Una delle cose che più mi ha colpito negli ultimi anni è stata ascoltare al telegiornale la parola inciucio, termine palesemente di origine dialettale spesso usato dalle mie parti.
Inciucio, nel dialetto napoletano, sta per pettegolezzo, di solito maligno e comunemente fatto da una donna che, di conseguenza, è chiamata ‘nciucessa ovvero “inciucessa”.
Che a parlare di ‘nciuci e ‘nciucesse fosse mia zia o mia nonna, non mi ha mai meravigliato, ma che questo termine diventasse di uso comune nella lingua italiana – addirittura in Parlamento! – la cosa mi ha meravigliato non poco.
Per curiosità sono andato su Google News ed ho cercato il termine “inciucio” nelle notizie rilevanti dell’ultima settimana. Ecco cosa ho scoperto:
12/03/2011 – Spaccatura Lega-Pdl (Il Giorno) – Zini: «Nessun inciucio col Pd. […]»
11/03/2011 – Fini: no a riforme a colpi di maggioranza (La Politica Italiana) – «Non è cupidigia di accordi o inciucio, ma è responsabilità definire le regole […]»
11/03/2011 – Lettera al risparmiatore/ Dai Guzzanti ai Colaninno (Affari Italia) – L’inciucio è bipartisan
Seguono altri 53 articoli che contengono il termine in questione.
Le origini – Non vorrei sbagliarmi, ma era il 1995 quando il giornalista Mino Fuccillo, scrivendo per La Repubblica un articolo in cui intervistava Massimo D’Alema, introdusse per la prima volta in ambito nazionale la parola inciucio e tanto per inciuciare un po’ vi ricordo la faccenda: in quella situazione D’Alema fece in modo che la legge, che avrebbe costretto Mediaset a vendere una sua emittente televisiva (Rete 4), non andasse in porto. All’epoca Mediaset stava quotandosi in borsa e una cosa del genere avrebbe fatto crollare le sue azioni. Ciò che Berlusconi promise a D’Alema non ci è dato saperlo, ma sappiamo che Massimo D’Alema si difese dicendo che erano solo inciuci ovvero pettegolezzi privi di fondamento.
D’Alema usò correttamente il termine inciucio, ma successivamente fu snaturato da coloro che non ne conoscevano il vero significato, infatti tutt’ora l’espressione inciucio politico ha un valore diverso e distorto dall’originale.
Interessante è capirne l’etimologia che non è molto chiara. Si pensa che possa derivare da forme onomatopeiche come ciù-ciù-ciù o ciòciò, suoni che ricordano il mormorio di coloro che parlano a voce bassa, che bisbigliano. A Napoli usiamo il termine ciuciuliare per indicare il parlottio, ad esempio, se stiamo parlando, ma altri due disturbano bisbigliando, potremmo esclamare: «Insomma! Smettetela di ciuciuliare!»
L’inciucio in politica – Avviene un inciucio ogni qual volta un rappresentante di uno schieramento politico si accorda segretamente o no con un esponente antagonista. Chi non ricorda l’inciucio risalente al 2007 tra Veltroni e Berlusconi? Ma gli inciuci nella politica del Bel Paese sono cose che si perdono nella scia fumosa del tempo; tanto per ricordarne uno storico: l’inciucio tra Cavour (Centrodestra) e Urbano Rattazzi (Centrosinistra), all’epoca si parlò di connubio ovvero di matrimonio in senso ironico. Quindi inciucio in politica è sinonimo di “accordo poco chiaro”, ma anche d’intrallazzo, insomma i soliti “impasti” di cui la politica ci ha abituati da anni.
Tuttavia, è vero che inciucio non è un semplice sinonimo di pettegolezzo, spesso, e qui ritorno nell’etimologia napoletana, colui che inciucia non lo fa solo per riportare una chiacchiera maligna, costui ha spesso uno scopo, una trama, un fine nascosto e infido, ovvero vuole distorcere la realtà per averne un vantaggio, un personale tornaconto.
C’è da dire che il termine inciucio ha avuto grande successo, tanto che la Rizzoli è editrice del libro Inciucio di Marco Travaglio e Peter Gomez, non solo, ma lo troviamo anche in diversi vocabolari e dizionari della lingua italiana.
Concludo con una riflessione molto significativa, a farla è Angelo Panebianco: «A proposito di inciucio: non esiste forse un rapporto fra la decadenza politica di un Paese e la volgarità e la sciatteria del suo linguaggio politico?» e su questo quesito vi do appuntamento alla prossima volta.
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