Que tal? Yo muy bien!
Ops… scusate mi son fatto prendere la mano, ma mi perdonerete dopo 15 giorni di Mexico… o chissà forse mi odierete!
In fondo dopo due settimane di paradiso tutto mi va bene.
A dire il vero la prima settimana non può essere definita paradisiaca, ma il luogo vistato non mancava certo di fascino: il Chiapas.
Si tratta di una regione un po’ remota, e probabilmente la meno ricca del Messico, in cui etnie diverse s’incontrano e si scontrano tra monti e fitte foreste, in una realtà fatta di forti contrasti e intrisa di cultura; case variopinte, villaggi fuori dal tempo abitati da piccole comunità orgogliose, schive e superstiziose. Certo anche qui non mancano, come in altri luoghi più turistici di questo meraviglioso paese, insistenti venditori di ogni cosa o dolci bambini indottrinati all’elemosina.
Ma pure le vivaci contraddizioni di quest’angolo di mondo fanno parte di quell’innegabile magia che ti conquista. Un luogo che puoi amare appassionatamente e trovare allo stesso tempo insopportabile.
Il sole ovunque fa da padrone sebbene a gennaio possa capitarti un norte: piogge insistenti, che oltre ad abbassare (non sempre) in modo consistente la temperatura possono renderti, ad esempio, piuttosto complesso l’accesso a un meraviglioso sito Maya immerso nella foresta come quello di Palenque.
Una contingenza che può essere contemporaneamente insopportabile e affascinante.
Avete mai provato la sensazione che si prova – zuppi dalla testa ai piedi nonostante ombrello e impermeabile – nel visitare le sorprendenti rovine di uno dei più grandi insediamenti Maya immerse in una lussureggiante vegetazione tropicale e avvolte da un’onirica nebbiolina? Un incubo e un sogno in una volta sola!
E come pensate ci si possa sentire in un bel paese coloniale ricco di colori, vita, profumi, storia… a oltre duemila e cinquecento metri? Storditi ma felici! Sì perché a quell’altezza l’ossigeno scarseggia e nonostante ciò vieni assalito dall’irrefrenabile smania di perderti fra i mille vicoli in cui scoprire case policrome, localini nascosti e tutti diversi, chiese e edifici riccamente decorati che risaltano alla luce di un sole abbagliante che si staglia nel blu intenso del cielo di San Cristóbal de las Casas.
Poi – dopo 17 ore di autobuses de lujo, cioè di lusso – vai finalmente a goderti un periodo di relax nella meravigliosa Riviera Maya. Una cabañas con il tetto di paglia, il letto con zanzariera, le palme, il vento, la sabbia bianca che riflette un sole abbacinante e il mare di un azzurro indescrivibile che pare sciogliersi nel cielo.
Qui i ritmi si fanno, se possibile, ancora più sonnolenti.
Nel caso in cui decidiate di venire in Messico, mettete decisamente da parte la fretta e lo stress tutto europeo, qui le persone se la prendono con molto comodo ovunque: mezzi pubblici e privati, ristoranti, bar, farmacie e in qualsiasi altro ambito in cui sia necessario l’intervento (manuale-intellettivo) di un discendente maya o tolteco che sia!
Certo chi come me proviene dall’efficiente Europa quest’atteggiamento eccessivamente indolente può risultare piuttosto snervante, ma s’impara presto che l’unica soluzione è adattarsi.
Dopo tutto le lunghissime spiagge di candido borotalco, il cielo e il mare in un continuum unico, la schiuma candida come panna delle onde che s’infrangono sul bagnasciuga, ti fanno scordare ogni stress e dire ‘Ecco sono in paradiso!’.
All’improvviso senti l’impellente desiderio di diventare parte di questa meraviglia. Vorresti essere vento per accarezzare il verde delle palme che ondeggiano soavemente, diventare sabbia per abbracciare tutta la playa, scioglierti al sole per diventare parte dell’azzurrità.
Ma nonostante questi luoghi possano sembrare così remoti e lontani da ogni modernità non è affatto così!
Infatti, quasi tutte le cabañas in riva al mare sono raggiunte dal segnale wi-fi (satellitare) per la connessione in rete!
Ogni cittadina messicana, anche quelle di piccole dimensioni, sono disseminate di internet point e casetas telefonicas, cioè negozietti dotati di alcune cabine telefoniche, più o meno confortevoli, in cui è possibile tra l’altro fare chiamate intercontinentali.
Per non parlare poi del ‘servizio televisivo’… le tivù sono immancabili ovunque: nei negozi, nei ristoranti, negli hotel e finanche negli autobus!
A San Cristóbal, dove di notte la temperatura può essere alquanto bassa, ti può capitare di finire in una posada che ti offre camere in cui di certo non manca la televisione, ma prive di riscaldamento! Che là ci si scaldi con il televisore?
Io mi sono sempre chiesto che se ne fa uno della TV quando va in vacanza? Non vorrà starsene in camera a guardare il suo programma preferito?? Forse può essere utile per tenersi un minimo informato attraverso i Tg (sempre che sia in una lingua comprensibile), ma in ogni caso io sono dell’idea che la vacanza sia un modo anche per staccare… a maggior ragione la spina della televisione!
Non posso negare di aver acceso il televisore anche in Messico durante alcuni brevi momenti ‘morti’, ma l’ho fatto per curiosità, per vedere se veniva proposto qualcosa di diverso all’estero rispetto all’italica TV. Se devo essere sincero, mi sono reso conto – per quel poco che ho potuto vedere – che la programmazione non è poi diversa da quella proposta dalla tanto criticata emittenza italiana.
Anche in Messico vengono proposti grossomodo gli stessi format che si vedono nel bel paese: sceneggiati vari, programmi basati su storie ‘vere’, molto trash, pianti e sorrisi, belle ragazze che ammiccano, il tutto all’interno di un’ambientazione scenica più ricca e sfavillante rispetto alla realtà vissuta dal cittadino medio; potrebbe sembrare quasi una promessa di vita migliore tutta da immaginare attraverso il piccolo schermo!
Insomma televisivamente parlando il Messico (come molti altri paesi europei e no) non è poi diverso dall’Italia… ma probabilmente solo in quello!
Il Mexico in definitiva è un paese da vedere, vivere, godere, assaporare… ecco forse dopo due settimane di tacos, burritos, nachos, pollo… uno stomaco italiano inizia a entrare in crisi di astinenza da pasta e pizza, ma poi quando torni a perderti con lo sguardo nell’azzurro del Caraibe riesci a superare facilmente anche questo piccolo disagio culinario!
Si ringrazia per l’editing Alessandro Vigliani.
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