Intervistiamo Tarantino…

ignazio tarantino

Intervista a Ignazio Tarantino, autore del romanzo “Sto bene. È solo la fine del mondo”

 

 

“Sto bene. È solo la fine del mondo”, in questa frase c’è tutto il tuo libro. Per te cosa rappresenta?

Quello stare bene, riferito alla fine, è l’essere andato oltre, è la possibilità di superamento del limite, oltre il quale non c’è necessariamente il raggiungimento del benessere, è piuttosto una tregua per come la intendeva Primo Levi. Non per niente è la constatazione che fa Giuliano dopo una feroce lotta prima di tutto con se stesso, dissidio che si manifesta esternamente in quel mostro che è la Società, entità superiore che non lascia scampo se non si guarda dentro di sé. E il risultato non è la vittoria, non ci sono vincitori né vinti, c’è solo la vita.

 

Un libro autobiografico che racconta la tua vita,come è nata l’idea di scriverlo?

Definirlo autobiografico non è corretto. Non è la mera registrazione di episodi del mio passato. Se avessi voluto scrivere un’autobiografia non avrei scelto Giuliano come protagonista della storia. Si tratta piuttosto di un lavoro di trasferimento della vita dell’autore all’interno dell’opera. I fatti, le azioni, gli stessi personaggi assumono un significato diverso da quello che avrebbero avuto se fossero stati una semplice copia del reale. La vita è masticata e digerita e si è rimessa in circolazione.

L’idea di scrivere questa storia mi è venuta per la prima volta molti anni fa, precisamente poco dopo il crollo delle Twin Towers, quasi come necessità di non lasciarmi sopraffare dalla storia che stava dando in quel momento una sterzata verso qualcosa di nuovo e sconosciuto.

 

In questo romanzo si parla di morte e di rinascita, per te cosa rappresentano?

Per me sono la differenza tra il vivere come zombie o come esseri umani. Essere una sola cosa per tutta la (breve) vita non è il massimo delle aspirazioni, ma il morire e rinascere può anche avere delle conseguenze sociali (ecco di nuovo la Società), può destabilizzare, confondere chi ci sta intorno. Ma perché accontentarsi?

 

A chi devi dire grazie ?

Dipende dalla ragione per cui ringraziare. Di recente un mio amico mi ha detto che sono fortunato. Sarà, ma lo sono tanto quanto chiunque altro.

 

Il pubblico come sta rispondendo?

Ricevo quotidianamente messaggi di persone che mi ringraziano. E non soltanto di chi si identifica nella storia perché ha avuto un passato in una setta millenarista o ha avuto a che fare con forme di fanatismo religioso, ma anche di chi nel Moloch-Società vede il nemico contro cui combattere, facendo delle scelte libere da condizionamenti esterni.

 

 

Claudia Crocchianti

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