Ho colto le vostre richieste, cosicché questo terzo incontro sarà più lungo dei precedenti.
Vedremo come affrontare la pagina bianca, come acquisire un po’ di sana disciplina, come porsi un obiettivo ed infine, vi proporrò una piccola sfida letteraria che spero accetterete.
Buona lettura.
Come premesso, affrontiamo in questo terzo incontro l’incubo di tutti gli scrittori, sia quelli in erba, che quelli affermati. Sto parlando della mostruosa pagina bianca! Altresì conosciuta come “blocco dello scrittore”.
Immaginate, siete davanti alla vostra bella pagina bianca di Word, il cursore lampeggia e la mente naviga nel vuoto: black out o, se vogliamo, white out.
Molto spesso, quello che blocca, specialmente all’inizio, è il pensare di dover scrivere qualcosa di abbastanza lungo, di riempire centocinquanta pagine e rendere degno il vostro bel romanzo di essere letto. Non lo fate. Non pensate al vostro romanzo dall’inizio alla fine, piuttosto pensate ad iniziare da un punto qualsiasi. Volete raccontare la storia di un uomo che rimane da solo in mezzo all’oceano con la sua barca ormai in avaria? Non pensate a tutta la storia, ma iniziate. Dov’è l’uomo? È già partito? Diciamo di no, allora dov’è? È a casa sua. Abita da solo? Sì, ma ha un cane. Lo porterà con sé? No, lo lascerà ad un amico. Fermatevi, avete già molta carne a cuocere. Senza preoccuparvi di dove e perché la sua barca andrà in avaria, iniziate con l’uomo che dice al cane: «Argo, amico mio, tra qualche giorno partirò, tu non potrai venire con me, ma non ti abbandonerò, tornerò giusto tra un mese. Che dici? Ce la fai ad aspettarmi?» il cane scodinzola e sembra rispondere di sì. A chi lo porterà? Alla madre? Alla fidanzata? Ad un caro amico? In una pensione? Ed il cane come starà? Bene? Male? E perché? Possono andare via cinquanta pagine solo mettendo per iscritto le risposte a queste domande.
Procedete un passo alla volta. Se decidete di andare in Egitto, la prima cosa che farete, è un passo verso la porta del vostro appartamento, ma prima avete di sicuro fatto altre cose: preparato le valigie, parlato con qualcuno, telefonato all’agenzia di viaggi, navigato su Internet per cercare informazioni. Prima ancora di lasciare il vostro appartamento, ne avete di cose da raccontare!
Allo scopo, è il momento di prendere la macchina del tempo e cambiare il vostro passato.
Chiudete gli occhi ed andiamo indietro nel tempo: siete alle superiori, dovete fare l’esame di stato, premete l’acceleratore del tempo ed andiamo ancora più indietro. Vi tornano i brufoli, siete all’esame di terza media, siete in seconda media, siete in prima media. Va bene, fermiamoci qui, probabilmente è qui che avete ascoltato per la prima volta l’espressione “non andate fuori tema!” durante un compito d’italiano.
Scrivere un romanzo è proprio il contrario: si va spesso “fuori tema” e c’è anche un termine tecnico con cui viene chiamata la cosa: digressione (ne parleremo nei prossimi incontri).
Bene, siete ancora nel passato? Perfetto. Un attimo prima che la vostra professoressa dica: «Non andate fuori tema», voi fingete un attacco di mal di pancia e scappate fuori. Ora che il vostro passato è stato cambiato, possiamo tornare al presente, liberi dalle catene della paura di andare fuori tema.
Siete nuovamente davanti alla pagina bianca, ma con una consapevolezza nuova. Prima di mettervi a schiacciare tasti, vi do un nuovo strumento, un nuovo punto di vista. Questa è una mia visione che mi aiuta nei momenti in cui mi sento in colpa per non avere nulla da scrivere. Non ne abusate però!
Il romanzo, quello che si sta scrivendo, è come una casa di villeggiatura o una seconda casa. È un luogo dove ci vai quando ti pare, quando hai voglia. Hai le chiavi e ci ritorni tutte le volte che vuoi, per il tempo che ti pare e poi vai via. Così per il romanzo: ci scrivi quando vuoi, quando ti pare, quando ne hai voglia. Però vi avverto, questa visione è pericolosa perché potrebbe diventare una scusa per non scrivere più.
Zafon, attraverso il personaggio di Martin, dice a un’aspirante scrittrice: «Non imparare a cercare pretesti per non scrivere. È un privilegio dei professionisti e bisogna guadagnarselo» e voi di sicuro, come me, dovete guadagnarvelo.
Questo ci porta al prossimo concetto: scrivere tutti i giorni.
Non a caso molti giornalisti sono anche degli scrittori. Il motivo è che sono abituati a scrivere tutti i giorni. Scrivere deve diventare un esercizio giornaliero: i grandi atleti si allenano tutti i giorni, lo stesso fanno i grandi scrittori.
