IcH bIn EiN bErLiNeR

 «Una piccola grande Berlino quella filmata dal videoartista tedesco Pilpop che, dopo 20 anni di vita nella città, decide di omaggiarla con questo corto che sta facendo il giro della rete. Grazie alla tecnica del “tilt-shift”, ovvero un effetto di miniaturizzazione delle immagini realizzato attraverso una speciale ottica cara alla fotografia architettonica e a una fase di post produzione, Berlino diventa una sorta di modellino e i suoi abitanti delle graziose miniature.» [Repubblica Tv]

Pilpop, con il suo corto, può essere definito un poeta della videoarte. A mio parere questo corto, grazie alla tecnica “tilt-shift”, ma soprattutto per merito dell’estro e della sensibilità di quest’artista possiede un’aura nostalgica e poetica: i colori vividi, i contorni indistinti, il tempo che scorre veloce ma paradossalmente in modo tranquillo, la miniaturizzazione…


 

 

 

Tutto contribuisce a conferire uno stato d’irrealtà all’ambientazione del video, sì perché chi ha imparato ad amare Berlino ne ha fatto propria anche questa sua atmosfera a volte irreale. In effetti, chi ci va oggi ne rimane colpito (nel bene e nel male) in quanto è una città imprevedibile, viva, pulsante, in continuo cambiamento – pur mantenendo sempre un forte legame con il suo passato spesso doloroso.

“Ich bin ein Berliner” è una celebre frase che fu pronunciata dal presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy durante il discorso che tenne presso il Rathaus Schöneberg (Municipio di Schöneberg) il 26 giugno 1963 mentre era in visita ufficiale nell’area occidentale di Berlino. Kennedy disse:

«Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum [sono un cittadino romano]. Oggi, nel mondo libero, l’orgoglio più grande è dire ‘Ich bin ein Berliner. Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole ‘Ich bin ein Berliner! [Io sono un berlinese]»

All’epoca l’intento di Kennedy con questo discorso era di lanciare un affondo contro il governo sovietico che controllava Berlino est e in cui ai cittadini non era concesso di accedere liberamente a Berlino ovest. Questa stessa frase oggi potrebbe rappresentare bene l’aria che si respira a Berlin e in particolare la sensazione di libertà che trasmette la capitale tedesca ormai ricostituita.

La prima volta che ho visto Berlino ne sono rimasto deluso. Tutti i commenti che avevo sentito su questa metropoli fino a poco prima di partire erano tutti entusiastici. I primi giorni invece li ho passati lanciando critiche contro la città e a chi me l’aveva descritta come: ‘bellissima’. Mentre il mio compagno di viaggio (Anto) era già affascinato dal primo giorno, io non riuscivo a mandare giù una città che trovavo grigia e anonima. Certo c’erano degli edifici e alcuni monumenti interessanti ma nulla per cui definire Berlino una meraviglia. Per due giorni ho vissuto e visitato la città con una forte sensazione di scoraggiamento, non riuscivo a trovare nulla di così esaltante. Al terzo giorno però ho cominciato ad apprezzarla di più, in particolare dopo esserci persi fra i vicoli di alcuni quartieri ricchi di fascino come Kreuzberg, Friedrichshain, Prenzlauer Berg e aver visitato gli imponenti monumenti e musei di Mitte.

Kreuzberg è il quartiere turco, qui vi sono molte vie piene di splendidi edifici d’inizio ‘900 e attraenti localini nei quali fare una sosta per sorseggiare un caffè. Inoltre da queste parti si tiene settimanalmente un vivace e colorato mercato turco.

Fridrichshain è ormai stato consacrato come il nuovo quartiere alla moda di Berlino, dove è possibile incontrare i giovani berlinesi (e no) a bere o mangiare qualcosa, parlare, ridere, scherzare in uno dei tanti ristoranti, pub o caffetterie che pullulano tra le sue vie dall’atmosfera rilassata e frizzante. A Friedrichshain si stanno affermando anche molti atelier di moda e arte. Chi volesse un pezzo unico nel suo genere deve certamente venire qui!

