di Francesco Cerminara
Antirazzista, collaboratore di Scotland Yard e scrittore di romanzi polizieschi. Stieg Larsson, consacratosi con la trilogia Millennium, sembra il personaggio di uno dei suoi stessi libri. Il biografo ufficiale Barry Forshaw pensa, infatti, che la vita di Larsson abbia influenzato la creazione di Mikael Blomkvist, il giornalista protagonista di Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta. Un idealista che affronta i potenti, rischia la vita e il patrimonio e per riscattarsi accetta per primo l’incarico del magnate Vagner – ritrovare la nipote scomparsa – in una Svezia ferita dagli estremismi. Un James Bond malinconico, attratto dalle donne e soprattutto da Lisbeth Salander, hacker brillante e sociopatica, la Pippi Calzelunghe dark che ha smarrito l’innocenza.
La creazione di questi personaggi borderline e una vita immersa fino all’ultimo nel thriller spiegano il successo dello scrittore, arrivato dopo il 9 novembre 2004, giorno della sua morte. Stieg Larsson era nella redazione del suo magazine Expo. L’ascensore era guasto e perciò doveva salire sette piani a piedi. All’improvviso, un infarto e l’impotenza dei colleghi che avevano cercato di salvarlo. Se ne era andato come Hakan Morander ne La regina dei castelli di carta. Niente tesi cospirazionista di avvelenamento – la vendetta dei nazi-fascisti sui quali aveva indagato – come sosteneva qualcuno. Larsson fumava molto e mangiava cibo spazzatura. Aveva perso l’occasione di godersi il successo, arrivato nel 2005 con la pubblicazione di Uomini che odiano le donne.
Consacrazione postuma, una costante per molti autori, grazie alla compagna Eva Gabrielsson. Lei aveva pubblicato i romanzi. Lui, nonostante i tanti anni di convivenza, aveva rifiutato di sposarla per evitare che i nemici la usassero come bersaglio. Da qui, la battaglia legale sull’eredità fra Gabrielsson e il fratello e il padre di Larsson. Spunta fuori un testamento a favore della signora, ma in mancanza di un testimone la legislazione svedese lo rigetta. Il nome Larsson è al centro del dibattito per motivi extraletterari, ma per poco. La critica si accorge che lo scrittore ha riattualizzato il genere poliziesco e influenzato autori nordici come Jo Nesbo e Camilla Läckberg. I libri di Larsson superano le 600 pagine e regalano personaggi disastrati e affascinanti al tempo stesso. Tutto raccontato con cura dei dettagli e lo stile coinvolgente di uno studioso che vuole condividere con i lettori quello che ha imparato, senza farli sentire idioti.
La Svezia, ammirata per il progresso tecnologico e culturale, ha dei peccati da farsi perdonare. Larsson, autore per l’Università bavarese di Bamberg di una ricerca sui crimini razzisti in Germania, butta fuori tutto. È rivelazione politica. L’autore ha mescolato la tensione della spy-story con il mondo della pirateria informatica, dello sfruttamento minorile e degli estremismi di destra. La violenza domina, il sesso può anche essere una distrazione e i giornalisti sono ancora capaci di denunciare. La letteratura nordica è così uscita dai confini. La trilogia Millennium ha ispirato il cinema domestico, facendo emergere il talento dell’attrice Noomi Rapace e il primo capitolo della saga ha convinto David Fincher, regista di Fight Club, a farne un film hollywoodiano con Daniel Craig, ex 007, nel ruolo di Blomkvist.
Quello che non uccide e L’uomo che inseguiva la sua ombra, quarto e quinto capitolo della saga Millennium, hanno la firma di David Lagercrantz. Gli appassionati si sono subito divisi nei giudizi. L’assenza del nome originario fa passare in secondo piano i contenuti.
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