24 dicembre, tarda mattinata, in macchina
Cla’ – Dove sei, Paolè?
– In giro, per la spesa.
– Ti devo vedere.
– Facciamo oggi pomeriggio?
(secco) – NO. ADESSO. Dobbiamo chiarire una faccenda.
E non mi dire di no per favore.
– Okay okay…
Dove?
– Dove non ci può sentire nessuno.
(ridacchiando) – Vuoi uccidermi?
– Scema!
(pausa)
Fra mezz’ora allo studio.
——-
40 minuti più tardi, al Nomentano
(sulla soglia, Paoletta) – Non guardarmi così, non trovavo parcheggio…
Senza fiatare lui le prende una mano e la trascina con sé in fondo al corridoio, nella sala riunioni.
Arrivati al tavolo ovale la solleva di peso e la poggia sul tavolo.
Lei lo osserva scioccata, come si guarderebbe un alieno.
Cla’ (deciso) – Ora tu mi spieghi tutto.
Dalla A alla Z.
Il tono con cui si rivolge a lei ovviamente la indispone.
Lei resta a fissarlo ammutolita e con espressione truce.
– E non guardarmi così, sei tu che mi costringi…
Per tutta risposta lei resta con le labbra serrate.
È lui allora a perdere la pazienza.
(imperioso) – Allora?
(indignata) – Non ho nulla da dire.
Lui perde letteralmente il controllo.
Le serra le guance fra le mani, il volto vicinissimo a quello di lei, tanto da farle sentire il respiro affannato
(urlandole nei denti) – Cosa avete fatto me lo diciiiiii???
(urlando a sua volta) – Niente!!!
Io non ho fatto niente!!!
Lui la lascia andare e cerca di darsi un tono
– Ti ha chiesto di sposarlo!
(e le volta le spalle)
(fuori di sé) – E alloraaaaa???
(pausa)
(tremando, la voce rotta) – Pensi forse che..
(voltandosi, interdetto)
– No???
(pausa)
Gli hai detto… di… no?
– Cla’, io sono già sposata!!!
Lui prende a ridere nervosamente, pensando a quanto è cretino.
Si porta una mano alla fronte, poi nasconde il volto fra le mani, provando vergogna e rimorso per quell’assurda sceneggiata.
Si avvicina, le prende entrambe le mani, gliele bacia, poi si accascia sulla sedia davanti a lei nascondendo il volto nel suo grembo.
– Perdonami Pa’, non so che mi è preso…
Lei resta dapprima incerta, poi gli accarezza i capelli
– Come hai potuto pensare…
(sollevando lo sguardo)
– Mi sono sentito…
– Tradito?
– No, abbandonato…
Silenzio.
– C’ho pensato Pa’… io non posso… non ci riesco
– Cosa?
– A vivere… senza di te!
Di colpo si alza, la solleva e la mette in piedi.
Si inginocchia davanti a lei
– Vuoi sposarmi Pa’?
lei prende a ridere
– E Ramon?
– Vabbè… domani sposi anche lui…
Lei gli dà un buffetto sulla guancia
– Alzati scemo!
Lui si tira su, l’abbraccia da stritolo e la bacia, mentre le va ripetendo “non farmi più soffrire così”.
Sera del 24, mentre vanno dai genitori di Cla’, per l’occasione a Roma
– Chiamiamo Padre Ralph e la sposiamo, eh Cla’?
(ridendo) – Sì come no… con Tommy come paggetto pure…
Suonano da Laura.
– Oh Cla’, ma Paolè… ti ha detto proprio tutto?
– Che vuoi dire?
Mentre entrano, Ramon pensa “Non lo so… c’è qualcosa che non…”
——-
Ramon… Quando si dice uomo di mondo…
C’era qualcosa, e quel qualcosa frullava come un disco rotto nella testa di Tommy. Dal giorno del set, una giornata per lui indimenticabile.
Per lei pure…
Quel negozietto sulla via del ristorante, quell’anello antico con farfalla.
Era sicuro della sua misura…
Loro due soli nel locale aperto apposta dall’amico, con le luci soffuse, le candele, la musica. Proprio come in un film…Tommy non faceva che pensare a quando avevano ballato in sala, lui che l’aveva stretta come mai prima…
Un nodo nello stomaco. Non aveva neanche fumato per tutto il pranzo, non sopportava l’idea di allontanarsi, perdere anche un solo minuto di quell’incontro.
