Quella via a Bologna


di Domenico Letizia

 
Pier Paolo Pasolini

 

Le strade, le contrade, le piazze e le scalinate delle nostre città, piccole o grandi che siano, devono riflettere l’anima del territorio, il profumo intellettuale e sociale che la città ha emanato creando, non solo perché nate lì, individualità geniali e continuando a trasmettere, sia ai suoi abitanti sia a coloro che provengano da altri lidi, la stessa passione di quelle individualità. Una delle problematiche dell’urbanistica contemporanea è quella delle intitolazioni delle strade. La definisco “problematica” perché spesso effettuata senza riflessione e semplicemente ad appannaggio delle forme dominanti di pensiero, con qualche interesse, non del tutto innocente, della classe politica e del suo muoversi dogmaticamente. Ecco perché ritroviamo in Italia centinaia di strade a Togliatti e papi vari e nessuna (o quasi) a Camillo Berneri, Salvemini, Rosselli, e perché no al cantautore che ha unito tutti nella disperazione e nella gioia, nel tatto della sua musica che era ascoltabile più intensamente vivendo le strade della città, Fabrizio de André.

A Caserta invece, la città di Ernesto Rossi, a ricordare quest’ultimo solo una targhetta piccola e gracile vicino al comune. Domandano ai giovani liceali chi è Ernesto Rossi, ti rispondono sorridendo ma annuendo. Il problema urbanistico diventa culturale.

A Bologna comitati, l’associazione radicale della città e la cittadinanza si stanno battendo per una intitolazione, niente di meno che a Pier Paolo Pasolini. Pasolini fu sempre legato alla città di Bologna, ci nacque e sempre a Bologna intraprese i primi passi verso quella carriera che lo avrebbe fatto divenire uno dei poeti e registi più amati al mondo contemporaneo. Così si esprimeva su Bologna:  “Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli”.

Ritengo assurdo che a Bologna, per intitolare una strada a chi per meriti palesi spetterebbe inesorabilmente, ci si debba incasinare tanto. Per Pasolini è stata messa su, da tempo, una petizione, una fiaccolata, decine di riunioni, ma ancora nulla si è mosso o soltanto i primi passi, quando la strada – superati quegli stupidi ma attualmente inevitabili meccanismi burocratici che soffocano anche la cultura – dovrebbe essere già lì, e ogni cittadino passando potrebbe sorridere un po’.

Un senso di appartenenza a qualcosa di “grande” da leggere intorno ai propri quartieri. Se alle intitolazioni delle strade, rispettando laicamente ogni forma di pensiero, si accompagnasse ogni volta un po’ di riflessione e sano dibattito ricordando le figure da premiare sul piedistallo, tutto ciò non potrebbe che giovare a questa dannata cultura che già a partire dalle nostre strade sembra in via di estinzione. Ci ritroveremmo senza tante dannate lotte per una strada per Pasolini a Bologna e senza sorrisi deludenti sui volti degli studenti casertani. Vi sembra poco?    

 

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