò, non ci sarà più questo cartello. È un’allucinazione”
(determinata) “Ok, allora al tre mi giro…”
Prende a contare mentalmente, poi si volta di scatto.
Resta a fissare, nuovamente attonita.
Deglutisce. Un brivido le increspa la pelle sulle braccia.
Di colpo le risale l’angoscia e la tensione, pensando che qualcuno che li ha visti insieme possa fare due più due, per primo suo marito stesso.
“Pazzo, pazzo che non sei altro!
Che ti è saltato in mente?
Oddio, e se non è stato lui?”
Il pensiero diventa concitato
“…forse è una trappola ma sì! È stato lui De Biasi o come cazzo si chiama!!!
Oppure… Béar!”
In quel momento i pensieri si inseguono, agitati. La testa le diventa un mulinello.
Non sa neanche più perché è uscita e dove era diretta.
Quasi in automatico mette però in moto, e vaga.
Nel resto del quartiere cartelloni dello stesso tipo ma con altre scritte sempre dello stesso tono.
Tutto così pianificato da sembrare una trovata di marketing.
Paoletta scatta una foto col cellulare ad uno dei cartelli e la invia a Cla’.
Dopo poco arriva il suo squillo.
Lei fa un respiro prima di rispondere, lui aspetta che sia lei a dire qualcosa.
Lei appare esitante, poi con un fil di voce
– Perché?!
– Dovevo farlo già prima.
(esasperata) – MA COSA SPERI DI OTTENERE?!
(deciso) – Sono disposto a qualunque cosa.
Anche a lasciare Ramon.
Come se avesse sentito una bestemmia
– Stai scherzando, è chiaro.
Te ti sei fumato il cervello!
– Tutt’altro.
(lei, ridendo per non piangere)
– Senti… io… non capisco…
Lui risponde con una calma che la spiazza
– Non devi capire, devi solo amarmi.
– MA IO TI AMO!!!
E tu ami Ramon più di quanto ami me…
E vuoi anche Tommy. Non ce lo scordiamo.
– Hai finito?
Incredula a sentirlo parlare così
– Tu non mi lasci altra soluzione…
– Non va bene, se è quella che penso io.
– Basta, Cla’. Basta!
Mi arrendo.
– Ecco, appunto. Arrenditi. Non hai scelta.
Tanto di me non ti liberi.
(pausa)
E neanche degli altri.
Ti consiglio di fare un giro al Nomentano domattina. Avrai delle sorprese.
——-
Chiuso con Cla’, Paoletta trova una chiamata persa. Di Ramon.
Lo richiama.
(lei) – Tu lo sapevi?
– Certo!
– E non l’hai fermato?!
– A parte che quello non lo ferma nessuno, e tu lo sai…
Ma poi, per tua informazione, l’avrei fatto anch’io.
Anzi, per meglio dire, l’ho fatto anch’io. L’abbiamo fatto tutti.
– Cosa avete fatto?
– Tu non ti decidi, lo facciamo noi.
Tanto ormai è chiaro a tutto il mondo… Solo tuo marito non lo sa, l’unico a non leggere la fiction…
– Mi state facendo impazzire. Lo sai?
(pausa)
Tutta sta storia è una follia, in fondo.
– Sarà. Ma è una follia che ci rende felici.
– Tutti, tranne qualcuno.
Cosa mi aspetta domani?
– Te ne mando un assaggio se vuoi.
Sta solo a te decidere se evitarlo…
——-
Il 28 febbraio Paoletta riceve per email un inoltro di suo marito contenente una foto del cartellone apparso lo stesso giorno al quartiere Nomentano. Ritrae tre baldi giovani, tutti modelli, di altrettante nazionalità, che pubblicizzano capi d’abbigliamento di una nota griffe. Ma soprattutto sembrano urlare a squarciagola – in vernice spray – il loro amore per una donna, tale Piumetta.
In serata suo marito la chiama dal Giappone
– So che hai una relazione con uno di questi.
Piumetta…
Lei sa di non poter barare. Nell’inoltro compare anche la fonte.
Non c’è il tempo per tirarsi indietro o per pensare
– Ti sbagli.
Ce l’ho con tutti e tre.
– Ottimo. Non ti smentisci mai…
Segue un silenzio che appare interminabile.
(lei) – Sei ancora lì?
– Sì, ci sono.
(lei) – Che intendi fare?
– Stavo per farla io questa domanda.
Lei si ritrova un attimo spiazzata.
(lei) – Devo cercarmi un avvocato, o che altro?
Non ottiene risposta.
– Ci sei?
Silenzio.
– Oh, ci sei?
Il segnale che è caduta la linea.
Lei non può richiamare.
Resta in attesa.
Inutilmente.
(continua)
——-
Farina: Cla’ passami na benda dai, ca do’ finisce male…
Nisciun è fess!
O marit fa for’ a baroness…
Maròòòòò!
(dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
quadro di Giovanni Merenda
www.giovannimerenda.it
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