E poi, e poi…
Di nuovo a Roma, a casa sua, le foto, le risate da bambina. Quel suo profumo…
Già, quel profumo.
L’espressione di lei, estasiata.
– Ti piace? L’abbiamo preso con Cla’
Si era accostato a lei per farglielo sentire, sul collo, sul torace, scostando i lembi della vestaglia
– Lui dice che è intenso, può stordire…
Le aveva avvicinato il capo al punto che le sue labbra sfioravano il torace.
Voleva quel contatto, mai come allora su di giri.
L’aveva stretta a sé, cingendole le spalle, portandole le braccia intorno alla sua vita. Sfilando da una tasca gli auricolari morbidi ne aveva agganciato uno all’orecchio di lei, l’altro al proprio.
– Balliamo, vuoi?
Aveva in serbo per lei la musica che aveva messo su il suo amico, quel giorno al ristorante.
Una magia che sembrava rinnovarsi, un incantesimo a cui Tommy non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
La musica si era fermata ma ancora Tommy la stringeva forte a sé, come a cullare se stesso dentro un sogno. Non c’era verso di scioglierla da quell’abbraccio.
– Devo andare…
– Aspetta…
e dicendolo – quasi in un sussurro – l’aveva stretta ancora, e un desiderio irrefrenabile gli era cresciuto dentro.
– Devo darti una cosa.
Chiudi gli occhi…
Un attimo dopo lui le aveva preso la mano.
Un tocco leggerissimo.
L’espressione di lei vedendo al dito la farfalla d’ametisti, e più ancora lo stupore alle parole che l’accompagnavano
– Sposami Pa’!
Sera del 24
(al cell.) – Sono nel parcheggio, di sotto.
– Sto arrivando.
Appoggiato alla sua auto, giubbotto di pelle nera su jeans aderenti, quell’inconfondibile aria da modello, in lui così naturale.
La intravede da lontano, si toglie gli occhiali scuri, le apre la portiera posteriore, mentre lei avanza con passo elegante.
Davanti allo sportello lei resta incerta.
– Entra, ti prego.
Lei prende posto sul sedile posteriore, lui si sistema accanto. Fa scattare le serrature.
Lei lo guarda perplessa, intimorita.
Lui ha un’espressione insolita, un’aria stranamente docile e indifesa.
Le scosta di lato i capelli liscissimi e morbidi, resta a guardarla.
Lei sembra voler sottrarsi, dire qualcosa…
(lei pensa) Tommy io…
– Non dire niente ti prego…
Non ce la fa a resistere, socchiude gli occhi mentre accosta le sue labbra a quelle di lei. Ed è un turbinio di sensazioni morbide, voluttuose quelle che passano fra loro in quegli istanti.
Di colpo però le azioni sfuggono al controllo, lui diventa incalzante, visibilmente eccitato
(lei) – Fermati!
– No!!!
Non ti lascerò andare!
Una sorta di disperazione supplice attraversa il suo volto
– Non lo stiamo tradendo Pa’… noi tre ci apparteniamo!
Lei abbassa lo sguardo, sconvolta, incapace di formulare un pensiero compiuto.
Lui la precede
– Va bene anche Ramon, farei qualunque cosa pur di averti… di averVi…
Lei lo guarda, solleva la mano e lo accarezza.
Pur non parlando sembra voler dire “Non si può, lo capisci che non si può?!”
Fa per sfilarsi l’anello d’ametisti.
Lui glielo rimette al dito.
(Tommy) – Non vorrai che faccia una sciocchezza…
Casa di Piumetta, a cena
Poca voglia di mangiare quella sera, troppe emozioni in quelle ore.
E ancora quel profumo addosso, dannatamente intenso ed avvolgente.
(pensa) “Come faccio a dirglielo, dirgli che…”
– Mi passi l’acqua?
Le parole incrociano il vuoto.
Suo marito è costretto a chiedere di nuovo.
– Scusa?
– La bottiglia dietro di te, amore.
– L’acqua, sì.
– A che stai pensando?
(tagliando lentamente un pezzo di dolce)
– Niente.
– Sicuro?
È un attimo. Qualcosa attraversa di colpo la sua mente.
Lei sorride.
Col bicchiere colmo d’acqua fa per brindare con suo marito.
(pensa) “C’è la soluzione”
Servirà coraggio…
——-
Farina – Dire che cosa??? A chi poi?
Marò le donne so’ complicate!
Questa poi mi fa paura…
(dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
quadro di Giovanni Merenda
www.giovannimerenda.it
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