Giovedì 7 giugno, pomeriggio, allo studio di Reinhard
Ramon siede nell’anticamera, sfogliando un giornale, in attesa che Cla’ arrivi dal cantiere.
La segretaria è appena andata via. Senza avvedersene ha lasciato l’interfono aperto, così Ramon sente la conversazione nella stanza di Reinhard.
Appoggiato sul davanti della scrivania, l’atteggiamento rilassato
– Così mi lasci solo di nuovo…
Drudy – Mio padre è ormai agli sgoccioli, lo sai…
– Non è lui che mi preoccupa, sono i tuoi ‘movimenti’ a Utrecht…
(insofferente) – Per una volta che è successo…
Reinhard – Una volta?!
Devo elencarli?
Drudy si avvicina con fare intrigante, di chi vuole smorzare i toni.
Gli scosta i capelli dalla fronte, dolcemente. Lo cinge in vita.
Drudy – Io che dovrei dire allora? Mi tradisci da sempre con la testa… prima o poi succederà davvero… lo vedo, sai, come ti guarda… e se non è lui, lo farà l’altro…
– E allora vedi di non lasciarmi solo…
Drudy gli prende il volto fra le mani e lo bacia.
– Prometto di farmelo una sola volta…
Drudy gli dà un buffetto
– Di più e ti uccido… (e lo bacia ancora)
Ramon posa il giornale irritato ed esce.
——-
Quella sera, a casa, mentre mangiano
– Mi ha chiesto se sabato ci facciamo una pizza o un pub.
(pausa)
Oppure volendo puoi cucinare tu una cosa qua, che so la paella…
Ramon sembra distratto da altro.
Cla’ – Allora? Che gli dico?
(fissandolo)
– … meglio qua, anzi no, meglio fuori…. so io chi vorrebbe mangiarsi, quello…
Cla’ – È colpa mia?
– E di chi se no, mia?
A Cla’ viene da ridere, ma si sforza di restare serio.
– Io non ho mai fatto niente e lo sai… anzi gliel’ho fatto capire in tutti i modi che non è cosa… Piuttosto, ho visto come guarda te…
(con finta aria truce) – Beh, non è colpa mia…
Comunque stammi appiccato addosso, così è sicuro che non delinquo…
(ridendo) – Ti meno, sai?
(Ramon, coglionandolo) – Che paura!
——-
Venerdì notte, 8 giugno, da Didy
Perfino i muri sembrano in imbarazzo per le frasi che volano concitate.
[n.d.r. che fiori!…]
Alla fine
Didy – Esci da quella porta, e subito!
Hugo – Farò di meglio, esco per sempre dalla tua vita!
Hai trasformato la mia in un inferno!
– Iooooo? (pausa)
Che coraggio che hai!
La tua vita è già un casino…
– E tu sei la maîtresse! A te non basta un uomo, serve un esercito!
– Forse perché nessuno riesce a darmi quello che voglio!
Lui la guarda con aria di sfida.
– E chi riesce a farlo, con te?! Manco un superuomo!
– Sì, il tuo amatissimo Ramon… un frocio!!!
– Ebbene sì, lui ne vale cento di te, anzi 1000 a letto…
Pungolato nel vivo
– Tu sei solo una…
– Dillo!
– Vaffanculo Didy, vai!
Hugo esce sbattendo la porta.
– Ma vaffanculo tu!!!
Qualche minuto dopo
Didy è fuori di sé, sola, e certa che non chiuderà occhio quella notte.
(pensa sconfortata) “Quando servono, gli uomini non ci sono mai…”
Guarda l’ora sull’orologio da parete: le due. Troppo tardi per chiamare Ramon.
E poi per dire cosa?
(pensa) “Però è vero… cazzo Ramon sei stato l’unico che…”
Quella notte è tutta un rimestare di pensieri.
——-
Sabato 9 giugno, di mattina
– Pronto?
Il segnale non è dei migliori.
(Ramon ripete) – Pronto?
– Dove sei?
– A Berlino.
Che c’è, Didy?
– Vieni ti prego!
(stranito) – Ma… che è successo?
La voce di lei si sente a tratti, quasi incomprensibile
– Ho fatto una sciocchezza…
– Sciocchezza?
Silenzio.
– Didy non ti sento, che hai fatto???
Si interrompe la conversazione.
Lui prova a richiamare, il telefono risulta prima occupato poi libero, ma lei non risponde. Manda un sms, niente.
Il cuore prende a battergli tumultuosamente.
– Che cazzo sta succedendo???
Prova ancora per una decina di minuti a richiamare, anche sul fisso, senza esito.
Chiama quindi Cla’ dicendo che prenderà il primo volo per Roma.
In aeroporto, sul cell.
– Non andare al pub stasera, vai a farti una pizza se proprio devi… ma non te lo portare a casa…
Cla’ – Questa me la devi spiegare.
