Tranquilli, nessuno vuole eliminare l’oltretomba! Ma per rimanere nei problemi terreni della nostra lingua, ci poniamo il fondamentale dubbio: il sostantivo aldilà è corretto scriverlo tutta una parola o sarebbe meglio scrivere al di là?
Ci sono differenze tra la locuzione avverbiale al di là ed il sostantivo relativo al mondo di coloro che non sono più, aldilà appunto.
Se decidiamo di andare al di là del muro, e siamo dei puristi della lingua italiana, allora dovremmo ricordare che al di là ricalca il francese au delà de, quindi è praticamente un francesismo. In italiano la scelta migliore, tanto per essere pignoli, dovrebbe essere di là da, quindi andremo di là dal muro.
C’è una poesia di Leopardi che amo molto, è L’infinito; potrei recitarla a memoria. Il poeta, salito sul colle (il monte Tabor), si siede e guarda la famosa siepe immaginando che di là da quella ci siano interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete; poi si alzò e… decise di tornarsene a casa!
Ecco il verso originale:
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura.
Sono dell’idea, ma non solo io, che facendo riferimento all’oltretomba è bene unire in un’unica parola: aldilà, addirittura qualcuno usa la maiuscola ovvero Aldilà.
Aldilà non è l’unico sostantivo che nasce dall’unione di locuzioni; ecco qualche esempio: di sopra, di sotto, di dentro. Se scriviamo la stanza di sopra, lo scriveremo in modo separato, lo stesso per il letto di sotto, il piano di sopra, le voci di dentro. È tuttavia corretto scriverli in un’unica parola quando acquistano valore di sostantivo, quindi il disotto del letto, il didentro del cassetto, il disopra del divano.
Ecco un elenco di parole o espressioni che devono essere scritte sempre in modo separato (fonte: Accademia della Crusca):
- a fianco
- a posto
- a proposito
- al di là
- al di sopra, al disopra
- al di sotto, al disotto
- all’incirca
- d’accordo
- d’altronde
- in quanto
- l’altr’anno
- per cui
- poc’anzi
- quant’altro
- senz’altro
- tra l’altro
- tutt’altro
- tutt’e due
- tutt’oggi
- tutt’uno
Va bene direte, ma cosa c’entra tutto questo con quell’assurdo scancellare buttato lì nel titolo? Alzi la mano chi tra voi non sia stato rimproverato una volta detto qualcosa del tipo: «Maestra posso scancellare la lavagna?». Bene, il resto di questo articolo è per voi!
Sicuro, perché è arrivato il momento di fare giustizia, infatti scancellare è correttissimo! Quella “s” è solo un rafforzativo ed è comune incontrarla anche in altre parole che sicuramente ci suoneranno più familiari: battere/sbattere, ma anche vuotare/svuotare. Non suona strano dire «ho svuotato il frigo» al posto di «ho vuotato il frigo>>, allo stesso modo possiamo dire «scancella la lavagna»; e qui ci metterei un bel sorriso di soddisfazione!
Chissà cosa direbbe la vecchia professoressa d’italiano… A proposito, ma è corretto scrivere chissà? Oppure è meglio scrivere chi sa? Signori, questa è una diatriba che va avanti da secoli! Vi dico subito che i puristi preferiscono la forma staccata, ma quella unita è ormai accettata anche dagli accademici della lingua italiana. In fin dei conti si tratta quasi di un’interiezione: «Pioverà? Chissà!», d’altro canto è anche una interiezione ahimè che è formata da un grido e un pronome!
Chissà però non è l’unica parola unita, nell’italiano contemporaneo si scrivono unite anche allora, benché, eppure, ebbene, finora, invano, laggiù, perciò, talora, talvolta, tuttora, controvoglia, dapprima, dopotutto, manodopera e altre ancora. Ah, ci tengo a dire che c’è anche anzitutto come unica parola, ma attenzione a non scriverla in quest’orrendo modo: anzittutto!
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