Anche voi dovete imparare a farlo. Non ponetevi grossi obiettivi, inutile imporsi di scrivere venti pagine; ponetevi invece obiettivi più alla vostra portata: due pagine al giorno. Due pagine sono 3400 battute di testo, quest’articolo è lungo, fino a qui, 2540 battute di testo, non mi sembra che 3400 battute siano poi un traguardo così difficile, no? Forse vi sembra troppo poco? Se pensate che sia una cosa banale, allora voglio darvi una buona notizia: se scriverete con questo ritmo per, diciamo, dieci mesi, avrete scritto un romanzo di circa 600 (seicento!) pagine. Un bel traguardo.
Ma come s’inizia a scrivere? Non è difficile e ci sono due modi: potete battere ripetutamente i tasti di una tastiera oppure fa scorrere la punta di una penna su un foglio di carta.
Alberto Moravia scriveva tutti i giorni, la mattina, per due ore. Così faceva anche Anthony Trollope, uno dei più prolifici scrittori inglesi di fine Ottocento. Egli scriveva due ore e mezzo tutte le mattine prima di andare al lavoro. Sempre, cascasse il mondo, lui era lì ed allo scadere delle due ore e mezzo, anche se era a metà frase, si fermava, chiudeva il quaderno e se ne andava al lavoro.
Ci sono però anche altri casi. Avete mai sentito parlare di un certo James Joyce? Vi racconto un aneddoto. Un giorno un amico lo andò a trovare, James era piegato sulle pagine del suo ultimo lavoro, sembrava stanco, affaticato.
«James, c’è qualcosa che non va? È il lavoro?»
«Sì…» rispose Joyce senza nemmeno alzare la testa.
«Quante parole hai scritto oggi?»
«Sette…»
«Sette? Ma James questo è ottimo per te!»
«Sì… suppongo di sì, ma non so in che ordine vanno!»
Come vedete, ci sono anche casi in cui mettere sette parole di fila diventa un grosso sforzo creativo e Joyce non è certo l’ultimo venuto.
Ecco, voi dovete collocarvi tra i due estremi e porvi un obiettivo molto plausibile anche di sole 2000 battute al giorno. Tanto per fare due conti, fin qui avete letto ben 3896 battute di testo. Missione compiuta, almeno per me!
Stephen King nel suo “On writing”, scrive: «Io ho uno schema preciso. La mattina appartiene al nuovo, il lavoro che ho attualmente in cantiere. Il pomeriggio è per il riposo e le lettere. La sera per la lettura, la famiglia, le partite dei Red Sox alla TV e quelle revisioni che non possono attendere. […] Quando comincio a lavorare ad un progetto, non mi fermo e non rallento se non è strettamente indispensabile. Se non scrivo tutti i giorni, nella mia mente i personaggi cominciano ad appassire, cominciano a somigliare a personaggi invece che a persone reali»
Lo stesso Stephen King, confessa di scrivere circa 10 pagine al giorno, per un totale di circa 2000 parole. Credete che sia molto? Per gli amanti delle statistiche, sappiate che fino a qui, avete letto 928 parole. Tuttavia 2000 parole al giorno, dopo tre mesi di lavoro, equivalgono a circa 170 mila parole, un bel romanzo in cui far scorrere al nostro lettore un bel po’ del suo tempo libero; sempre che la storia sia interessante.
Qualcuno di voi potrebbe protestare e affermare che obbligare con il rigore e la disciplina un processo creativo è una bestemmia. Gregory Bateson (grande linguista, antropologo e sociologo) diceva: «Il rigore da solo è la morte, ma la creatività da sola è la follia”. Il giusto connubio tra la disciplina e la creatività, porta di certo a buoni (e spesso grandi) risultati.
Stanchi di leggere? Va bene, vi propongo un riepilogo di quanto detto fino ad ora in questo terzo incontro.
- Non abbiate paura della pagina bianca, essa si affronta una parola dopo l’altra.
- Il vostro romanzo deve essere una cosa che approcciate con piacere, come una bella casa di villeggiatura in cui scegliete di andare quando vi pare e per il tempo che desiderate.
- Tuttavia non cercate scuse per non scrivere. I grandi scrittori c’insegnano che bisogna avere disciplina e scrivere tutti i giorni, anche solo poche righe.
- Ponetevi degli obiettivi alla vostra portata.
Riprendiamo il concetto con il quale abbiamo iniziato: non aver paura di andare fuori tema. Cosa vuol dire? Ogni grande romanzo si può sintetizzare in poche parole, ad esempio: un falegname si costruisce un burattino perché si sente molto solo, il burattino, per magia di una fata, diventa infine un bambino vero. Vi ricorda qualcosa? Sicuramente sì. Ancora: due giovani vedono la loro unione ostacolata da un uomo ricco e prepotente, che rapisce la giovane donna. Alla fine, grazie ad un’epidemia di peste, l’uomo prepotente muore ed i due giovani possono finalmente sposarsi (I promessi sposi). Oppure: in un convento, alcuni frati vengono uccisi. Indaga un altro frate accompagnato da un novizio apprendista (Il nome della rosa).