– Non c’è niente da spiegare, è ovvio!
– Cosa è ovvio?
Che tu sei geloso di Reinhard?
– No, che sono geloso di te, tu sei mio e basta!
– E che non lo so?!
Ho mai detto il contrario?
– Non bere, prometti!
(Cla’ ridendo) – Ma se io non bevo mai…
– Lui sì, però, e se perde i freni inibitori…
– Lo inibisco io…
– Imbarcano. Ti chiamo quando arrivo.
– Ecco sì, piuttosto… non farmi stare preoccupato.
– Con me non c’è problema, al massimo me la scopo.
(ridendo) – Poi dici a me…
——-
Roma, metà pomeriggio
È stanco e stravolto quando Ramon suona a casa di Didy.
Lei invece sembra fresca come una rosa, indossa una vestaglia corta di seta.
Sotto sembra essere tutta un programma…
– C’hai messo un bel po’ per arrivare!
Ramon la guarda esterrefatto
– Pure!
(suadente) – Entra dai.
Lui continua a osservarla interdetto.
– Perché mi guardi così, chéri?
Non ti piace la mise?
Lei scivola in salotto e si siede sul divano accavallando le gambe.
Sembra essere tornata indietro nel tempo, agli inizi della loro relazione.
Lui poggia la sacca da viaggio, e si siede su una poltrona.
– Mi spieghi che caspita è successo?
Mi hai fatto scapicollare, credevo avessi fatto una…
(lei) – Cazzata?
– Una sciocchezza Didy…
– Sciocchezza?! Io?
Lui annuisce, serio.
Lei si fa una risata sardonica.
– Per chi, per Hugo?
No, non se lo merita.
Ramon resta senza parole.
– Però devo ringraziarlo per quel che è successo stanotte.
Ho capito molte cose sai…
– Tipo?
– Che non lo amo, per esempio.
Perché io amo un altro.
Didy si alza e si avvicina alla poltrona.
Si ferma davanti a Ramon e fa per slacciarsi la vestaglia.
Ramon resta lì a fissare i movimenti delle sue dita mentre sciolgono il nodo.
Rapidamente appare ciò che prima si intuiva soltanto.
– Com’era la battuta “Serviti il pasto, cowboy!”
– Didy… che vuoi fare?
Lei lo guarda stupita
– Chéri, te lo devo spiegare?
Lei si sistema su di lui, appoggiando il bacino sulla patta dei suoi jeans.
Poi incolla le sue labbra a quelle di Ramon.
Ramon si limita a socchiudere gli occhi, e a farsi baciare e manipolare passivamente come uno che si trovi per uno strano incantesimo nel posto sbagliato con la persona sbagliata.
Lei si avvede di questo insolito comportamento, lo imputa alla stanchezza ma non demorde.
Prende le mani di Ramon e se le appoggia sul seno, facendo in modo che le dita di lui le sfiorino i capezzoli, ma neanche a quel contatto Ramon sembra reagire, partecipare.
Didy decide all’istante un’altra strategia.
Si alza, lo fa mettere in piedi, gli tira giù la zip e si mette seduta davanti a lui.
Si accanisce quando si accorge che neanche a quell’estremo tentativo Ramon sembra voler rispondere.
Solo allora Ramon si rende conto dell’imbarazzo reciproco che sta provocando quella situazione.
– Basta Didy, non vedi che non va?!
Lei tenta la carta della dolcezza
– Chéri lo so che sei stanco, che hai altri pensieri… è normale…
Lo fa sedere di nuovo poggiando la testa sulle gambe di lui.
Lui sospira sconfortato quando lei riprende ad armeggiare con la mano.
– Basta, ti prego, fammi andare. Tu non hai bisogno di me.
Ramon fa per scostarsi e alzarsi.
Lei si tira su, decisa a non mollare.
– Dai, mettiamo su un po’ di musica, magari aiuta…
e riprende a strusciarsi a lui.
Lui le scosta le mani, fa per tirarsi su la zip
– No, non serve.
– Ma perché, chéri? (e si allontana da lui)
Non ti riconosco più…
– Neanche io ti riconosco più…
– Che vuoi dire?
– Voglio dire che ormai dovresti averlo capito… Didy tra noi è finita, da un pezzo ormai, io amo un altro… e un’altra.
– Tu non sei mai stato fedele a nessuno, uomo o donna… e poi l’hai sempre detto tu di amarmi…
– L’ho detto, è vero, e allora ci credevo veramente… credevo di essere innamorato di te. Ma mi sbagliavo, l’amore è un’altra cosa…
(con aria di sfida) – Sì, e cos’è?
– Quello che ho con Cla’.
E Pa’.
(irritata) – E quello che io provo per te cosa sarebbe allora?
– Non lo so.
Ma se mi amassi non staresti qui a farmi questo…
– E quello che tu stai facendo a me?!
Lei si volta di scatto, e resta di spalle.
Si annoda la vestaglia.
Lui si avvicina per cercare di congedarsi in un modo un po’ meno traumatico
(sibilando) – Vattene Ramon, vattene prima che dica una parola di troppo.
Lui tenta ancora inconsciamente di farsi perdonare, le appoggia una mano sulla spalla.
Lei si scosta irrigidita, poi si volta di scatto
– Che sei venuto a fare se non volevi scoparmi?
– Ero preoccupato per te.
Puntando lo sguardo alle sue parti basse
– D’ora in avanti preoccupati di te, che è meglio.
Ramon resta disarmato davanti a quelle parole.
Si volta e si dirige all’entrata, prende la sacca ed esce.
Trenta secondi e Didy scoppia in un pianto dirotto.
Per strada
“No, cazzo no!”
Ramon non riesce a capacitarsi di quanto è successo, di essersi trovato a vivere l’incubo peggiore. La testa gli diventa un mulinello e tutto sembra di colpo piombare nel caos. Un effetto che neanche la peggior ubriacatura aveva mai sortito.
Cerca con molta difficoltà di mantenere il controllo alla guida. Sbaglia a girare e si ritrova in una serie di stradine dalle quali non riesce a venir fuori.
Si ferma, prende il cellulare e compone un numero.
– Pa’ ho bisogno di te! Vieni da me ti prego!
(ridendo) – Sbaglio o oggi sei in anticipo con la solfa?
– Sono a Roma, Pa’!
(incredula) – A Roma?
Temendo il peggio, lei si affretta
– Cla’?
– A Berlino.
Dal tono di lei capisce che è entrata in ansia.
– Tranquilla, Pa’, sta benissimo. Tra noi è tutto ok.
Il casino è stato qua, poi ti spiego…
(rimettendo in moto)
Mo’ sto andando a Via Galbani, mangio una cosa e mi faccio una doccia.
Ti aspetto là, vieni.
Prima di riporre il cell. digita e invia a Didy questo sms:
Perdonami
——-
Via Galbani
Quando Paoletta arriva, Ramon non le dà nemmeno il tempo di salutarlo, l’abbraccia e la tiene stretta, serrata a sé, poi prende a baciarla convulsamente spingendola verso il divano.
Abituata in parte a questi exploit lei non si sottrae e lascia che si sfoghi. Come sempre.
Quando appare essersi placato, lei lo incalza
– Mi spieghi ora che è successo?
Stesi uno accanto all’altro
– Credevo di non riuscirci più.
(stranita) – Mi prendi in giro o cosa?
Senza remore lui allora vuota il sacco.
Lei rimane turbata, pensando soprattutto a Didy.
Squilla il cell. di Ramon. È Cla’.
– Dove sei?
Cla’ – A casa.
– Sano e salvo?
(ridendo) – Sì. Tu?
– Un casino Cla’, non hai idea. Ma ora è ok, sto con Paoletta.
Domani torno da te.
(curioso) – Che le stai facendo?
– Quello che faresti tu, amore…
– …Trattarla come un fiore?
Sorridendo, finalmente rilassato
– Quasi…
– Mi raccomando… (pausa)
Passamela dai.
Ramon le porge il cell.
– Paolè, se non si porta bene picchialo…
(prontissima) – Agli ordini, Capitano.
– Bacio grande, dolcezza.
Pa’ – Baci a te, everywhere…
Chiuso con Cla’, un velo di tristezza coglie Ramon.
– Mi sento in colpa, Pa’.
Non volevo andasse così con Didy.
– Domani ci parlo io.
Ora non è il caso, deve sbollire da sola, lo sai…
Ramon prende la mano di Pa’, la bacia e se la passa addosso, desideroso di farsi coccolare.
Lei lo asseconda come un bambino, e a tratti lui sorride dolcemente, finché appare completamente sciolto e rilassato, il Ramon di sempre.
– Io lo capisco Cla’ che ha perso la testa per te (chiude gli occhi e accosta le labbra alla sua fronte)
Tu sei… non so come spiegare…
Sei di un altro mondo… lui lo dice sempre…
(ridendo) – Beh, non esageriamo!
Tenendola stretta, accanto a sé, accarezzandole una guancia
(serio) – È vero. Lo penso anch’io…
Lei continua a ridere e a baciargli delicatamente l’altra mano, stretta alla sua.
Per qualche secondo restano lì in silenzio.
– Sai che qualcuno crede che tu sia un ologramma?
– Mi prendi in giro?
(seria) – No.
(sorridendo) – E tu che dici… (Ramon si risistema su di lei armeggiando in basso con chiare intenzioni)
…sono un ologramma?
(sospirando) – Non direi…
(Dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
Giovanni Merenda (tecnica mista)
www.giovannimerenda.it
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