Via Galbani, lunedì 28 febbraio (mattina)
È tardi, e Ramon si dirige frettolosamente alla macchina parcheggiata sotto casa sua.
Una voce femminile lo sorprende alle spalle, mentre sta aprendo lo sportello
– Scusa, sei tu Ramon?
Ramon si gira.
Davanti a sé una sventolona dai capelli biondo-ramati.
– Dipende, fa lui.
Lui la guarda appena.
Lei invece lo osserva attentamente.
– Mi sa che sei proprio tu… Io sono Domiziana, ricordi? quella che ha scritto alla Posta…
A Ramon quel nome non dice nulla.
– Quella del ciuccio della notte… perfeziona lei.
Il chiarimento squarcia di colpo un velo nella memoria di Ramon.
– Ahahah, quel ciuccio… (un lampo malizioso passa per i suoi occhi).
Lei abbozza un sorriso un po’ impacciato. E resta per un attimo senza parole.
Lui fa mostra di non capire dove lei voglia arrivare.
– Senti, lo so che chiedo molto, ma tu avevi detto che potevi… sì insomma, che ti prestavi…
Ramon ora la guarda interdetto, le labbra lievemente dischiuse.
– Cioè? fa lui
– Sì, insomma, che potevamo fare insieme l’esperimento…
(Ramon pensa) Ma tu sei scema o cosa?
Ormai ha rotto il ghiaccio e Domiziana si fa più ardita.
– Posso venire a dormire da te questa settimana?
– Ma io…
(retropensiero) Questa è matta, sicuro.
– Dai, non ti darò fastidio, vengo solo per la notte…
Ramon si mette a ridere per lo sconcerto.
– No, scusa, non è possibile.
– Perché? (fa lei realmente sorpresa)
Lui proprio non si capacita della sfrontatezza.
– A parte che non sono solo…
Lei gli fa due occhioni così, sconcertata e delusa dal rifiuto.
– Lo so che hai un compagno e stai pure con Didy, ho letto tutti gli scoop.
Ma mica mi ci voglio fidanzare con te, solo passarci un po’ di ore la notte per provare al mio ragazzo che le sue son tutte scuse…
– Ma ancora non l’hai risolto sto problema?
– No. Emilio, il mio ragazzo, non si convince. E io ci sto d’un male…
Ramon si sente preso in contropiede, ed è visibilmente nervoso.
– Senti, vorrei aiutarti, ma non posso. Non posso proprio.
Se dipendesse da me soltanto…
Lei lo guarda implorante e gli tocca amichevolmente un braccio sopra il giubbotto.
– Ma che ti costa!… Poi loro due sono persone fuori dal comune, capiranno…
Lui la guarda e le vorrebbe urlare: “Scusa, bellezza, mettiti nei miei panni, te ne vieni fresca fresca a chiedermi se voglio farmi ciucciare l’uccello da te per provare al tuo ragazzo che si può fare per notti intere… Ma va’ a quel paese e non mi rompere…” invece risponde
– Fuori dal comune fino a un certo punto… e poi la mia nella Posta era solo una provocazione…
(lei pensa a sua volta) Allora non è vero niente, sei pure tu un fottuto perbenista come tutti gli uomini, un ipocrita… invece ribatte
– Non ci credo che è per loro che non ti va di farlo. Dillo che non ti piaccio…
– Ma no, non è questo… dovresti saperlo che le donne non sono il mio forte…
(stizzita) – Di’ piuttosto che non sei all’altezza, visto che queste cose si fanno anche fra uomini…
A quel punto Ramon sospira, è abbastanza incazzato, ma non vuole essere scortese.
– Sentiii… ora vado di fretta, non ho tempo per discutere.
(implorante) – Solo per poco tempo, poi non ti rompo più le scatole, promesso…
Lui sospira di nuovo.
– È un sì?
(per togliersela di torno) – E va bene dai, ma solo per una notte, ok?
(speranzosa) – Quando?
– Stasera.
– 23.30 va bene?
– Sì.
(contenta) – Grazie, sarò puntuale.
E gli dà un bacio sulla guancia prima di dileguarsi.
(lui pensa, mentre si siede in macchina) Ma guarda un po’ se tutte a me devono capitare…
Si allaccia la cintura.
(pausa)
Come cazzo devo fare mo’?
——-
Più tardi, al telefono con Didy
Ramon – Bellezza, ndo stai?
Didy – Alla ASL… c’ho un caso spinoso.
Ramon cerca subito di indagare.
– Che programmi hai per la serata?
– Per la serata niente, per il pomeriggio semmai…
– Ovvero?
– Hai presente il ‘nostro’ camerino?
(guizzo libidinoso negli occhi) – Potrei dimenticarlo?
– Devo andare a rifornirmi, mi hai distrutto troppi slip…
– Quando?
– Nel pomeriggio, dopo le 4.
Passi da me?
– Ovvio, ma andiamo con la tua macchina, la mia sta dal meccanico.
– Non dare appuntamento pure a Clarence, mi raccomando…
– Tranquilla, l’ho appena sentito… sta incasinatissimo allo studio.
——-
Negozio, ore 16.30
Il direttore del negozio ha attaccato bottone con Didy e lei non riesce a scollarselo di dosso. La riempie di completini di lingerie da provare, oltre che di complimenti e sguardi allupati che non sfuggono a Ramon.
Ramon gira fra gli scaffali ostentando nonchalance, ma come al solito rodendo dentro per la rabbia.
Afferra alcuni capi e si avvicina al bancone dove Didy sta guardando alcuni reggiseni che il tizio le sta mostrando.
– Su di lei sono certo che stanno a meraviglia… s’intonano coi suoi colori e le sue forme…
(Ramon pensa) Ti piacerebbe vederglieli addosso, eh, stronzo…
Didy appare in lieve imbarazzo, guarda Ramon sperando la liberi dall’impiccio.
Lui coglie al volo il da farsi.
Ramon – Amore che dici di questi jeans, ti piacciono?
– Sì, sono la tua taglia? Prendine anche altri, andiamo a provarli in camerino.
Didy si scusa con il direttore che ha subito cambiato espressione, carica tutte le grucce e con Ramon si allontana in direzione del loro ‘rifugio segreto’.
– Come tanto non viene pure a spogliarti di persona, fa Ramon a Didy mentre si avviano.
(lei, meravigliata) – Geloso?
– No, è solo una tua impressione… Ma hai visto come ti guardava?
– Stai esagerando, Ramon…
(piccato) – Io sto esagerando!…
Chiusi all’interno del camerino, Ramon l’aiuta a spogliarsi per provare i reggiseni, ma più che dare una mano non fa che metterle le mani addosso, colto da consueto raptus pomeridiano.
(ridendo, malizioso) – Non era per questo che mi hai adescato, señorita?
– Sì, anche per questo, lo confesso.
– Allora è proprio vero che mi ami…
– Nun t’allarga’, bello…
– Ma se me l’hai detto l’altro giorno?!
– Quando?
– Mentre sco…
– Appunto, non ero propriamente in me… fa lei.
Lui la guarda con aria di sfida, ride, poi prende a mozzicarle una tetta come Igor.
– Dillo che mi ami…
Lei tenta di scollarselo di dosso, ma Ramon è peggio di un essere tentacolato e ne prende tante prima di smettere.
– Torniamo seri, sennò famo notte… fa lei.
Quell’affermazione gli ricorda qualcosa, smette improvvisamente di smanettarla.
(serio) – Infatti, spogliati e facciamola finita!
– Spogliati tu, piuttosto… li devi provare questi jeans?
– Solo se prima… e Ramon prende ad abbassarsi lentamente la cerniera.
Didy lo osserva divertita, sa bene che cosa vuole.
Gli si avvicina, gli allontana le mani e continua ad abbassargli delicatamente la zip.
Poi lascia scivolare la mano all’interno. Lui comincia a dare chiari segni di ‘squilibrio’.
Suona il cellulare. Lei deve rispondere.
– Nooooooo, proprio adesso… si lamenta lui.
È la Asl.
Lei gli fa capire a gesti che purtroppo c’è un’emergenza, e deve andare via subito.
Ma c’è il problema della macchina.
Ramon chiama Clarence, il cui studio non è lontano dal negozio, per vedere se gli può dare un passaggio a casa, e magari prendere un caffè assieme.
Clarence gli dice di rimanere dove sta, che gli servono 5 minuti.
Appena arrivato fa finta di guardare dei capi, ne prende qualcuno e si dirige al piano di sopra. Trova Ramon intento a provare i jeans che fortunatamente gli cadono a pennello. Ramon se li sfila e prende ad infilarsi i suoi.
(Clarence) – Di’ la verità, gli acquisti erano una scusa per tornare sul luogo del delitto…
Ramon annuisce e lo guarda speranzoso
– Ma tu vai di fretta, Ciccio?
Clarence si siede sulla panchetta, l’inguine di Ramon a un pelo dalla sua faccia.
– Non tanto da lasciarti andare insoddisfatto…
——-
Via Galbani ore 23.30
Domiziana arriva puntuale.
Ramon – Non l’hai detto a nessuno, vero?
lei – Mi prendi per scema?
– Sai com’è… non si sa mai cosa possono fare dei fidanzati gelosi…
– Non c’è pericolo, ho detto a Emilio che avevo la febbre e rimanevo a casa.
Nessuno dei due ha sonno, ma soprattutto devono superare il comprensibile imbarazzo dovuto alla situazione. Sicché prendono a parlare del più e del meno in salotto.