Prenzlauer Berg è anch’esso un quartiere alla moda e per certi versi esclusivo – ma comunque frequentato da gente di ogni tipo, giovani e meno giovani – grazie ai suoi viali eleganti che a volte ricordano certi boulevard parigini.

Mitte (letteralmente centro) è il cuore della città ricca di edifici imponenti moderni e antichi con il magnifico Berliner Dom (Duomo di Berlino), la conosciutissima Brandenburger Tor (la Porta di Brandeburgo), la sbalorditiva cupola di vetro del Reichstag (parlamento tedesco); come non rimanere impressionati dalle 2.711 steli (di altezze variabili) in calcestruzzo grigio dell’Holocaust-Mahnmal (Memoriale della Shoah)?

Mitte inoltre potrete soddisfare la vostra sete di cultura, arte – moderna e antica -, archeologia, semplicemente passeggiando nell’eccezionale Museum Insel (Isola dei musei) patrimonio dell’umanità.

Ma Mitte è anche sede dell’incredibile Tacheles: un palazzo, ormai in decadenza, occupato da giovani artisti di ogni genere. La struttura che ospita questo straordinario luogo è essenzialmente un ‘rudere’. In genere il visitatore s’introduce con un certo timore nel suo fangoso cortile disseminato di precarie baracche; eppure dopo l’iniziale smarrimento, ben presto alla diffidenza si sostituisce lo stupore seguito da un’irresistibile curiosità. Difficile non restare affascinati dai lavori dei tanti artisti che esprimono la propria creatività con ogni tecnica artistica usando i materiali più svariati: dal legno al ferro elettrosaldato, dal vetro ai pezzi di recupero assemblati per realizzare qualche strana opera d’arte.

Quando entri nel Tacheles, hai la sensazione di accedere in una dimensione parallela, probabilmente il paradiso che ogni giovane artista vorrebbe trovare per esprimere liberamente il proprio estro. Perdersi poi all’interno del ventre di questo ‘mostro’ di mattoni è senz’altro un’esperienza da non lasciarsi sfuggire per scoprire che ogni superficie – muri, porte, finestre, soffitti, scale ecc – è interamente ricoperta da graffiti e murales originali e coloratissimi. All’interno ti lasci rapire definitivamente dal fascino decadente di quest’ambiente irreale fra laboratori di pittura, scultori, e tanti altri artigiani-creativi che, spesso con lavori sperimentali e unici, mettono in mostra le opere che scaturiscono dalla loro spiccata sensibilità artistica.

Proprio dopo aver visitato il Tacheles – e successivamente il suggestivo East Side Gallery lungo il fiume Sprea, cioè un tratto di muro che divideva le due Berlino lasciato in piedi e di cui ogni centimetro è stato ricoperto da veri e propri dipinti (e/o graffiti-murales) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo – sono riuscito finalmente a entrare nell’anima di questa città.

Berlino non è, in effetti, una città che può essere definita bella ‘esteticamente, come potrebbe esserlo Parigi, Roma o Praga, per questo di primo acchito, aspettandoti magari una tipica città tedesca impeccabile, armoniosa, resti spiazzato e quasi sdegnato da ciò che vedi: una metropoli non così perfetta, apparentemente non particolarmente pulita e piuttosto disarmonica. Ma impari ad apprezzarla pian piano un pezzo alla volta, scoprendo i suoi tanti quartieri tutti diversi e ognuno con una propria peculiarità, attrattiva artistica, architettonica e atmosfera a volte dolcemente malinconica.

Però Berlino non è solo fatta di arte, monumenti e del suo tragico passato di cui rimangono i segni indelebili, attraverso ad esempio lo straordinario Jüdischen Museums (Museo Ebraico), o per quelle strisce che spesso solcano la città, che come una cicatrice ancora aperta segnano il luogo in cui solamente ventuno anni fa passava il muro. Infatti poche città come Berlino possono vantare un’offerta così vasta di eventi, spettacoli di qualsiasi genere e per ogni tasca, locali e discoteche per tutti i gusti, che possono accontentare qualsivoglia tendenza e desiderio di trasgressione. Berlino è dunque anche spensieratezza, modernità, shopping…

Potsdamer Platz è un esempio di modernità e dell’ecletticità di diversi architetti di fama mondiale (tra i quali Renzo Piano) che vennero chiamati proprio per ricostruire una vasta zona che prima del 1989 era tagliata a metà dai muri che dividevano Berlino in due rendendola una terra di nessuno, vuota e desolata.