Si potrebbe andare avanti all’infinito, anzi, se vi va, vi esorto a scrivere delle “super sintesi” come questa dei grandi capolavori dell’ottocento e del novecento. Fatemi vedere cosa ne tirate fuori!
Prendiamo Pinocchio, e senza interrogarci sulle dinamiche che hanno spinto Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini) a scrivere questa favola, poniamoci noi la domanda: come potremmo scrivere questa storia? In fin dei conti potremmo comporre infinite storie che hanno come protagonista un falegname ed un burattino che, per un incantesimo, inizia a muoversi sul serio. La Fata Turchina potrebbe essere una strega e Pinocchio potrebbe diventare un mostro assassino che uccide il suo Geppetto e cerca di trasformare tutte le bambole in animati giocattoli assassini. Oppure il burattino potrebbe essere donna, il Campo dei Miracoli potrebbe davvero far crescere i soldi sull’albero e Pinocchio diventare ricchissimo e costruire una meravigliosa casa per il padre.
Vi propongo, se vi va, una prima esercitazione. Potete tenerla per voi o inviarmela per posta (massimo.petrucci@lettermagazine.it) oppure pubblicarla come commento. Deve essere lunga al massimo 1600 battute di testo (quindi esclusi punteggiatura e spazi) e deve raccontare, nello stile che preferite (favola, horror, fantasy, notizia data al telegiornale e altro) e nel tempo storico che volete (passato, presente, futuro) la storia di un falegname che, per un motivo che decidete voi, costruisce un burattino che poi, sempre per un motivo che sceglierete voi, inizia a muoversi davvero.
Spero che quest’iniziativa di “cover letteraria” possa interessarvi.
Chiudo qui questo terzo incontro, il prossimo inizierà raccontandovi delle stroncature di alcuni dei più grandi romanzi della storia della letteratura. Quindi, se qualcuno avrà colto la sfida, parleremo dei vostri racconti e coglieremo l’occasione per iniziare a parlare di intreccio, fabula, voce narrante, dialoghi e molto altro.
Grazie per avermi seguito fin qui. Alla prossima settimana.
- Giorgia chi? (primi tre giorni) - 12 Maggio 2014
- “Senza nome”, una bella lettura: consigliato! - 2 Aprile 2013
- Canapa di Raffaele Abbate - 18 Novembre 2012
Ciao Massimo! Grazie per i consigli preziosi!
Ho una domanda: tu dici giustamente di scrivere ogni giorno, ma io nella mia esperienza non ho da scrivere tutti i giorni. Mi spiego: prima di scrivere qualcosa ho bisogno di un intenso e dettagliato lavoro di progettazione, perciò quando finisco di scrivere non ho subito pronto altro da fare!
Il lavoro suddetto entra nel computo della quota giornaliera? E se no, qualche consiglio per essere sempre "sul pezzo", per avere sempre pronto qualcosa da scrivere?
Grazie!
Ciao Matteo, sono felice che mi segui.
Nel tuo commento scrivi: "quando finisco di scrivere non ho subito pronto altro da fare". A cosa ti riferisci? Quando finisci, cosa in realtà finisci? Il paragrafo? Il racconto? Il romanzo? E quando progetti, cosa progetti in realtà? Pianifichi tutto ciò che accadrà?
Prima di risponderti nello specifico, ti chiedo se hai già letto gli "Appunti n.8" a questo link:
http://185.148.116.211/~lettermaga/?p=3549
Perché in essi potresti trovare già la risposta alle tue domande. 🙂
In effetti non avevo letto la lezione otto, e qualche risposta me la dà all'ultima domanda: sì, il lavoro di sviluppo della storia è parte integrante della quota giornaliera!
Ciao Massimo.Le tue lezioni sono veramente interessanti e un valido aiuto per chi desidera approcciarsi alla scrittura.Scrivo spesso per il mio lavoro,ma, sicuramente non è lo stesso che scrivere un racconto.Ci tengo a dirti che,anche se non commento,ti leggo con interesse e faccio tesoro dei tuoi consigli.Un caro saluto.
Antonella.
Antonella,
questo tuo commento non può che farmi piacere. Ogni tanto avere un riscontro con il lettore fa sempre bene.
Qualche volta mi arrivano email in cui viene espresso parere positivo per il mio lavoro e la cosa mi rinvigorisce nella voglia di portare avanti il progetto.
Ti ringrazio!
c'è un'email alternativa a quella scritta nella terza lezione, perchè continua a dirmi il pc che non è un'email valida…Help!
Ciao Neromollika,
a quale email stai inviando?
Prova ad inviare a massimo.petrucci@185.148.116.211
Fammi sapere.
Ottima iniziativa, da seguire attentamente.
Grazie Massimo ci illumini la strada.
Pasquale, per chi mi hai preso? Per un lampione? 😉
Grazie a te!
Caro Pasquale,
il nostro Max è un faro!
Gamy