A mezzanotte e un quarto però Domiziana comincia a sbadigliare, e dovendosi alzare un po’ prima delle 7 per andare al lavoro chiede a Ramon se possono andare a letto.
Lei si spoglia e si adagia nel lettone, lui perde apposta un bel po’ di tempo in bagno, nella speranza di trovarla già addormentata.
Che devi fare… quell’arpia prende a smanettarlo per benino, poi mette in atto la sua pratica ‘manducatoria’ quasi fosse un esercizio di bellezza. Fortunatamente senza esagerare. O almeno così si va augurando Ramon, dopo pochi minuti appena.
——-
Tarda serata
Mentre a Via Galbani è partito l’esperimento da Guinness dei primati, Clarence esce dallo studio, stracotto, vuoi dal lavoro, vuoi dal pomeriggio oltremodo movimentato.
Lasciato a casa Ramon, ha infatti dovuto fronteggiare in studio il peggiore dei contrattempi: Thomas, ovvero il passato che ritorna più figo che mai e col capo cosparso di cenere…
In preda a senso di colpa, Clarence sale in auto e si dirige da Ramon, non prima di aver comprato dei cornetti e della cioccolata calda.
Entrato in casa, si dirige sparato al buio nella stanza da letto e fa per sedersi dal suo lato, il pacco dei cornetti ancora in mano.
Sentendo qualcosa sotto, Clarence si alza di scatto credendo ci sia Didy.
Clarence – Oddio scusa, Didy, non immaginavo!…
Ramon accende la luce, mentre da sotto alle coperte fa capolino la sventolona biondo-ramata.
Clarence resta di stucco, si gira sui tacchi e fa per uscire in fretta dalla stanza.
– Aspetta Cla’!
Ramon si alza e lo insegue, cercando di infilarsi gli slip.
La ragazza si riveste in fretta e furia e va loro dietro.
Clarence sbatte l’incarto sul tavolo della cucina, l’aria da incazzato nero, deciso ad andarsene all’istante.
Ramon tenta inutilmente di bloccarlo.
Clarence apre la porta e si trova davanti un tizio che, avvistata Domiziana alle sue spalle insieme a un uomo in mutande, si trasforma in un energumeno che spara pugni a destra e a manca.
– Smettila Emilio, sono amici miei! urla lei nel vano tentativo di bloccarne la furia.
Ma è un parapiglia.
Clarence, per proteggere Ramon, ne prende tante.
La vicina di casa, da dietro la porta, sbraita che chiamerà la polizia.
Domiziana riesce a trascinare via il suo fidanzato, e Clarence e Ramon rientrano in casa, entrambi col fiatone.
L’una di notte, in bagno
– Ahia, fai piano! fa Clarence, mentre Ramon gli spalma il Fastum gel su alcuni lividi sparsi per il corpo.
– Scusa Ciccio!
Non sai quanto mi dispiace…
Ramon gli ha già spiegato che è successo, gli ha perfino mostrato la lettera di lei sull’ipad. E pure Clarence ha vuotato il sacco.
Clarence però ci marcia un po’ a fare l’incazzato e il dolorante, vuole che Ramon impari per bene la lezione.
– E io che mi facevo scrupolo per Thomas, mentre tu te la spassavi…
– Non me la spassavo affatto…
– Sì, questa valla a raccontare a un altro…
Ramon fa la faccia contrita, sinceramente mortificato, ma non al punto di perdonare a Clarence tutto. Il tentativo di Tatoo di riprendersi Clarence proprio non gli è andato giù.
– Sì, ma pure io che devo dire… di nuovo c’è mancato poco…
Si guardano fissi negli occhi, e poi si mettono a ridere.
Clarence si ricorda di aver notato qualcosa di strano mentre Ramon schizzava via dal letto.
Afferra l’elastico degli slip di Ramon, glieli allarga e guarda dentro.
– E questo cos’è? fa lui osservando l’attributo ancora incappucciato.
(Ramon, sfilandolo) – Un vestitino alla fragola, ma senza zucchero però.
Lo sai che io non prendo rischi…
——-
Poco dopo, a letto
– Dormi Ciccio?
Ramon gli sta abbarbicato alle spalle, entrambi non riescono a prender sonno.
– No, troppa adrenalina…
Clarence si gira lentamente su un fianco, Ramon si accoccola nell’incavo del braccio.
– Peccato però… fa Ramon
– Cosa?
– Mi sarebbe piaciuto vedere come finiva…
– L’esperimento vuoi dire?
– Già.
(pausa)
(Clarence, suadente) – Se vuoi te lo fo vedere io…
E movimenti sotterranei prendono ad agitare le lenzuola…
Ramon – Niente sveglia, eh, domattina?
dall’inviato (supplente) Gamy Moore per SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane
To Ramon:
“Once you get started… all night long!!!”
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Moretto, guarda i tuoi amici come ti vogliono bene…
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