Il turista attratto dalla modernità e che desidera fare shopping di certo non rimarrà deluso da Potsdamer Platz. Inoltre è diventata anche un centro culturale: per gli amanti del grande schermo c’è l’imbarazzo della scelta tra tante sale divise in vari cinema; nella piazza è possibile vistare anche il Museum für Film und Fernsehen (il museo del cinema e della televisione) e sempre in questa zona si tiene ogni anno la Berlinale cioè il Festival del cinema di Berlino. Sicuramente l’edificio più impressionante di Postdamer Platz è comunque il Sony Center progettato da Helmut Jahn considerato uno dei migliori pezzi di arte moderna della capitale tedesca. Si tratta di un insieme di sette edifici al cui interno vi è una piazza ovale coperta da una spettacolare opera architettonica: un complesso tetto a ombrello che si poggia sugli edifici circostanti. Visto dall’esterno, dovrebbe rappresentare uno dei simboli del Giappone: il monte Fuji

Il prossimo filmato ci offre proprio un piccolo spaccato di alcune realtà di questa sorprendente metropoli europea in cui convivono insieme modernità, storia, frivolezza, arte e anticonformismo.

 

 

 

 

Certamente la qualità di questo video, pressoché amatoriale, è ovviamente lontana dalla poesia del cortometraggio realizzato dal videoartista tedesco Pilpop. Per non parlare poi dell’audio, a volte si fa una gran fatica a capire quel che dice la voce fuori campo che in realtà dovrebbe tradurre ciò che affermano i due globetrotter alemanni intervistati e protagonisti del breve filmato, il risultato è dunque un gran pasticcio di voci che si confondono tra di loro. Tuttavia la parte dell’intervista comprensibile ci offre un piccolo e interessante approfondimento su come si vive – ecologico – a Berlino, sull’ampio spazio concesso alla creatività che imperversa ovunque, mostrandoci nel contempo, attraverso le immagini in movimento, alcuni luoghi caratteristici e indimenticabili della città.

Sì tanto indimenticabili che dopo il primo viaggio a Berlino ne sono seguiti altri due, anche con la seria intenzione – purtroppo non ancora realizzabile – di trasferirsi là.

Io penso che Berlino possa soddisfare le esigenze di ogni persona: spazi artistici, monumenti, edifici avveniristici, shopping center, locali originali, cultura multietnica, tradizione, efficienza (tutta tedesca), ampi spazi verdi, servizi e tanto altro ancora.

Potrei parlarvi ancora a lungo di questa città, della nostalgica Alexander Platz, di Checkpoint Charlie, del Tiergarten (giardino zoologico), della Fernsehen Turm (torre della televisione), del Siegessäule (l’angelo della vittoria icona del noto film di Wim Wenders, nonché simbolo della comunità gay), delle efficienti piste ciclabili, dei semafori con il simpatico Ampelmann, dei vagoni gialli dell’U-bahn (metropolitana)… ma credo che dovrei scrivere ancora per ore. La cosa migliore dunque è andarci!

Tuttavia una cosa deve essere chiara prima di partire, Berlino la ami più per le sue tante anime, l’atmosfera vivace e rilassata allo stesso tempo, per la sensazione di libertà a volte spinta fino all’eccesso, ma pur sempre all’interno di un ambiente sociale solido dove non viene mai a mancare la sensazione di sicurezza, più che per il suo aspetto prettamente estetico.

Berlino è tutto questo e molto di più, io la definisco ‘la città che non ti aspetti’, mai scontata, dalle mille facce, una città sempre pronta a sorprenderti.

 

Per le foto di Berlino clicca qui


Si ringrazia per l’editing Alessandro Vigliani

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *